Trovata . Морган Райс

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Trovata  - Морган Райс


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che gli si ritrovarono davanti. Si assicurò di urtarli e colpirli forte alle spalle, facendoli volare in ogni direzione. Saggiamente per loro, nessuno si fermò a sfidarlo, tranne che urlare un indignato: “Hei!”

      Sam continuò a camminare e presto si trovò in una piccola piazza. Lì, al centro, c'era un cerchio composto da circa una dozzina di uomini, allegri, che gli davano le spalle. Sam si fece strada per vedere quale fosse il motivo di tanta allegria.

      Nel bel mezzo del cerchio, c'erano due galli, che combattevano tra loro ed erano ricoperti di sangue. Sam osservò la scena, e vide che gli uomini scommettevano, scambiandosi delle antiche monete. Lotta tra galli. Lo sport più antico del mondo. Così tanti secoli erano passati, ma nulla era realmente cambiato.

      Sam ne aveva avuto abbastanza. Stava diventando ansioso, e sentiva il bisogno di scatenare un po' di caos. Si diresse al centro del ring, proprio verso i due uccelli. Appena lo fece, la folla esplose in un urlo d'indignazione.

      Sam li ignorò. Invece, si fece avanti, afferrando uno dei galli per la gola, lo sollevò in alto e lo fece roteare sulla sua testa. Ci fu un rumore secco e lo sentì afflosciarsi nella sua mano, con il collo spezzato.

      Sam sentì i suoi canini allungarsi, e li infilò nel corpo del gallo. Iniziò a succhiare il sangue, che uscì fuori, colandogli lungo la faccia e le guance. Finalmente, gettò via l'uccello, insoddisfatto. L'altro gallo scappò via, quanto più in fretta possibile.

      La folla stette a guardare Sam, chiaramente scioccata. Ma questi erano dei tipi bruschi e rozzi, non persone che fuggivano via facilmente. Accigliati, si prepararono a combattere.

      “Hai rovinato il nostro divertimento!” uno di loro scattò.

      “La pagherai!” un altro urlò.

      Diversi uomini robusti estrassero dei piccoli stiletti e puntarono verso Sam, dritti contro di lui.

      Sam a malapena trasalì. Osservò la scena, quasi come se accadesse al rallentatore. I suoi riflessi erano un milione di volte più rapidi e si fece semplicemente avanti, afferrò il polso di un uomo a mezz'aria, girandolo all'indietro con la stessa mossa e rompendogli un braccio. Poi, piegandosi all'indietro, gli diede un calcio al petto, facendolo volare e tornare nel cerchio.

      Quando un altro uomo si avvicinò, Sam gli si fece sotto, battendolo sul tempo e, prima che questo potesse reagire, affondò i canini nella sua gola. Sam bevve avidamente, con il sangue che scorreva ovunque, mentre l'uomo urlava per il dolore. Nell'arco di pochi istanti, lo privò della vita, e l'uomo scivolò a terra, esanime.

      Gli altri si immobilizzarono, terrorizzati. Finalmente, dovevano aver realizzato che erano in presenza di un mostro.

      Sam fece un passo verso di loro, e tutti si voltarono e scapparono via. Sparirono rapidamente, e, in un solo istante, Sam fu l'unico rimasto nella piazza.

      Li aveva battuti tutti. Ma, per Sam, non era abbastanza. Non c'era fine alla morte, al sangue e alla distruzione che lui bramava. Voleva uccidere ogni singolo uomo in quella città. Ma anche quello non gli sarebbe bastato. La sua mancanza di soddisfazione lo frustrava all'infinito.

      Tirò indietro la testa, guardò il cielo e ruggì. Era l'urlo di un animale finalmente liberato. Il suo grido di angoscia si elevò nell'aria, riecheggiando sulle pareti in pietra di Gerusalemme, più forte delle campane, più forte delle urla di una preghiera. Per un unico breve istante, scosse le pareti, dominando l'intera città – e da un capo all'altro, gli abitanti si fermarono, ascoltarono e appresero a temere.

      In quel momento, seppero che un mostro era in mezzo a loro.

      CAPITOLO QUATTRO

      Caitlin e Caleb percorsero il ripido fianco della montagna, diretti al villaggio di Nazareth. Inizialmente camminarono sulla roccia nuda, scivolando piuttosto che camminando e sollevando polvere. Man mano, il terreno cominciò a cambiare, la roccia fu sostituita da mucchi di erbacce, palme occasionali, poi vera erba. Alla fine, si ritrovarono in un uliveto, mentre si facevano sempre più vicini alla città.

      Caitlin guardò attentamente i rami e vide migliaia di piccole olive, che splendevano al sole, e si meravigliò di quanto fossero belle. Più si avvicinavano alla città, tanto più rigogliosi erano gli alberi. Caitlin guardò in basso, ammirando, con una prospettiva a vista d'uccello, la valle e la città.

      Un piccolo paesino insediato al centro di un'enorme vallata, Nazareth poteva a malapena essere definita una città. Lì sembravano esserci poche centinaia di abitanti, solo poche dozzine di piccoli edifici, tutti su un solo piano e fatti di pietra. Molte di esse apparivano costruite in calcare bianco, e, già da lontano, Caitlin poteva vedere gli abitanti martellare enormi blocchi di calcare nelle zone intorno alla città. Riusciva a sentire il leggero picchettio dei loro martelli riecheggiare, e notava anche la leggera polvere di calcare spandersi nell'aria.

      Nazareth era circondata da una cinta muraria irregolare in pietra, alta forse tre metri, che appariva antica persino in quel momento storico. Al centro, si ergeva un'enorme porta ad arco. Nessuno vi era di guardia e Caitlin sospettava che non avessero alcuna ragione per farlo; dopotutto, quella era una piccola città nel bel mezzo del nulla.

      Caitlin si ritrovò a chiedersi perché si fossero svegliati in quell'epoca e in quel luogo. Perché Nazareth? Lei ripensò e provò a ricordare che cosa sapeva di Nazareth. Ricordava vagamente che una volta aveva studiato qualcosa su questa città, ma proprio non riusciva a rammentare. E perché il primo secolo? Era davvero un grande salto indietro rispetto alla Scozia medievale, e si ritrovò a sentire la mancanza dell'Europa. Quel nuovo paesaggio, con le sue palme e il caldo del deserto le appariva così estraneo. Più di ogni altra cosa, Caitlin si chiedeva se Scarlet si trovasse al di là di quelle mura. Lo sperava – lei pregò – che lo fosse. Aveva bisogno di trovarla. Non poteva riposarsi fino a quando ciò non fosse successo.

      Caitlin s'incamminò verso la porta della città con Caleb e vi entrò trepidante. Sentiva il suo cuore battere forte al pensiero di trovare Scarlet – e di scoprire perché fossero stati spediti in quel luogo, tanto per cominciare. Suo padre poteva essere lì dentro, in attesa?

      Appena entrarono in città, lei fu colpita dalla sua vivacità. Le strade erano affollate da bambini che correvano, gridavano e giocavano. C'erano cani randagi che correvano liberamente, così come galline. Pecore e buoi camminavano per le strade, e fuori da ogni abitazione c'era un asino o un cammello legato ad un palo. Gli abitanti vagavano qua e là, con indosso tuniche primitive e vesti, trasportando ceste di cibo sulle loro spalle. A Caitlin sembrava di essere entrata in una macchina del tempo.

      Mentre avanzavano in quelle strade strette, passando dinnanzi a piccole case ed a donne anziane che lavavano I panni a mano, le persone si fermavano a guardare. Caitlin comprese che sembravano proprio fuori luogo camminando per quelle strade. Abbassò lo sguardo e notò i suoi abiti moderni – il suo completo di battaglia aderente in pelle— e si chiese che cosa avrebbero pensato di lei quelle persone. Dovevano vederla come un'aliena, piombata lì dritta dal cielo. Non poteva biasimarle.

      Di fronte ad ogni casa c'era qualcuno che cucinava, vendeva qualcosa o lavorava al proprio manufatto. Passarono dinnanzi a diverse famiglie di falegnami: un uomo era seduto fuori dalla sua casa, segando, martellando per fabbricare svariati oggetti, dai telai dei letti, alle cassettiere o agli assi per aratri. Davanti ad un'altra casa, c'era un uomo che costruiva un'enorme croce, spessa decine di centimetri e lunga tre metri. Caitlin comprese che su quella croce qualcuno doveva essere crocifisso. Rabbrividì e distolse lo sguardo.

      Quando svoltarono in un'altra strada, videro che l'intero isolato pullulava di fabbri. Ovunque erano presenti incudini e martelli, e il tintinnio del metallo risuonava in tutta la strada, ogni fabbro sembrava riecheggiare il lavoro degli altri. C'erano anche fornaci di argilla, nelle quali gigantesche fiamme riscaldavano lastre di metallo, facendole diventare color rosso fuoco; qui si stavano forgiando ferri di cavallo, spade, e ogni sorta di altro arnese metallico. Caitlin notò i volti dei bambini, neri e sporchi di fuliggine, che, seduti al lato dei loro padri, li guardavano lavorare. Era meravigliata che lavorassero già a quell'età.

      Caitlin cercò ovunque un segno di Scarlet e di suo padre, o un qualsiasi indizio del perché fossero lì ma senza successo.

      Si ritrovarono


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