I Puritani di Scozia, vol. 2. Вальтер Скотт

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I Puritani di Scozia, vol. 2 - Вальтер Скотт


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guardie lasciò immerso nella taciturnità e nella inquietezza.

      Le assicurazioni fattele da lord Evandale non aveano del tutto calmati i timori di Editta. Ella il conoscea bensì generoso e incapace di violare una data promessa, ma non le era meno ignoto com'ei sospettasse un rivale, ed un felice rivale, in Enrico. Non era forse un aspettarsi da lui tal prodigio, ch'era al di sopra della natura umana, il supporre ch'ei vegghierebbe incessante alla salvezza di Morton contra tutti i rischi cui lo commettevano e lo stato suo di cattività e le cattive impressioni surte a danno d'esso in Claverhouse? Ella si abbandonava quindi a molestissime agitazioni, che la faceano sin sorda ai motivi di conforto che Jenny Dennison andava suggerendo un dopo l'altro a guisa di perito generale, che invia successivamente, e non tutti insieme, i rinforzi ad uno squadrone avventuratosi col nemico.

      Ella presentava primieramente agli occhi della sua padrona una morale certezza che nulla di sinistro poteva accadere ad Enrico, »comunque, aggiugnea, non possiate ignorare, che andando anche alla peggio le cose, rimarrebbe lord Evandale, partito da non disdegnarsi.» Poi chi potea farsi mallevadore intorno l'esito d'una battaglia? Se dei Presbiteriani fosse stato il vantaggio, a questi sarebbono uniti e Morton e Cuddy, e trasferendosi tosto al castello ne avrebbon di viva forza sottratte la giovin padrona e l'ancella. »Perchè ho dimenticato dirvi, continuava piangendo Jenny, che anche il povero Cuddy trovasi in poter de' dragoni. Stamattina l'hanno condotto qui prigioniero; e mi son veduta alla necessità di dare buone parole ad Holliday per ottenerne la permissione di parlare all'amante, che di ciò per altro non mi ha mostrata quanto dovea gratitudine. Ma non ci pensiamo! (soggiunse indi cambiando improvvisamente di tuono, e rimettendo il fazzoletto in saccoccia.) Non ho bisogno di far rossi gli occhi piangendo. Se i dragoni avessero condotta via la metà de' giovani della contea, vi resta di che confortarsi nell'altra metà.»

      Nè più tranquilli, nè meno scontenti erano gli altri abitanti di questo castello. Lady Margherita stava sempre pensando al poco riguardo che nel negare la grazia di Morton il colonnello aveva usato al grado di una matrona interceditrice; poi le soccorrea alla mente che Claverhouse avea persino violati i diritti di lei baronali, col pretendere che i dominj di Tillietudlem divenissero teatro d'una militare esecuzione.

      »Claverhouse avrebbe dovuto ricordarsi, o mio fratello, ella diceva, che questa baronia ha sempre goduto il diritto di alta e media giustizia; e quand'anche il colpevole avesse dovuto essere giustiziato sulle mie terre (cosa a mio parere inurbana, perchè questo castello è abitato da sole donne, che non si dilettano di sì fatte tragedie…) Ma quand'anche ciò fosse stato indispensabile, dovea rimetterlo nelle mani del mio sindaco qual presidente per diritto alle esecuzioni che seguono in questi luoghi. Sono ben persuasa, che il re medesimo, quando venne qui a far col…»

      »Sorella mia, a parte la colezione del re! La legge marziale fa tacer tutte l'altre. – Però sono con voi nel dire che il colonnello non s'è mostrato cortese quanto conveniva per riguardo all'inchiesta vostra, e non son molto contento io medesimo che abbia ricusato ad un vecchio servitore del re, qual mi son io, una grazia, poi conceduta al giovane Evandale, per ciò solo, nè v'è a dubitarne, che questi è milord ed ha grande prevalenza nel Consiglio privato. Ma purchè sia salva la vita di questo povero sfortunato, poco mi cruccio del rimanente. – A proposito, sorella! oggi rimango con voi. Sono impaziente di notizie su questo affare di Loudon-Hill, benchè non sappia io darmi a credere, che un attruppamento di contadini possa far fronte ad un ragguardevole corpo di soldati, qual si è il reggimento da noi veduto stamane. – Oh! è stato un tempo, che non avrei potuto rimanermi pacificamente assiso su d'un seggiolone, sapendo che dieci miglia lontano da me si veniva alle mani. Ah vecchiaia! vecchiaia!»

      »Avrò il massimo contento, fratello mio, se resterete con me; solamente permettetemi … capisco bene che non è troppa cortesia il lasciarvi solo; ma voi vedete che la numerosa compagnia da me ricevuta, ore sono, entro il castello non può avervi portato molto ordine. Permettetemi adunque d'invigilare in persona al raggiustamento di tutte le cose.»

      »Servitevi. Odio, il sapete, le cerimonie, come un cavallo che inciampa. – Ma ov'è la mia nipotina?»

      »Nella sua stanza. Non si sente troppo bene in salute, e credo anzi siasi coricata. Appena si sveglia, le farò prendere alcune goccie di…»

      »Eh! che non è il mal delle goccie! la interruppe il maggiore. So io quel che le duole. Poverina! Non è accostumata a vedere un giovine di sua conoscenza condotto via per essere moschettato; poi un altro partir d'improvviso e coll'incertezza per noi di rivederlo. Ma se torna ad accendersi la guerra civile, converrà bene che si avvezzi a simili guai.»

      »Dio non voglia, fratello mio!»

      »Dio nol voglia, certo, sorella! avete ragione. – Ma si chiami Harrison. Farò una partita di tavola reale con lui.»

      Postisi i servi in traccia dell'intendente, venne Gudyil annunziando che egli era uscito a cavallo per sapere le notizie della battaglia.

      »Al diavolo la battaglia! sclamò il maggiore. Ha portato lo scompiglio in tutto il castello. Direbbesi che non se ne fossero mai vedute fra noi. – Per altro, Gudyil, ci ricordiamo della giornata di Kilsythe».

      »E dell'altra di Tippermur, signor maggiore. Allora io mi batteva a fianco del mio padrone.»

      »E dell'altra d'Alford, Gudyil, dove io comandava la cavalleria, e di quella d'Innerlochy, quando io era aiutante di campo del gran marchese.»

      Intavolato ch'ebbero l'argomento dei loro fatti campali, il maggiore e Gudyil poterono dar per lungo tempo divagamenti a quel nemico formidabile chiamato il tempo, con cui soprattutto sono in istato di perpetuo osteggiare i soldati veterani nel durar dei pochi giorni tranquilli che lor rimangono al compimento della vitale carriera.

      Ell'è un'osservazione fatta spesse volte che le vociferazioni degli avvenimenti importanti si diffondono con incredibile celerità, e che le relazioni autentiche sono per lo più precedute da notizie esatte nella sostanza, benchè confuse in quanto spetta alle particolarità delle cose, talchè direbbesi che gli augelli le avessero portate per le strade dell'aria. Harrison non erasi per anche allontanato quattro o cinque miglia da Tillietudlem, allorchè si trovò ad un villaggio ove divulgavasi da tutte le bande la vittoria riportata dai Puritani; quindi dopo avere ascoltate in fretta le circostanze che potè raccogliere, volse la briglia del cavallo e tornò di gran galoppo al castello.

      Sua prima cura fu di rintracciare il maggiore che stava tuttavia ne' parlari suoi con Gudyil. »Voi rammenterete che all'assedio di Dundee, ov'io…»

      »Voglia il cielo, sig. maggiore, sclamò Harrison, che non vediam domani quello di Tillietudlem!»

      »Che c'entra questo augurio? gridò sorpreso il maggiore, che diavolo v'intendete ora di dire?»

      »Sull'onor mio, sig. maggiore, la voce generale, e che par troppo vera, dà per battuto il colonnello Claverhouse; v'è persino chi lo asserisce ucciso: si aggiugne che il reggimento è in piena rotta, e che i ribelli s'inoltrano da questa banda mettendo a ferro ed a fuoco tutte le terre di chi non parteggia per essi.»

      »Non ne credo nulla, rispose alzandosi impetuosamente il maggiore. Nessuno potrà mai farmi entrare in capo che il reggimento guardie abbia dato addietro in faccia ai ribelli. – Però … ho torto parlando così. Di questi casi ne ho veduto accadere io medesimo. – Pique! Pique! – Su dunque, Pique! montate a cavallo e correte verso Loudon-Hill, e correte tanto finchè abbiate sicure notizie sulle cose accadute. – Ma figuriamoci anche la peggio, o Gudyil. Mi pare che questo castello sarebbe in istato di tenere addietro per lungo tempo i ribelli, semprechè avesse vettovaglie, munizioni e una guarnigione. Il sito ove giace è ragguardevole. Domina il tragitto dalla parte alta alla pianura del paese. – Ella è una fortuna ch'io mi trovi qui! – Harrison, fate prender le armi a quanti uomini son nel castello. Gudyil fate il conto delle vettovaglie che avete e di quelle che ci possiam procacciare. Che entri tosto nelle scuderie del castello tutto il bestiame della cascina. – Il pozzo non s'asciuga mai. Sulla vecchia torre abbiamo anche alcuni pezzi di cannone. Ci mancano munizioni.»

      »I soldati, soggiunse Harrison ne hanno lasciato stamane alcuni cassoni nelle stanze terrene della cascina, serbandosi a ritrarneli nel ritorno.»

      »Ottimamente! ripigliò a dire il maggiore.


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