Il Fiume Di Gennaio. Enrico Tasca

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Il Fiume Di Gennaio - Enrico Tasca


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sconosciuti, forse aiutati dalla capacità disinibente dell’alcol, si esplorarono a vicenda, si accarezzarono, si toccarono nelle zone più nascoste alla ricerca di un godimento quasi tragico. Si spalancarono le porte del castello magico dove tutto è permesso e tutto è possibile, senza inibizioni o timidezze di sorta. Cavalcarono insieme attraverso le praterie del desiderio fino all’estremo, finché la spossatezza non li fece crollare in un sonno liberatore, nel completo abbandono del corpo e della mente.

      Alle prime luci dell’alba, Davide si svegliò cercando inutilmente Caren al suo fianco. Sul comodino c'era un biglietto: “É stato bello, grazie. Non lo dimenticherò. Devo prendere un treno e non voglio svegliarti. Bye.” Non aveva lasciato un numero di telefono, probabilmente era sposata - pensò Davide – e temeva che lui avrebbe tentato in seguito di contattarla. Comunque aveva ragione, era stato veramente bello e l’idea che non l’avrebbe più rivista lo rattristò. Ma era talmente stanco, dopo la notte d'amore e le abbondanti libagioni, che si riaddormentò come un sasso.

       Sul voloTP0074 intanto la maggior parte dei passeggeri dormiva. A parte Estela che non aveva mai neppur cambiato posizione, anche Federico e Beatriz si erano finalmente appisolati. L’aereo aveva raggiunto la quota massima di 10.700 metri e una velocità di quasi 900 km/h. I venti contrari avevano rallentato il volo per alcuni tratti e il comandante aveva previsto che sarebbero riusciti a recuperare il ritardo solo parzialmente.

       L’annuncio della colazione svegliò tutti. Qualche passeggero corse in bagno, qualcuno si alzò per sgranchirsi le gambe, qualcun altro si affacciò al finestrino nella speranza di riuscire a vedere qualcosa, ma l’Airbus stava sorvolando l’oceano atlantico e il cielo era ancora scuro.

       Dei tre vicini di poltrona, Estela era indubbiamente quella più sveglia. Cominciò a parlare, un po’ in portoghese e un po’ in italiano. Prese di mira soprattutto Federico, le interessava anche dal punto di vista professionale, sperava magari di farsi fare un bel book fotografico, visto che il suo ormai era un po’ invecchiato. A mente fresca le era venuto in mente che effettivamente l’aveva conosciuto durante una campagna pubblicitaria per una ditta di abbigliamento, ma in quell’occasione tra modelli e modelle erano una ventina e Federico non avrebbe potuto ricordare tutti. Si chiese se avesse un sito e si ripromise di controllarlo appena avesse avuto accesso a Internet. A parte le sue indubbie capacità professionali era comunque un tipo simpatico e le sarebbe piaciuto conoscerlo meglio. Avevano parlato poco, lei era troppo stanca, ma ora avrebbero fatto sosta a Lisbona e ne avrebbe approfittato per fare un po’ di conversazione. Sul volo Lisbona Malpensa avrebbero avuto sicuramente altri posti e poi non si sarebbero più visti.

      Si decise quindi a chiedere al suo vicino se, una volta tornati a Milano, sarebbe stato disponibile a farle un book fotografico. La domanda colse Federico di sorpresa. In genere di queste cose si occupava la sua collaboratrice, Lorena, che curava anche il ritocco delle foto, oltre all’archivio. Lui teneva i contatti diretti con le Agenzie di pubblicità, che erano poi quelle che gli permettevano di campare più che dignitosamente.

      Â«Ne possiamo parlare a Lisbona» rispose «poi ti do il mio biglietto che ho lasciato nel trolley.»

      Â«Ci terrei proprio» continuò Estela senza immaginare che la sua esuberanza poteva magari non essere apprezzata da tutti «e magari potresti fare qualche foto anche a Beatriz.»

      La paulistana arrossì impercettibilmente. Se c’era una cosa che detestava era quella di esporsi, di farsi notare. Figuriamoci se si sarebbe fatta fare delle foto! Anche se per Federico cominciava a provare una certa simpatia che sperava fosse reciproca, non si vedeva proprio a posare sotto i riflettori. Si sarebbe vergognata troppo. Fece quindi finta di niente e evitò di intervenire.

      Anche Federico evitò di rispondere; intuendo l’imbarazzo della biondina cambiò discorso.

      Â«Appena arrivati a Lisbona faremmo bene a informarci se l’aeroporto di Malpensa è funzionante. Ho un amico che lavora lì. Posso provare a rintracciarlo appena siamo a terra.»

      Â«Finché non atterriamo non riusciamo a sapere niente, tanto vale metterci l'animo in pace» rispose Estela «io non ho problemi, posso anche fermarmi a Lisbona.»

      Beatriz continuava a tacere. Federico aveva capito la sua preoccupazione e cercava di consolarla.

      Â«Senti Beatriz» disse passando al tu «ci conosciamo appena, ma ti voglio aiutare comunque. Se Milano chiude per la neve c'è sempre Bergamo e se, come credo, fosse chiuso anche Bergamo, ci sono due possibilità, Genova o Nizza.

       In entrambi i casi posso affittare una macchina e arrivare a Milano in un'ora o due. Non ti preoccupare, troveremo una soluzione.»

      Beatriz avrebbe abbracciato Federico senza vergognarsi. L'idea che un estraneo, una persona conosciuta da poche ore, potesse occuparsi di lei, la faceva commuovere. Forse Federico le ricordava suo padre, ma no, il paragone non funzionava. Federico aveva un modo di fare molto giovanile e non doveva essere poi così vecchio. Difficile indovinarne l'età. Si riprometteva di chiederglielo prima o poi, appena entrata un po' più in confidenza.

      La colazione non fu all'altezza della cena, ma forse i tre passeggeri della fila 18 avevano altri pensieri per la testa. Dopo una mezz'ora circa una dolce voce femminile, che riusciva a far diventare aggraziato anche il portoghese parlato in Portogallo, annunciò che era iniziata la discesa verso l'aeroporto Portela di Lisbona. Pregava di allacciare le cinture, di non dimenticare alcun oggetto e di rivolgersi al personale della TAP per eventuali coincidenze.

      La parola "Portela" suscitò in Federico un mare di ricordi. Con Luma una volta avevano sfilato proprio nella Portela, una delle scuole di samba più famose di Rio. Si era divertito come un pazzo, anche se non avevano vinto. Sfilare nel sambodromo tra due ali di folla acclamante era stata un'esperienza indimenticabile. Cosa avrebbe dato per poter tornare indietro nel tempo, rivivere anche una sola giornata di quell'epoca felice! Un' ombra di tristezza offuscò per un attimo la sua mente. L'impatto dell'aereo con il terreno lo fece tornare nella realtà. Avevano finalmente raggiunto la prima e più lunga tappa del viaggio.

       Appena in aeroporto videro un cartello che invitava i passeggeri in transito per il nord Europa a ritirare i bagagli. Federico chiese ad un addetto dell'aeroporto se Malpensa era chiusa per la neve ed ebbe la conferma che tutti i voli erano cancellati. Un fronte freddo in arrivo dalla Siberia stava paralizzando mezza Europa. Era evidente che regnava una confusione generale ed era meglio cercare almeno di recuperare le valige, cosa che fecero in tempi brevi. Pensando alle lunghe attese di Malpensa, Federico si rese conto che anche il piccolo Portogallo, considerato uno dei fanalini di coda dell'Europa, almeno in questo riusciva a battere l'Italia. Una bella consolazione. Con i bagagli al seguito cercarono un banco della TAP per decidere cosa fare. Estela era combattuta tra restare ed approfittare della sosta forzata per andare a trovare la sua amica e visitare Lisbona oppure seguire gli altri due nella buona o nella cattiva sorte. Alla fine pensò che non poteva autoinvitarsi a casa dell'amica senza preavviso ed erano quasi le 7 ora locale, quindi troppo presto per telefonarle e poi in fondo non le importava di vedere Lisbona. Avrebbe avuto altre occasioni.

      Il tempo intanto passava e Beatriz stava evidentemente sulle spine: si era attaccata a Federico come una patella su uno scoglio. D'altra parte a cos'altro servivano gli uomini se non a darsi da fare in occasioni come questa?

      Federico aveva chiamato il suo amico a Malpensa. Non l'aveva trovato, ma un collega lo aveva informato che sia Malpensa e Linate che Orio al Serio, l'aeroporto di Bergamo, erano chiusi per una tempesta di neve mai vista a memoria d'uomo.

      Agli sportelli dell'aeroporto li avevano messi in lista d'attesa sui voli di altre compagnie sia per Genova che Nizza, ma avevano precisato che c'erano scarse possibilità, considerata la situazione di emergenza. Intanto il tempo passava, in Italia erano già le nove del mattino.

      Il suono di un sms in arrivo sul cellulare di Beatriz fu sentito da tutti come se fosse stato un allarme o una sirena dei pompieri. Il viso della biondina si illuminò in un sorriso che mostrava


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