Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7 - Edward Gibbon


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delle antiche versioni, e de' Manuscritti autentici116. Fu esso allegato per la prima volta da' Vescovi cattolici, che Unnerico invitò alla conferenza di Cartagine117. Una allegorica interpretazione in forma probabilmente di nota marginale, invase il testo delle Bibbie Latine, che si rinnuovarono, e corressero nell'oscuro periodo di dieci secoli118. Dopo l'invenzione della stampa119, gli editori del Testamento Greco cederono a' propri lor pregiudizi, o a quelli de' loro tempi120; e la pia frode, che fu con uguale zelo abbracciata a Roma ed a Ginevra, si è moltiplicata all'infinito in ogni paese ed in ogni lingua della moderna Europa.

      L'esempio della frode eccita facilmente il sospetto; e gli speciosi miracoli, co' quali i Cattolici Affricani hanno difeso la verità e la giustizia della lor causa, possono attribuirsi con più ragione alla lor propria industria, che alla visibil protezione del Cielo. Pure l'Istorico, che osserva questo religioso contrasto con occhio imparziale, può condiscendere a far menzione d'un fatto preternaturale, ch'edificherà il devoto, e sorprenderà l'incredulo. Tipasa121, colonia marittima della Mauritania distante sedici miglia all'Oriente da Cesarea, si era distinta in ogni tempo per l'ortodosso zelo de' suoi abitanti. Essi avean superato il furore de' Donatisti122, e sofferta, o elusa la tirannia degli Arriani. All'avvicinarsi ad essa d'un Vescovo eretico, la città fu abbandonata: i più degli abitanti, che poterono aver delle navi, passarono sulla costa di Spagna; e quegl'infelici, che restarono, ricusando ogni comunione coll'usurpatore, ardirono di tener tuttavia le pie loro, ma illegittime adunanze. La loro disubbidienza inasprì la crudeltà d'Unnerico. Fu spedito da Cartagine un Conte militare a Tipasa; ei convocò i Cattolici nel Foro, ed alla presenza di tutta la Provincia fece tagliar loro la destra mano e la lingua. Ma i Santi confessori continuarono a parlare senza lingua; e si attesta questo miracolo da Vittore, Vescovo Affricano, che pubblicò un'istoria della persecuzione dentro lo spazio di due anni dopo quel fatto123. «Se alcuno (dice Vittore) dubitasse della verità di questo, vada a Costantinopoli, ed ascolti la chiara e perfetta favella di Restituto suddiacono, uno di que' gloriosi martiri, che adesso sta nel palazzo dell'Imperator Zenone, ed è rispettato dalla devota Imperatrice». Ci fa maraviglia il trovare in Costantinopoli un freddo e dotto testimone superiore ad ogni eccezione, senza interesse, e senza passione. Enea di Gaza, Filosofo Platonico ha descritto accuratamente le proprie sue osservazioni su questi pazienti Affricani. «Gli vidi io medesimo (dice), gli udii parlare: diligentemente cercai per quali mezzi poteva formarsi una voce così articolata senza verun organo del discorso: adoprai gli occhi per esaminare ciò, che m'indicavan gli orecchi: aprii loro la bocca, e vidi, ch'era stata loro interamente strappata la lingua dalle radici, operazione, che i Medici generalmente risguardano come mortale124». Potrebbe confermarsi la testimonianza d'Enea di Gaza con la superflua autorità dell'Imperator Giustiniano in un Editto perpetuo; del Conte Marcellino nella sua Cronica de' tempi; e del Pontefice Gregorio I, che aveva riseduto in Costantinopoli come ministro del Pontefice Romano125. Tutti questi vissero dentro il corso d'un secolo; o tutti adducono la lor personal cognizione del fatto, o la pubblica notorietà della verità d'un miracolo, che si ripetè in varie occasioni, si espose nel più gran teatro del Mondo, e fu sottoposto per una serie di anni al tranquillo esame dei sensi. Questo dono soprannaturale de' Confessori Affricani, che parlavano senza lingua, otterrà l'assenso di quelli soltanto, che già credono, che il loro linguaggio fosse puro ed ortodosso. Ma l'ostinata mente d'un infedele si munisce d'un segreto incurabil sospetto; e l'Arriano o il Sociniano, che ha seriamente rigettato la dottrina della Trinità, non sarà scosso dalla più plausibile prova d'un miracolo Atanasiano.

      I Vandali e gli Ostrogoti perseverarono nella professione dell'Arrianismo fino alla total rovina de' Regni, ch'essi avevan fondato nell'Affrica ed in Italia; i Barbari della Gallia si sottomisero all'ortodosso impero de' Franchi; e la Spagna si restituì alla Chiesa Cattolica per la volontaria conversione de' Visigoti.

      Questa salutare rivoluzione126 fu accelerata dall'esempio d'un Regio martire, a cui la nostra più fredda ragione può dare il nome d'ingrato ribelle. Leovigildo, Gotico Monarca di Spagna, meritava il rispetto de' suoi nemici, e l'amor de' suoi sudditi: i Cattolici godevano una libera tolleranza, e gli Arriani ne' suoi sinodi tentavano, senza gran successo, di conciliare i loro scrupoli con abolire l'odioso rito d'un secondo Battesimo. Ermenegildo, suo figlio maggiore, ch'era stato investito dal Padre del diadema reale, e del bel Principato della Betica, contrasse un onorevole ed ortodosso matrimonio con una Principessa Merovingica, figlia di Sigeberto Re d'Austrasia, e della famosa Brunechilde. La bella Ingunde, che non aveva più di tredici anni, fu ricevuta, amata, e perseguitata nella corte Arriana di Toledo; e la sua religiosa costanza fu alternativamente assalita dagli allettamenti, e dalla violenza di Goisvinta, Regina de' Goti, che abusò del doppio diritto d'autorità materna, che aveva127. Goisvinta, irritata dalla sua resistenza, prese la Principessa cattolica pei capelli, la gettò crudelmente per terra, le diede tanti calci, che fu ricoperta di sangue, e finalmente ordinò che fosse spogliata, e gettata in una vasca, o conserva di pesci128. Poterono l'amore e l'onore muover Ermenegildo a risentirsi di questo ingiurioso trattamento fatto alla sua sposa; ed appoco appoco si persuase, che Ingunde soffrisse per causa della divina verità. Le tenere di lei querele, ed i forti argomenti di Leandro, Arcivescovo di Siviglia, compirono la conversione di esso, e fu iniziato l'erede della Monarchia Gotica nella Fede Nicena per mezzo de' solenni riti della Confermazione129. Il temerario giovine, infiammato dallo zelo, e forse dall'ambizione, fu tentato a violare i doveri di figlio, e di suddito; ed i Cattolici di Spagna, quantunque, non potessero dolersi della persecuzione, applaudirono alla sua pia ribellione contro un padre eretico. Si prolungò la guerra civile pei lunghi ed ostinati assedj di Merida, di Cordova e di Siviglia, che avevano fortemente abbracciato il partito d'Ermenegildo. Esso invitò i Barbari ortodossi, gli Svevi ed i Franchi, alla distruzione del suo nativo paese; implorò il pericoloso aiuto de' Romani, che possedevano l'Affrica, ed una parte della costa di Spagna; e l'Arcivescovo Leandro, suo santo Ambasciatore, trattò in persona efficacemente con la Corte Bizantina. Ma svanirono le speranze dei Cattolici per l'attiva diligenza d'un Re, che comandava le truppe, e maneggiava i tesori della Spagna; ed il colpevole Ermenegildo dopo i vani suoi tentativi di resistere o di fuggire, fu costretto ad arrendersi nelle mani d'un irritato padre. Leovigildo ebbe tuttavia presente quel sacro carattere; ed al ribelle, spogliato degli ornamenti reali, si lasciò professare in un decente esilio la religione cattolica. I replicati suoi ed infelici tradimenti al fine provocarono lo sdegno del Re Goto; e la sentenza di morte, che questo pronunziò con apparente ripugnanza fu segretamente eseguita nella torre di Siviglia. L'inflessibil costanza, con cui esso ricusò d'accettare la comunione Arriana per prezzo della sua salvezza, può scusare gli onori, che si son fatti alla memoria di S. Ermenegildo. La sua moglie, ed il suo piccolo figlio si ritennero in una ignominiosa schiavitù da' Romani: e questa domestica disgrazia macchiò le glorie di Leovigildo, ed amareggiò gli ultimi momenti della sua vita.

      Recaredo, suo figlio e successore, che fu il primo Re cattolico di Spagna, era stato imbevuto della fede del suo infelice fratello, ch'ei però sostenne con maggior prudenza e successo. In vece di ribellarsi contro il padre, aspettò pazientemente l'ora della sua morte. In vece di condannarne la memoria, piamente suppose, che il Monarca morendo avesse abiurato gli errori dell'Arrianismo, e raccomandato al figlio la conversione della nazione Gotica. Per ottenere questo fine salutare, convocò Recaredo un'assemblea del Clero o de' nobili Arriani, si dichiarò Cattolico, e gli esortò ad imitar l'esempio del loro Principe. Una laboriosa interpretazione di testi dubbiosi, o una curiosa serie di argomenti metafisici avrebb'eccitata una controversia senza fine; ed il Monarca prudentemente propose all'ignorante sua udienza due sostanziali e visibili prove, cioè la testimonianza della terra, e del cielo. La Terra s'era sottomessa al Sinodo Niceno: i Romani, i Barbari e gli abitanti della Spagna concordemente professavano la stessa


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<p>116</p>

Fra tutti i Manoscritti che esistono nel numero di ottanta ve ne sono alcuni che hanno almeno 1200 anni. (Wetstein lot. cit.). Le copie ortodosse del Vaticano, degli Editori Complutensiani, e di Roberto Stefano son divenute invisibili; ed i due Manoscritti di Dublino e di Berlino non meritano di fare un'eccezione. Vedi Emlyn Oper. Vol. II. pag. 227, 255, 269, 299 e le quattro ingegnose lettere del Sig. de Missy nel Tom. 8 e 9 del Giornale Britannico.

<p>117</p>

O piuttosto da' quattro Vescovi, che composero, e pubblicarono la professione di fede in nome de' loro confratelli. Essi dicono questo testo luce clarius (Victor. Vitens. De persecut. Vandal. L. III. c. II. p. 54). Poco dopo è citato da' Polemici Affricani, Vigilio e Fulgenzio.

<p>118</p>

Nell'XI, e XII secolo le Bibbie furon corrette da Lanfranco, Arcivescovo di Canterbury, e da Nicola, cardinale e bibliotecario della Chiesa Romana, secundum ortodoxam fidem (Wetstein Prolegom. p. 84, 85). Nonostanti queste correzioni, quel passo tuttavia manca in venticinque Manoscritti Latini (Wetstein loc. cit.), che sono i più antichi, ed i più belli: due qualità, che rare volte s'uniscono, eccetto ne' Manoscritti.

<p>119</p>

Quest'arte, che avevano inventato i Germani, fu applicata in Italia agli scrittori profani di Roma, e della Grecia. Si pubblicò verso il medesimo tempo l'originale Greco del Nuovo Testamento (an. 1514, 1516, 1520) per opera di Erasmo, e per la munificenza del Cardinal Ximenes. La Poliglotta Complutensiana costò al Cardinale 50000 ducati. (Vedi Mattaire Annal. Typog. Tom II. p. 2, 8, 125, 133 e Wetstein Prolegom. p. 126, 127).

<p>120</p>

Si sono stabiliti i tre testimoni nel nostro Testamento Greco per la prudenza d'Erasmo, per l'onesto bigottismo degli Editori Complutensiani, per l'inganno, o errore tipografico di Roberto Stefano in porvi un segno, e per la deliberata falsità, o strano timore di Teodoro Beza.

<p>121</p>

Plin. Hist. Nat. V. I. Itinerar. Wesseling, p. 15. Cellar. Geogr. antiq. Tom. II. Part. II. p. 127. Questa Tipasa (che non si dee confondere con un'altra nella Numidia) era una città di qualche considerazione, poichè Vespasiano la distinse col diritto del Lazio.

<p>122</p>

Ottato Milevitano, de schism. Donatist. L. II. p. 38.

<p>123</p>

Vittor. Vitens. V. 6. p. 76. Ruinart p. 483, 487.

<p>124</p>

Enea Gaz. in Theophrasto, in Biblioth. Patr. T. VIII. p. 664, 665. Egli era Cristiano, e compose questo dialogo, intitolato il Teofrasto, sull'Immortalità dell'anima, e la Risurrezione del corpo, oltre venticinque lettere, che tuttavia esistono. (Vedi Cave, Hist. Letter. p. 297, e Fabric., Bibl. Graec. Tom. I. p. 422).

<p>125</p>

Giustiniano, Cod. Lib. I. Tit. XXVII. Marcellin., in Chron. p. 45. in Thesaur. Tempor. Scaliger. Procopio, de Bell. Vandal. L. 1. c. 7. p. 196. Gregorio M., Dial. 3, 32. Nessuno di questi ha specificato il numero de' Confessori, che si determina a sessanta in un Menologio antico (ap. Ruinart p. 486). Due di loro perdettero la favella per causa di fornicazione, ma il miracolo si accresce per la singolare circostanza d'un fanciullo, che non aveva mai parlato prima che gli fosse tagliata la lingua.

<p>126</p>

Vedi i due Storici generali di Spagna, Mariana (Hist. de Reb. Hispan. Tom. I. L. V. c. 12, 15. p. 183, 194), e Ferreras (Traduzione Francese Tom. II. p. 206, 247). Mariana quasi si scorda d'essere un Gesuita par prender lo stile, e lo spirito d'un classico Romano. Ferreras, industrioso Compilatore, n'esamina i fatti, e ne rettifica la cronologia.

<p>127</p>

Goisvinta sposò successivamente due Re de' Visigoti, Atanagildo, a cui partorì Brunechilde madre d'Ingunde: e Leovigildo, i due figli del quale Ermenegildo e Recaredo, eran nati da un matrimonio precedente.

<p>128</p>

Iracundiae furore succensa adprehensam per comam capitis puellam in terram conlidit, et diu calcibus verberatam ac sanguine cruentatam jussit exspoliari, et piscinae immergi. Greg. Turon. L. V. c. 39. in Tom. II. pag. 255. Gregorio è uno de' migliori originali, che abbiamo, per questa porzione d'Istoria.

<p>129</p>

I Cattolici, che ammettevano il battesimo degli Eretici, ripetevano il rito, o come fu chiamato dopo, il sacramento della Confermazione, al quale attribuivano molte mistiche e maravigliose prerogative, sì visibili, che invisibili. Vedi Chardon, Hist. des Sacramens Tom. I. p. 405, 552.