Salire In Alto. Guido Pagliarino

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Salire In Alto - Guido Pagliarino


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che ventose botte

      quando un Mulin si crede un don chisciotte!

      POESIA E CARITÀ

      Ecco ti lancio, mite, una saetta,

      o gran poeta avverso all'Evangelo:

      se poesia è la più alta vetta,

      la carità soltanto arriva al Cielo.

      LA DIAVOLERIA DEFINITIVA

      Il Signore creò l'uomo e le cose

      e Adamo a quelle dava chiaro il nome.

      Poi viene in scena il diavolo

      col discreto successo del pomo

      e subito s'affanna inappagabile

      alla nuova malia. Il tentatore

      scopre il gusto che abbiamo

      per le belle parole

      e ci soffia agli orecchi

      di dar nome alle idee

      e, tocco perfetto!

      eguali nomi a contrastanti ideali.4

      Ambienti romani notoriamente

      ben informati ci assicurano

      che il diavolo ancora adesso

      si sta felicitando con sé stesso.

      PARTENDO IN TRENO (RELATIVITÀ GALILEIANA)

      (a una sedicente Santa Verità)

      Quanto ha ragione

      certuna Santa Verità corrente

      per la quale è evidente

      che resta il treno e parte la stazione!

      Sandro Gros Pietro nella rivista “Vernice” n° 40 anno XV - 2009

       Non conosce pause 1'attività dello scrittore torinese Guido Pagliarino, che ha vinto il primo premio assoluto di poesia indetto dal Centro Studi Mario Pannunzio e dedicato alla memoria di Mario Soldati, con il libro Satire in alto. Poesie 1975-2005. Si tratta in realtà di poche poesie, appena trentatré, ma tali da aprire una panoramica molto ampia sulla personalità, la cultura, gli interessi dello scrittore. Come è doveroso da parte del lettore attendersi, le poesie - che coprono un arco trentennale di produzione - non possono essere marchiate da una sola cifra formale e contenutistica, ma giustamente rappresentano un ventaglio di soluzioni e prospettive differenti. Tuttavia, è possibile individuare un ubi consistam dello scrittore, che è caratterizzato dalla sua fede religiosa o meglio ancora dalla sua capacità di lettura del mondo (e in particolare del fenomeno miracoloso della vita) in termini metafisici, cioè eventi con una scaturigine misteriosa e incorruttibile collocata al di là del mondo fenomenico, in una dimensione astratta e definitiva, che è imperscrutabile - almeno per ora - dalla logica imperfetta e definita degli uomini, i quali rimangono dei Peter Pan, eterni fanciulloni che vivono dentro una fiaba, coltivano 1'utopia di un'isola che non c'è e sognano di volare con 1'uso della polverina magica. C'è, dunque, una dimensione orfica ed enigmatica nella poesia di Pagliarino, che si muove per voli pindarici la cui rotta non è facilmente riconducibile alle usate mappe della poesia accademica. Ma c'è anche la capacità di rifarsi puntigliosamente alla cronaca dei tempi suoi e di proporsi come attento lettore di fatti drammatici o addirittura tragici dei nostri giorni. Più in generate, però, in Pagliarino trionfa da un lato 1'ironia sarcastica e dissacratoria con cui mette a nudo i tanti palloni gonfiati che si pavoneggiano alla fiera delle vanità, ma d'altro canto trionfa in modo speciale e superiore una luminosa accettazione della vita e di tutti i suoi modi di manifestarsi, una pandemica contaminazione partigiana per i difetti e le speranze dell'uomo invade 1'anima del poeta e lo porta ad amare i nostri limiti di cecità, ma riverberati da una luce a noi superiore. E una poesia capace di elevare il gusto del lettore e di conciliarlo con una visione più serena e profonda della vita.

      S.G.P.

      Valeria De Mattei nella rivista “Talento1/ 2009”

       Non è semplice recensire la poesia. La poesia è la forma breve per eccellenza. È forma simbolica e concisa. È forma dove il significato è espresso nel modo più ricco di sfaccettature e al tempo stesso più parco di parole. La tecnica e 1'abilità del comporre poesie è un qualcosa di affascinante: lo stesso concetto può essere espresso in molti modi diversi e con tantissime parole diverse, ma il Poeta sa trovare, per così dire, la parola giusta per dirlo. Queste sono alcune delle riflessioni cui mi ha condotto la lettura delle poesie di questa bella e delicata raccolta di componimenti di Guido Pagliarino. “Salire in alto”, recita il titolo. Ed è appropriato per molti versi. I livelli di lettura e di significato sono molteplici e il concetto del salire può qui, a mio avviso, richiamare sia l'idea di una spinta verso una realtà spirituale superiore e altra, sia il concetto di una crescita e di un percorso interiori di consapevolezza, coscienza, maturazione. E le tappe di questo percorso sono di varia natura. L'essenza della ricerca è, per 1'autore, molto spesso radicata nel quotidiano. Si pensi, per esempio, ad un componimento quale “Li sai quei sogni”: è il terzo componimento della raccolta ed è, a mio avviso, uno dei più belli. In esso vi è, semplice ed immediato, il richiamo a quei sogni vividi e reali al punto da lasciarti al risveglio una nota di struggente nostalgia; quei sogni in cui si rivede presente una persona cara scomparsa. Ed è così forte il desiderio che quel sogno sia vero che il risveglio sarebbe doloroso se non fosse invece allietato dalla presenza, fisica e reale, degli affetti familiari. Bellissime e toccanti anche le liriche “Giochi” e “Alto mare”, nelle quali in pochi, semplici versi, si esprime quell'anelito di evasione, quel tendere a ciò che è fuori da noi, diverso da noi e più grande di noi che al tempo stesso ci affascina, ci attira ma anche ci mette duramente alla prova, al punto da aver bisogno di una qualche via di fuga, seppur momentanea. Il tema più strettamente religioso emerge, seppur in modo originalissimo, mai convenzionale, nella poesia “Sogno della partita di bocce”, dove il protagonista-poeta gioca con il Cristo la sua partita… e la vince. E questa vittoria illumina significativamente di un sorriso il volto del Cristo. L'ultima parte della raccolta è intitolata “Scherzi” e comprende sette componimenti davvero curiosi e divertenti. Sono delle piccole libertà che 1'autore si prende per scherzare - appunto - su quelli che sono temi che, a volte, ci affliggono più del dovuto. Sono forse anche un invito ad un po' più di leggerezza e di serenita nell'affrontare i problemi del vivere quotidiano. La presente raccolta ha vinto il 1°premio per poesia edita al concorso "Mario Soldati" 2008 indetto dal Centro Pannunzio di Torino.

      Valeria De Mattei

      Elio Andriuoli nella rivista “La nuova Tribuna Letteraria n. 96

      Con un andamento arioso e franco Guido Pagliarino ha scritto il suo nuovo libro di versi “Salire in alto”, che bene esprime la sua ansia di libertà e di ascesa, contrastata e faticosa, peraltro, in un mondo in cui 1'irrazionalità e 1'ingiustizia tendono a prevalere sulla ragione e sul diritto.

      Ecco allora emergere da questo libro versi limpidi e sereni, quali "Lungo Po nell'estate in mezzo a un prato / rotto che s'apre più lontano al colle / e il cuore vi disperde, / hai sentito la voglia di giacere/ nel bell'ampio del verde: / salire in alto alla collina, avere / nulla da dire..."; versi che costituiscono l’incipit della poesia eponima, a cui se ne contrappongono altri di ben diverse tenore di una successiva poesia: "Dov'è, mamma, dov'è il mio volto tondo / i miei riccioli belli, / il corpicino che cresceva forte? / Dove i giochi d'estate e il fratellino / che tenevo per mano? / e tu, dove set tu dal viso chiaro / dolcissimo ridente? / Ti sento qui e non vedo la tua grazia" (“Subito dopo una strage”).


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