Danzando Verso La Felicità. Marisa Santi
Читать онлайн книгу.Adesso non resta che attendere l’ospite.
<<Hai ancora bisogno di me?>> chiedo a mia madre con la speranza di potermi defilare.
<<No tesoro, torna pure ai tuoi allenamenti. Grazie per avermi dato una mano.>> dice in tono tranquillo. Finalmente si è rilassata.
<<Di niente.>> Mi dileguo dandole un bacio sulla guancia.
Prima di scendere vado in camera per indossare una tutina nera. Passo velocemente in cucina per prendere dell’acqua e poi di corsa in palestra. “Da questo momento in poi niente distrazioni Isabel!” Accendo lo stereo e parto con il riscaldamento.
Heaven out of hell di Elisa riempie la stanza e finalmente io e il brano siamo una sola cosa. Non c’è niente di più emozionante che lasciarsi trasportare dalla musica. Mi fa sentire libera, felice e in grado di volare. Non smetterò mai di danzare è la cosa che più mi rende felice.
Mentre volteggio mi sento osservare, mi fermo e vedo riflesso allo specchio una sagoma, dietro di me appoggiata alla porta. Non posso credere ai miei occhi! Sono un cumulo di emozioni contrastanti. Quello sguardo mi intimidisce “com’è possibile?” Solitamente nessuno mi fa questo effetto. Sono come paralizzata, incapace di pronunciare una sola parola per lo stupore, per ironia della sorte quello splendido Dio greco che ho incrociato stamattina al semaforo è qui, nella mia palestra che mi guarda con uno splendido sorriso! Mi sto per sciogliere come neve al sole. Ha i capelli spettinati che gli danno un aria sexy da morire, indossa una maglia di cotone grigia a maniche lunghe, un jeans nero e tiene in mano una giacca di pelle nera. Potrebbe tranquillamente fare il modello, ha un fisico scolpito e asciutto, praticamente gli sto facendo la radiografia! Non so da quanto tempo sia lì a fissarmi, continuo a scrutare quella meraviglia davanti a me per non so quanto tempo, sembra siano passati attimi infiniti e mi sento al quanto imbarazzata. Per fortuna arrivano i miei genitori a salvarmi.
<<Isabel, ti presento Mattia, lui è il nuovo inquilino di cui ti ho parlato>> dice mia madre notando il disagio in cui mi trovo.
<<Piacere!>> dico quasi balbettando. Per fortuna posso fare finta che si tratti di affanno dovuto dall’attività fisica da cui sono stata interrotta.
<<Piacere mio Isabel… Da quello che ho visto devi essere una ballerina e, oserei dire, anche piuttosto brava!>> dice Mattia per smorzare la formalità delle presentazioni, ma senza mai togliere i suoi occhi dai miei.
<<Grazie. Danzo da quando ero molto piccola… non fossi brava mi preoccuperei un pochino.>> Rispondo con tono ironico e forse lievemente acido: per quanto mi renda felice del fatto che, inconsapevolmente, con quella frase mi avesse aiutata a superare l’iniziale gelo o paralisi in cui ero caduta. Non voglio che si accorga dell’effetto che ha su di me.
Ringrazio mentalmente i miei genitori che lo invitano a visitare il resto della casa approfittandone per riprendere le redini del mio autocontrollo e metabolizzare l'accaduto. Spengo lo stereo, mi asciugo il sudore dalla fronte e mi dirigo verso l’ingresso principale per poter raggiungere le scale e andare a fare una doccia. Non so se vorrei rinfrescarmi per la sudata in palestra oppure se mi serve una doccia fredda per riprendermi dalla vampata di calore che si è impossessata di me alla visione di quell’uomo stupendo.
Anche Mattia è nell’ingresso per recuperare i suoi bagagli.
<<Posso darti una mano?>> gli chiedo mettendo da parte la timidezza.
<<No, grazie>> risponde sorridendomi.
Quasi mi ri-sciolgo guardando il suo viso. Gli sorrido anch’io e salgo le scale facendo gli scalini due a due per evitare altri contatti con i suoi occhi. Cosa diavolo mi sta succedendo? Mi sento un’idiota. Nemmeno in età adolescenziale mi è capitata una cosa del genere.
Incontro mia madre vicino alla mia camera e le chiedo: <<come mai avete deciso di occupare anche la stanza degli ospiti? È la prima volta che succede. Solitamente quando siamo al completo questa camera non l’avete mai affittata...>>
<<Mattia, è il nipote di una mia cara vecchia amica quindi per noi una persona molto speciale, si trova qui a Torino per lavoro e, non avendo altre stanze disponibili, con papà abbiamo deciso di ospitarlo in questa.>>
Mentre parliamo lui ci raggiunge e mia madre lo aiuta a sistemarsi nella sua stanza.
<<Isabel, recupera degli asciugamani per Mattia per favore.>>
<<Si, vado subito.>> Prendo quello che mi è stato chiesto e mentre loro sono ancora in camera sento mia madre che sta parlando con Mattia.
<<Mi spiace che questa stanza non abbia il bagno come le altre. Purtroppo lo spazio non ha permesso di costruirne uno e così per evitare di rendere la stanza troppo piccola abbiamo deciso di non metterlo. Solitamente questa è la stanza che usiamo per gli amici che si fermano non più di qualche giorno. Potrai usare quello che c’è di fianco alla stanza di Isabel e dovrete condividerlo.>>
Non posso credere alle mie orecchie le sta permettendo di usare il mio bagno, invadendo così la mia privacy e la mia intimità. Santo cielo solo il pensiero di dover condividere qualcosa con lui mi fa venire l’ansia. Inizio ad odiare mia madre in questo momento, non riesco neppure a trattenere una smorfia di disappunto nei suoi confronti, fortunatamente notata solo da lei. Poi armandomi di un timido sorriso mi rivolgo a Mattia: <<Prometto di non metterci troppo. La mattina cercherò di alzarmi prima per non farti perdere tempo. Ora se potete scusarmi, andrei a farmi una doccia.>>
Entro in camera e mi corico qualche minuto sul letto, respirando a fondo per riuscire a concentrarmi sulle tante novità di questa giornata.
Una bella rinfrescata era davvero ciò che ci voleva, mi sono rilassata e adesso sono pronta per affrontare la serata e ho la consapevolezza di dover nuovamente incrociare la profondità e l’azzurro degli occhi di Mattia. Vado nel salone per ritrovarmi con gli altri che fortunatamente sono già lì a presentarsi con il nuovo arrivato.
Osservo le facce delle mie amiche e mi rendo conto che Dio-greco-Mattia non fa solo uno strano effetto a me. La sua bellezza è ammaliatrice. L’unica differenza è che loro riescono a comunicare con lui senza incespicare ed essere ridicole come ho fatto io!
<<Ben trovata Isabel, tua mamma è stata così gentile da farmi fare il giro della casa e mi ha presentato i ragazzi. Ho visto il terrazzo e volevo complimentarmi con te. Mi ha detto che sei tu a prendertene cura e, in particolar modo, delle rose.>>
Annuisco e lo ringrazio. Il cuore mi batte all’impazzata, perché continua a fissarmi… è davvero imbarazzante. Non posso fare a meno di arrossire.
Lo squillo del telefono mi porta alla realtà.
<<Isabel è per te!>> strilla mio padre dal corridoio.
<<Pronto, ciao Max…>> rispondo con nonchalance.
<<Ehi! È da un po’ che ti chiamo sul cellulare…>> mi rimprovera
<<Scusami, devo averlo lasciato sbadatamente in palestra.>>
<<Volevo ricordarti che stasera verrò a prenderti così andiamo a fare un giro da qualche parte.>>
<<Me lo ricordavo!>> mento.
<<Allora ci vediamo più tardi e, mi raccomando, non tardare come al solito!>>
Mentre parlo al telefono noto la presenza di Mattia che non esita ad ascoltare e vedo i suoi occhi diventare tristi all’improvviso. Distolgo lo sguardo da lui e mi concentro sulla conversazione. <<Ti aspetto questa sera per le ventuno; a dopo!>>
Ultimamente io e Max non ci frequentiamo spesso. Prima ci vedevamo ogni sera e ci sentivano telefonicamente almeno una decina di volte al giorno. Poco alla volta abbiamo capito che forse sarebbe stato meglio vedersi meno, l’attesa ha il suo fascino.
Conclusa la telefonata torno nel salone: <<Scusate