Prima Che Afferri La Preda . Блейк Пирс

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Prima Che Afferri La Preda  - Блейк Пирс


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in una occasione. E in quel caso me lo aspettavo. Feci tutto il possibile per convincere la famiglia che la ragazza aveva bisogno di aiuto. Ma prima ancora che riuscissi a convincerli almeno a prendere in considerazione quell’ipotesi, lei saltò giù da quel ponte. Vede... in questa città, il Miller Moon Bridge è sinonimo di suicidio. Ed è per questo che mi piacerebbe davvero che la contea lo demolisse”.

      "Perché sente che sia una sorta di richiamo per chiunque abbia pensieri suicidi?"

      "Esattamente."

      Mackenzie intuì che la conversazione era sostanzialmente finita. E per lei andava bene. Poteva tranquillamente affermare che la dottoressa Haggerty non era il tipo da esagerare solo per farsi ascoltare. Sebbene avesse cercato di minimizzare la questione per paura di sbagliarsi, Mackenzie era abbastanza sicura che Haggerty credesse fermamente che almeno alcuni dei casi non fosse un suicidio.

      E quel pizzico di scetticismo era tutto di cui Mackenzie aveva bisogno. Se c'era anche la minima possibilità che uno degli due ultimi corpi fosse stato vittima di omicidio, voleva accertarsene prima di tornare a Washington.

      Finì il suo caffè, ringraziò la dottoressa Haggerty per il suo tempo, e poi tornò fuori. Mentre raggiungeva la sua auto, guardò verso la foresta che delimitava la maggior parte di Kingsville. Guardò a ovest, dove il Miller Moon Bridge si ergeva nascosto alla vista, vicino ad una serie di strade secondarie e una strada sterrata che sembrava indicare che tutti i viaggiatori stavano arrivando alla fine di qualcosa.

      Mentre pensava a quelle rocce macchiate di sangue sotto il ponte, avvertì un brivido gelido nel cuore.

      Lo spinse via, accendendo il motore e tirando fuori il suo cellulare. Se voleva una risposta definitiva su tutto ciò, avrebbe dovuto trattare il caso come se fosse un caso di omicidio. Questo significava iniziare a parlare con i famigliari delle vittime.

      CAPITOLO SETTE

      Prima di visitare la famiglia di Kenny Skinner, Mackenzie chiamò per ottenere il permesso esplicito da McGrath. La sua risposta fu breve e andò dritta al punto: non mi interessa se deve parlare con qualcuno della fottuta squadra di baseball della Little League, faccia tutto quello che deve per saltarci fuori.

      Quella conferma la spinse verso la residenza di Pam e Vincent Skinner. McGrath le aveva spiegato che Pam Skinner si chiamava in precedenza Pam Wilmoth. Sorella maggiore del vicedirettore Wilmoth, lavorava da casa come specialista per un'agenzia ambientale. Per quanto riguardava Vincent Skinner, guarda caso era il proprietario del Kingsville Tire e del Tractor Supply, avendo fornito così un lavoro a suo figlio da quando Kenny aveva quindici anni.

      Quando Mackenzie bussò alla porta, non fu nessuno dei due ad aprire. Invece, Mackenzie si ritrovò davanti il pastore della Chiesa Presbiteriana di Kingsville. Quando Mackenzie gli mostrò il suo tesserino e gli disse perché era lì, l’uomo la lasciò entrare e le chiese di aspettare nell'ingresso. La famiglia Skinner viveva in una bella casa su un lotto ad angolo, in quello che lei immaginò potesse considerarsi il centro di Kingsville. Sentì odore di cucinato provenire da un lungo corridoio. Da un altro punto dentro casa udì il suono di un cellulare. Sentì anche la voce ovattata del pastore che informava Pam e Vincent Skinner che c'era una signorina dell'FBI che aveva delle domande su Kenny.

      Ci vollero alcuni minuti, ma alla fine Pam Skinner venne ad incontrarla. La donna aveva il viso arrossato per il pianto e sembrava che non avesse chiuso occhio la sera prima. “È l’agente White?" chiese.

      "Sì, sono io."

      "Grazie per essere venuta”, disse Pam. “Mio fratello mi ha detto che doveva arrivare."

      "Se è troppo presto, posso..."

      "No, no, meglio parlarne adesso” disse la donna.

      "Suo marito è in casa?"

      "Ha preferito rimanere nel soggiorno con il nostro pastore. Vincent l’ha presa davvero male. È svenuto due volte la scorsa notte e passa momenti in cui si rifiuta semplicemente di credere che sia successo e...”

      Come spuntando dal nulla, un enorme singhiozzo sfuggì di bocca a Pam, che si appoggiò al muro. Trattenne il respiro e tentò di soffocare il dolore che minacciava di sopraffarla.

      "Signora Skinner... Posso tornare più tardi.”

      "No. Adesso, per favore. Ho dovuto essere forte tutta la notte, per Vincent. Posso resistere ancora un po’, per lei. Però... andiamo in cucina.”

      Mackenzie seguì Pam Skinner lungo il corridoio e verso la cucina, da dove si sprigionava l’aroma. A quanto pareva, Pam aveva messo dei panini alla cannella in forno, forse nel tentativo di continuare ad allontanare il suo dolore per il bene del marito. Pam li controllò senza entusiasmo, mentre Mackenzie si sistemava su uno sgabello.

      "Ho parlato con la dottoressa Haggerty questa mattina" esordì Mackenzie. “Sta facendo pressioni per far abbattere il Miller Moon Bridge. È saltato fuori anche il nome di suo figlio. Ha detto che trova molto difficile credere che Kenny si sia tolto la vita.”

      Pan annuì con enfasi. “Ha assolutamente ragione. Kenny non si sarebbe mai ucciso. L'idea è assolutamente ridicola.”

      "Ha qualche motivo valido e valido per sospettare che qualcuno volesse fare del male a suo figlio?"

      Pam scosse la testa, con altrettanta energia di un attimo prima. “Ci ho pensato tutta la notte. E sono venute fuori alcune dure verità su Kenny, questo sì. C’erano dei ragazzi a cui forse non piaceva molto, perché Kenny tendeva a rubare le donne ai loro fidanzati. Ma non è mai arrivato a nulla di serio.”

      "E nelle ultime settimane non ha sentito Kenny dire qualcosa o agire in un certo modo che potesse indicare che stava pensando di farsi del male?"

      "No. Niente del genere. Anche quando Kenny era di cattivo umore, riusciva a illuminare tutta la stanza. Raramente si arrabbiava. Non era un ragazzo perfetto, ma potrei giurare che non avesse dentro di sé nemmeno un grammo di rabbia o odio. Non riesco assolutamente a spiegarmi perché si sia suicidato.”

      Un altro singhiozzo le sfuggì di bocca nel pronunciare quel termine.

      "Sa se avesse qualche legame con quel ponte?" proseguì Mackenzie.

      "Non più degli altri adolescenti e giovani in città. Sicuramente sarà andato laggiù per bere o flirtare con qualche ragazza, ma niente fuori dal comune.”

      Mackenzie intuì che la diga che Pam aveva eretto stava per cedere. Un altro minuto o due e sarebbe crollata.

      "Un'altra domanda, e la prego di capire che devo chiederglielo. È sicura che conoscesse bene suo figlio? Pensa che potesse avere dei segreti, o addirittura una seconda vita, che teneva nascosta a lei e a suo marito?”

      La donna rifletté per un momento, mentre le lacrime le rigavano viso. Lentamente, disse: “Suppongo che tutto sia possibile. Ma se Kenny ci nascondeva una specie di seconda vita, lo faceva con l'abilità di una spia. E anche se era un bravo ragazzo, non era uno che si impegnasse molto in quello che faceva. Mi sembra improbabile che potesse nascondere qualcosa del genere...”

      "Capisco", disse Mackenzie. “Adesso la lascerò in pace, ma la prego di chiamarmi subito se le viene in mente qualcos'altro nei prossimi giorni.”

      Detto ciò, Mackenzie si alzò e mise il suo biglietto da visita sul bancone. “Mi dispiace molto per la sua perdita, signora Skinner."

      Mackenzie se ne andò alla svelta, ma non in modo maleducato. Riuscì a percepire il peso del lutto in quella famiglia finché non fu fuori, con la porta chiusa dietro di sé. E anche mentre raggiungeva la sua auto, riusciva a sentire Pam Skinner che finalmente dava libero sfogo al proprio dolore. Era un suono straziante e le spezzò il cuore.

      Anche quando si fu allontanata dal vialetto, il pianto di Pam Skinner continuò ad aleggiarle nella mente come una brezza d'autunno che spazza le foglie morte su una strada abbandonata.

      CAPITOLO


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