I Puritani di Scozia, vol. 2. Вальтер Скотт

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I Puritani di Scozia, vol. 2 - Вальтер Скотт


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spaventoso; e come quella che aveva creduto il reggimento, alloggiato dianzi nel suo castello, sì poderoso da sperdere tutti i ribelli della Scozia, cominciò allora per prima cosa a scorgere l'impossibilità di resistere ad una forza che aveva trionfato del reggimento di Claverhouse.

      »Che disgrazia, fratello mio! che disgrazia! ella esclamò. A che gioverà tutto quanto noi potessimo opporre contro costoro! distruggeranno il mio castello da cima a fondo. Uccideranno Editta; chè quanto a me, lo sa Dio, la conservazione della mia vita è l'ultimo de' miei pensieri. Però non sarebbe miglior partito quello di cedere?»

      »Non vi spaventate, sorella mia, rispose il maggiore, la piazza è forte, il nemico mal pratico e mal'armato. La casa dei Bellenden non diverrà un covazzo di masnadieri e ribelli insin che viva il vecchio Miles Bellenden. Il mio braccio è più debole che nol fu altra volta, ma ne sian grazie a questi grigi capelli, ho qualche sperienza di guerra, e potrò… Ma ecco Pique, che ci porterà più sicure notizie! Ebbene! Pique, che cose avete sapute?»

      »Ebbene! rispose Pique colla massima calma, compiuta rotta.»

      »Chi avete veduto? gli chiese tosto il maggiore. Da chi riceveste una tale notizia?»

      »Da una mezza dozzina di dragoni, che fuggono verso Hamilton, e par facciano a gara chi più presto vi arriverà. Egli è in questo modo che guadagnan terreno. Guadagna poi chi la potrà la battaglia!»

      »Continuate sempre i vostri apparecchi Harrison. Gudyil, fate accoppare buoi a proporzione della quantità di sale che avete per salarli. Mandate alla città per ritrarne farine, e l'altre cose indispensabili. Non perdete un istante. – Sorella, il meglio per voi sarebbe ritirarvi con mia nipote a Charnwood, e acquistar tempo finchè i sentieri son liberi.»

      »No, caro fratello: poichè giudicate che il mio vecchio castello possa reggere contro i ribelli; non me ne dipartirò certamente. Per casi simili l'ho abbandonato due volte in mia gioventù, e ritornando non vi ho più trovato i migliori fra quelli che lo difendevano. Vi rimarrò pertanto, dovessi trovar qui il fine della mia avanzata carriera.»

      »Fate dunque come credete, e pensandoci di nuovo… chi sa non provvediate così meglio alla sicurezza vostra e di Editta? Questo scompiglio può divenire segnale di sommossa generale de' Puritani da Tillietudlem a Glascow. Allora forse vi presenterebbe più pericoli Charnwod, che non questa istessa dimora.»

      »Fratello mio (soggiunse lady Margherita con gravità) essendo voi il parente più prossimo del defunto mio sposo, vi do con questo (e in dir ciò gli rimetteva la venerabile canna guernita di pomo d'oro, già appartenuta al padre di lei, il conte di Torwood) l'investitura del comando del castello di Tillietudlem, del diritto di usare in esso e nelle sue pertinenze l'alta e media giustizia, di comandare a' miei vassalli, di punirli, siccome potrei farlo io medesima, e vo' sperare che difenderete in guisa convenevole una piazza, entro la quale sua maestà il re Carlo II si è degnato…»

      »Va bene, va bene, sorella mia! Ma in questo momento non abbiam tempo di parlare della colezione di sua maestà.»

      E lasciò tosto la sorella, correndo colla vivacità che s'addirebbe ad un giovine di venticinque anni per passare in rassegna la sua guernigione, e studiare su i modi di difendere la piazza.

      Il castello di Tillietudlem essendo situato sull'altura di una montagna, precipizi e discoscesi dirupi il rendevano inaccessibile da tre bande, e la sola d'onde vi si potesse avvicinare era circondata da grossissime muraglie, dopo le quali veniva un cortile chiuso esso pure da una cinta della stessa natura, e fiancheggiate inoltre da merlate torricelle. In mezzo al castello sorgeva una torre che signoreggiava tutti i dintorni, sul cui pianerottolo stavano pezzi di artiglieria, adoperati anche nell'ultime guerre civili.

      Le quali circostanze di sito rendeano affatto sicuro chi vi abitava da una sorpresa; ma non così dalla fame, o dall'impeto di un assalto.

      Il maggiore dopo avere dato il comando di caricare i cannoni, li fece collocar sì che dominassero la strada, d'onde innoltrare doveano i vincitori. Volle in oltre che si atterrassero diversi alberi, che avrebbero impacciato il giuoco delle sue artiglierie, e coi loro tronchi, e con altri materiali raccolti, vennero per suo comando istituiti più ordini di barricate a vari intervalli del viale che conduce al castello, oltre al far turare il portone del cortile, sì che una sola portella strettissima vi dava accesso.

      La cosa ch'ei dovea più temere era la meschinità del numero de' difensori. Perchè tutti gli sforzi di Harrison non erano giunti a raunare più di nove uomini, compresovi lui e Gudyil. Aggiugnendo il maggiore e il fedele suo Pique, tutta questa guarnigione sommava ad undici uomini, gente vecchia la maggiore parte. Si potea farla arrivare sino a dodici, ma lady Margherita non sapendo dimenticare l'affronto, cui fu avventurata dalla goffaggine di Gibby il giorno della rassegna, impedì che gli fossero somministrate armi, protestando che avrebbe amato meglio vedere in poter de' nemici il castello, che saperlo salvo per l'opera di un cotal difensore. Fu adunque con un presidio d'undici uomini, contando il comandante fra questi, che il maggiore Bellenden risolvè difendere sino agli estremi la piazza.

      Nè gli apparecchi di difesa andarono scevri da quello strepito che suole udirsi in simili circostanze. Le donne gridavano, i cani urlavano, gli uomini bestemmiavano, il cortile rintronava del fracasso fatto dai messi che andavano e tornavano ad ogni istante. Un carro di farina che veniva condotto dalla città, le mandrie grosse e picciole della cascina che s'introduceano nel castello, tutto ciò raddoppiava la confusione; onde la torre di Tillietudlem era divenuta la torre di Babele.

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      1

      Anche prima di Walter Scott tutti gli scrittori drammatici (e in certo modo ai drammatici appartengono i romanzieri) se sonosi attenuti alla verità nel mettere in azione i Puritani, loro han sempre attribuito questa specie di scritturale linguaggio; e il nostro Alfieri, allorchè introduce Lamorre a rimproverare Maria Stuarda rendutasi cattiva moglie, lo fa esclamare

      »Oh nuova

      »Figlia d'Acab! già l'urla orride sento,

      »Già di rabidi cani ecco ampie canne,

      »Cui tuoi visceri impuri esser den pasto.»

      N. del T.

      2

      Fra i tanti pregi drammatici e pittoreschi di Walter Scott, sommo è pur quello di non dimenticare mai in qualunque circostanza della lor vita i caratteri attribuiti ai suoi personaggi. Bothwell, che come diceva Claverhouse a pag. 170 del primo tomo stava sempre a cavallo de' suoi antenati, a cavallo d'essi spira l'ultimo fiato. – N. del T.

1

Anche prima di Walter Scott tutti gli scrittori drammatici (e in certo modo ai drammatici appartengono i romanzieri) se sonosi attenuti alla verità nel mettere in azione i Puritani, loro han sempre attribuito questa specie di scritturale linguaggio; e il nostro Alfieri, allorchè introduce Lamorre a rimproverare Maria Stuarda rendutasi cattiva moglie, lo fa esclamare

»Oh nuova

»Figlia d'Acab! già l'urla orride sento,

»Già di rabidi cani ecco ampie canne,

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