Prima Che Afferri La Preda . Блейк Пирс

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Prima Che Afferri La Preda  - Блейк Пирс


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piuttosto solido. Ne confrontò colore e consistenza con quelli del frammento che Burke le aveva mostrato. Nonostante il bagliore del cellulare, capì che erano uguali.

      Ma se è saltata, come diavolo le è finito nei capelli?

      Era abbastanza sicura che la foto del palmo di Malory rispondesse a quella domanda.

      Se l'impronta di uno di quei bulloni era sul suo palmo, non è affatto saltata. È rimasta appesa al ponte... forse cercando di salvarsi. E il frammento di legno tra i suoi capelli... se fosse rimasta appesa proprio in questo punto, non è troppo difficile credere che questo vecchio legno possa essersi sfaldato facendole finire un pezzetto in testa mentre cercava di riguadagnare la presa.

      Passò il pollice sui cinque bulloni della traversa davanti a lei, uno per uno. Arrivata al penultimo, avvertì sotto le dita delle asperità sul rivestimento del bullone. Era certamente abbastanza ruvido da causare quelle abrasioni sottili sulla mano di Malory.

      Con il cuore in gola, Mackenzie guardò giù dalla ringhiera. Le rocce che avevano ucciso Malory Thomas e Kenny Skinner erano lì, in attesa. Anche da quell’altezza, poteva vedere la pietra scolorita dove era stato lavato via il sangue meno di dodici ore prima.

      Sono in piedi nel punto in cui si trovavano le vittime, pensò Mackenzie. Si trovavano proprio qui pochi istanti prima di morire.

      Poi tornò a guardare le foto e si corresse: Erano in piedi proprio qui pochi istanti prima che fossero ammazzati.

      CAPITOLO NOVE

      Il cellulare di Mackenzie rimase senza ricezione anche quando fece ritorno sulla strada sterrata, quindi non fu in grado di chiamare McGrath per aggiornarlo per altri dieci minuti. Quando infine prese la linea, la segretaria le riferì che il capo era fuori dall'ufficio e non rispondeva al cellulare. Decise di non lasciare nessun messaggio, optando invece per chiamare lo sceriffo Tate.

      Tate non rispose, ma quando si attaccò la segreteria telefonica, Mackenzie si ricordò che aveva problemi con il cellulare. Riattaccò, frustrata, ma ancora prima che avesse il tempo di arrabbiarsi, Tate la richiamò immediatamente.

      "Gliel’ho detto”, esordì. “Questo dannato telefono. Ad ogni modo, cosa posso fare per lei, agente White?”

      "Quanto le ci vuole per incontrarmi alla contrale con alcuni dei suoi migliori uomini?"

      "Sono già alla centrale in questo momento. E se riguarda Kenny Skinner, l'unica altra persona a conoscenza dei fatti è il mio vice, come le ho detto ieri sera. Posso farlo venire qui entro una ventina di minuti. Perché? Che cosa succede?"

      "Solo alcune cose su cui voglio aggiornarvi."

      "Ha trovato qualcosa?" chiese, immediatamente curioso. Sembrava anche un po’ eccitato e Mackenzie non era sicura di come interpretarlo.

      "Preferirei davvero aspettare di vederci di persona. A proposito... ha la possibilità di mettermi in contatto con Washington?”

      "Solo un vecchio telefono standard con touchscreen. Però possiamo organizzarci per fare una videochiamata, se necessario.”

      Mackenzie si sentì un po’ viziata quando trovò questo molto deludente. Ad ogni modo, ringraziò lo sceriffo e chiuse la comunicazione.

      Era a cinque minuti di distanza dalla centrale di polizia di Kingsville quando McGrath la richiamò. Dopo avergli riferito i dettagli di ciò che aveva trovato, l’uomo tacque per un momento. Alla fine, proprio mentre Mackenzie stava per entrare nel parcheggio del commissariato, parlò.

      "Ne è sicura?" chiese.

      "Sono abbastanza sicura da affermare che è decisamente richiesta un’indagine."

      "Per me va bene. Trova un modo per mettermi in collegamento durante questo incontro a cui sta per prendere parte. Voglio essere aggiornato in tempo reale.”

      "D’accordo, mi dia solo qualche minuto."

      Parcheggiò ed entrò nella stazione. Lo sceriffo Tate era seduto nell’atrio, ad attenderla. Quando la vide, le andò subito incontro. Mentre la scortava verso il retro del piccolo edificio, le parlò sottovoce.

      "Sono riuscito a convincere uno dei miei uomini a trovare un modo per fare una sorta di videochiamata da uno dei nostri computer portatili. Sono sicuro che non è così high-tech come quello a cui è abituata a Washington, ma è tutto quello che abbiamo qui.”

      "Tranquillo, dovrebbe andare bene.”

      Tate la condusse in una sala riunioni dove un MacBook piuttosto vecchio era sistemato su un tavolino di legno. Un altro uomo sedeva all'estremità del tavolo, salutandola con la mano quando entrò. Poi si alzò e le strinse la mano.

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