Il Travestimento Perfetto. Блейк Пирс

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Il Travestimento Perfetto - Блейк Пирс


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ci dia una mano. E con la morte di Moses e le tue dimissioni, abbiamo fatto richiesta per avere un profiler da un’altra divisione, ma non abbiamo ancora avuto riscontro. Ma ad essere sincero, dopo aver avuto a disposizione te e Moses, non sono entusiasta all’idea di accaparrarmi la squadra B.”

      “Chiaro,” rispose Jessie, rifiutandosi di lasciarsi indurre a fare promesse. “Allora, qual è il caso?”

      “Ti do la versione breve,” rispose Decker. “Questo perché, anche se sulla scena c’è già un team di detective della centrale di Hollywood, ci hanno richiesto l’intervento dell’HSS.”

      “Ci hanno richiesto?” ripeté Jessie incredula. “Pensavo che fosse lei a decidere quali casi debbano essere gestiti dalla Sezione Speciale Omicidi.”

      “Avrei preso questo caso anche se non ce l’avessero chiesto,” le assicurò. “Ecco il motivo: la vittima è l’attrice Corinne Weatherly. Hai presente?”

      Jessie ci pensò su.

      “So chi sia, ma non posso dire di essere esperta del suo lavoro. Magari conosco uno o due film.”

      “Trembley può aggiornarti mentre andate sul posto, sempre ammesso che tu accetti l’incarico. Ma pare che sia stata uccisa – strangolata – ai Sovereign Studios a qualche ora ieri sera, dopo aver terminato le riprese della giornata sul set del suo ultimo film. Il corpo è stato trovato solo questa mattina. Le indicazioni iniziali dicono che è stata uccisa nella sua roulotte e poi spostata nel magazzino degli oggetti di scena. A quanto pare, quando l’artista del moulage l’ha trovata, all’inizio non ha neanche pensato che fosse vero. La Weatherly stava girando un film horror e il loro reparto è piano di cadaveri finti. Puoi immaginarti il colpo che si è preso quando si è reso conto che il corpo era vero, e morto.”

      “Cos’è un artista del moulage?” chiese Jessie.

      Trembley si intromise.

      “È una persona che si occupa di trucco ed effetti speciali. Quello che ricrea ferite e sangue facendoli apparire realistici.”

      “Ok”, disse Jessie rabbrividendo. “Abbastanza disgustoso direi.”

      Trembley parve sorpreso dalla sua risposta.

      “Difficile credere che una profiler criminale che ha a che vedere continuamente con brutalità reali sia così schifata da qualcuno che crea ferite finte,” commentò.

      “Touché, Trembley,” gli rispose.

      “Ad ogni modo,” li interruppe Decker con impazienza, “i dirigenti dello studio stanno facendo un casino. Stanno già trapelando notizie sull’identità della vittima e loro vogliono poter dire pubblicamente che l’unità più specializzata del Dipartimento di Polizia di Los Angeles si prenderà carico del caso. Non è irragionevole, ma se non entriamo nel caso con la gente migliore che abbiamo, la cosa si rifletterà negativamente sulla centrale e su di me. Senza offesa per Trembley, ma Ryan Hernandez è il primo detective della squadra, e senza Moses tu sei ovviamente la migliore profiler che abbiamo.”

      “Avevamo,” lo corresse Jessie.

      “Avevamo,” le concesse. “Quindi, se non ho Hernandez, ho bisogno almeno di te. È un caso di profilo troppo alto per affidarlo a gente di serie B.”

      A Jessie non piaceva l’implicazione.

      “Quindi, se la vittima fosse stata un commesso a caso in un supermercato di Hollywood, degli investigatori di, come ha detto, ‘serie B’, sarebbero andati bene?”

      “Non mettermi in difficoltà, Hunt. Se si fosse trattato di un commesso di supermercato, non ci avrebbero neanche mai chiamati. Sai di cosa si occupa l’HSS. Questa è la nostra specialità. Allora, sei disposta ad aiutarci?”

      Decker aveva iniziato la frase con tono permaloso, ma quando la concluse la sua voce era quasi implorante. Da quello che Jessie poteva ricordare, era la prima volta che lo sentiva parlare così. Non poté fare a meno di provare una certa comprensione. In quel momento, nonostante tutti i campanelli dall’arme che stavano suonando nella sua testa mettendola in guardia di non farlo, capì che doveva dire di sì.

      “Se accetto,” iniziò, “sarebbe solo un incarico una tantum, in qualità di consulente, come faceva Garland. Non sono una dipendente del Dipartimento di Los Angeles, e non ci sono aspettative che io continui dopo questo caso, d’accordo?”

      “D’accordo,” disse Decker immediatamente.

      “Ho dei colloqui come insegnante con diverse università la prossima settimana. Non intendo perderle, che la cosa sia risolta o meno. Non intendo sovvertire la mia vita per questa cosa, capitano. È il primo motivo per cui me ne sono andata. Siamo intesi?”

      “Chiaro e limpido,” le disse, le labbra che iniziavano a incurvarsi in un sorriso.

      “E Trembley qui deve stare al passo,” aggiunse. “Nessuna titubanza da ingenuotto.”

      Il detective si fece serio in volto, ma non disse nulla.

      “Questo non posso prometterlo,” ammise Decker nervosamente.

      “Io sì,” intervenne Trembley, riprendendosi prontamente.

      Jessie lo guardò: era entusiasta, quasi saltellava molleggiando sulle punte dei piedi. In quel momento le parve come l’epitomo dell’ingenuità.

      “Andiamo,” disse sospirando. “Guidi tu.”

      CAPITOLO SEI

      Erano in auto solo da cinque minuti quando Jessie iniziò a pentirsi della sua decisione.

      Trembley stava parlando a raffica, saltando da un argomento all’altro senza nessuna apparente coerenza.

      “Trembley,” lo interruppe a un certo punto. “Calmati.”

      “Scusa,” le disse.

      Jessie abbassò lo sguardo sul telefono che aveva appena vibrato e vide che Hannah aveva risposto al suo messaggio con cui l’aveva avvisata che stava dando una mano in un caso. La sorellastra le aveva inviato come commento l’emoji della faccina impazzita. Spiegarle il motivo della sua decisione più tardi sarebbe stato brutale. Kat doveva ancora risponderle.

      “Ripercorriamo quello che sappiamo di Corinne Weatherly e di questo film,” disse a Trembley. “Immagino che tu abbia dei dettagli?”

      “Sì!!” le rispose lui con esagerato entusiasmo, per poi abbassare il tono di un’ottava. “Cioè, sì. Cosa sai di lei?”

      “Non sono una grande fan. So che faceva film romantico-erotici un po’ di tempo fa, e poi è passata a questi horror. E poi un po’ di tempo fa era anche in un qualche tremendo telefilm di poliziotti. Tutto qua.”

      “Hai centrato nel segno,” le confermò Trembley, che sembrava essere riuscito a imbrigliare la sua energia. “Ha avuto un sacco di piccoli ruoli prima di ottenere il successo con la commedia romantica Petali e irascibilità. Poi ha avuto la parte della protagonista nell’horror Il predone. Ma non ha più girato grossi successi dopo di quello. Ha fatto il sequel del Predone, che è stato un flop. Negli anni scorsi si è infilata in un sacco di altra roba. Alcune sembravano anche delle cose buone, ma si sono poi rivelate tutte schifezze. Ha fatto quella serie Profiler di Tacoma. Pensavo la guardassi.”

      “Penso la facessero quando stavo studiando per la specialistica in psicologia forense. Non avevo molto tempo di guardare la TV al tempo.”

      “Non ti sei persa molto,” le concesse Trembley. “Era ambientata a Tacoma, ma giravano a Vancouver. È durata solo tre anni. Dopodiché ha fatto solo robaccia. Non ti voglio annoiare con i dettagli. Questo doveva essere il suo grande ritorno sul grande schermo. Era un altro film del Predatore, ma doveva essere una specie di remake. Hanno preso un regista europeo in voga adesso. A dire il vero ero proprio curioso di vedere cosa ne sarebbe saltato fuori. Non so cosa faranno adesso.”

      “I detective della centrale di Hollywood sono d’accordo che prendiamo noi il controllo dell’indagine?” chiese Jessie.

      “Ho parlato con una di loro


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