Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

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Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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faccia ridente,

      lasciando gli altri dua, dietro mi salse.

      La balena, all'ufficio diligente,

      nuotando se n'andò per l'onde salse.

      Di mia sciocchezza tosto fui pentito;

      ma troppo mi trovai lungi dal lito.

      42

      Rinaldo si cacciò ne l'acqua a nuoto

      per aiutarmi, e quasi si sommerse,

      perché levossi un furioso Noto

      che d'ombra il cielo e 'l pelago coperse.

      Quel che di lui seguì poi, non m'è noto.

      Alcina a confortarmi si converse;

      e quel dì tutto e la notte che venne,

      sopra quel mostro in mezzo il mar mi tenne.

      43

      Fin che venimmo a questa isola bella,

      di cui gran parte Alcina ne possiede,

      e l'ha usurpata ad una sua sorella

      che 'l padre già lasciò del tutto erede,

      perché sola legitima avea quella;

      e (come alcun notizia me ne diede,

      che pienamente istrutto era di questo)

      sono quest'altre due nate d'incesto.

      44

      E come sono inique e scelerate

      e piene d'ogni vizio infame e brutto

      così quella, vivendo in castitate,

      posto ha ne le virtuti il suo cor tutto.

      Contra lei queste due son congiurate;

      e già più d'uno esercito hanno istrutto

      per cacciarla de l'isola, e in più volte

      più di cento castella l'hanno tolte:

      45

      né ci terrebbe ormai spanna di terra

      colei, che Logistilla è nominata,

      se non che quinci un golfo il passo serra,

      e quindi una montagna inabitata,

      sì come tien la Scozia e l'Inghilterra

      il monte e la riviera separata;

      né però Alcina né Morgana resta

      che non le voglia tor ciò che le resta.

      46

      Perché di vizi è questa coppia rea,

      odia colei, perché è pudica e santa.

      Ma, per tornare a quel ch'io ti dicea,

      e seguir poi com'io divenni pianta,

      Alcina in gran delizie mi tenea,

      e del mio amore ardeva tutta quanta;

      né minor fiamma nel mio core accese

      il veder lei sì bella e sì cortese.

      47

      Io mi godea le delicate membra;

      pareami aver qui tutto il ben raccolto

      che fra i mortali in più parti si smembra,

      a chi più ed a chi meno e a nessun molto;

      né di Francia né d'altro mi rimembra:

      stavami sempre a contemplar quel volto:

      ogni pensiero, ogni mio bel disegno

      in lei finia, né passava oltre il segno.

      48

      Io da lei altretanto era o più amato:

      Alcina più non si curava d'altri;

      ella ogn'altro suo amante avea lasciato,

      ch'inanzi a me ben ce ne fur degli altri.

      Me consiglier, me avea dì e notte a lato,

      e me fe' quel che commandava agli altri:

      a me credeva, a me si riportava;

      né notte o dì con altri mai parlava.

      49

      Deh! perché vo le mie piaghe toccando,

      senza speranza poi di medicina?

      perché l'avuto ben vo rimembrando,

      quando io patisco estrema disciplina?

      Quando credea d'esser felice, e quando

      credea ch'amar più mi dovesse Alcina,

      il cor che m'avea dato si ritolse,

      e ad altro nuovo amor tutta si volse.

      50

      Conobbi tardi il suo mobil ingegno,

      usato amare e disamare a un punto.

      Non era stato oltre a duo mesi in regno,

      ch'un novo amante al loco mio fu assunto.

      Da sé cacciommi la fata con sdegno,

      e da la grazia sua m'ebbe disgiunto:

      e seppi poi, che tratti a simil porto

      avea mill'altri amanti, e tutti a torto.

      51

      E perché essi non vadano pel mondo

      di lei narrando la vita lasciva,

      chi qua chi là, per lo terren fecondo

      li muta, altri in abete, altri in oliva,

      altri in palma, altri in cedro, altri secondo

      che vedi me su questa verde riva;

      altri in liquido fonte, alcuni in fiera,

      come più agrada a quella fata altiera.

      52

      Or tu che sei per non usata via,

      signor, venuto all'isola fatale,

      acciò ch'alcuno amante per te sia

      converso in pietra o in onda, o fatto tale;

      avrai d'Alcina scettro e signoria,

      e sarai lieto sopra ogni mortale:

      ma certo sii di giunger tosto al passo

      d'entrar o in fiera o in fonte o in legno o in sasso.

      53

      Io te n'ho dato volentieri aviso;

      non ch'io mi creda che debbia giovarte:

      pur meglio fia che non vadi improviso,

      e de' costumi suoi tu sappia parte;

      che forse, come è differente il viso,

      è differente ancor l'ingegno e l'arte.

      Tu saprai forse riparare al danno,

      quel che saputo mill'altri non hanno. —

      54

      Ruggier, che conosciuto avea per fama

      ch'Astolfo alla sua donna cugin era,

      si dolse assai che in steril pianta e grama

      mutato avesse la sembianza vera;

      e per amor di quella che tanto ama

      (pur che saputo avesse in che maniera)

      gli avria fatto servizio: ma aiutarlo

      in altro non potea, ch'in confortarlo.


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