Il Quadriregio. Frezzi Federico

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Il Quadriregio - Frezzi Federico


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t'ha scontrata o qual silvano?

              Questa è, Cupido, tua crudel saetta,

              e grave pena è la tua fiamma dura,

              se tardi o togli quel che spene aspetta.

              E l'altra è gelosia e la paura,

         80 che, perché la bellezza troppo s'ama,

              però in nulla parte è mai secura. —

              Cosí andai chiamando quella dama,

              come colui che una persona sola

              vuol che lo 'ntenda e timoroso chiama,

         85 che dice ratto e parla nella gola;

              e tal i' la chiamai ben mille volte,

              qual Eco rende 'l suon della parola.

              Tant'eran giá del ciel le rote vòlte,

              che Aurora giá mostrava sua quadriga,

         90 e giá Titon gli avea le trecce sciolte,

              quando pel pianto e per la gran fatiga

              convenne che giú in terra io mi colcasse,

              e piú per lei cercar non mi diei briga.

              In questo parve a me che in me entrasse

         95 il sonno, che ristora e che riposa

              a' mortali le membra stanche e lasse.

              Mentr'io dorméa, apparve a me, amorosa

              e piena di splendor, la bella Ilbina,

              in apparenza piú che umana cosa.

        100 – Lévate su, – mi disse, – ch'è mattina:

              Cupido tante volte t'ha tradito,

              egli e la madre sua, che è qui reina.

              Sappi che a Ionia il petto egli ha ferito

              d'un dardo oscuro ed impiombato e smorto,

        105 che 'l venir suo a te ha impedito.

              L'amor, che avea a te, in lei è morto;

              e ad un fauno vile, rozzo e negro

              l'han data per amante e per conforto:

              colui del suo bel viso ora sta allegro.

        110 E perché queste cose, c'ho racconte,

              le sappi appieno e tutto il fatto intègro,

              quand'ella a te venía quassú nel monte,

              perché piacesse a te piú la sua vista,

              di rose s'adornò il capo e il fronte.

        115 Cupido allor d'una saetta trista

              ed impiombata dentro al cor gli diede,

              colla qual fa ch'all'amor si resista:

              questa ogni amor gli tolse ed ogni fede

              a te promessa. E poi con l'altro astile,

        120 il quale è d'òr, da cui amor procede,

              sí come l'ésca el foco del focile,

              cosí accese lei; e poi mostrògli

              un fauno bovin, cornuto e vile.

              Però ti prego che seguir non vogli

        125 questo Cupido e che non vogli ire

              piú tra le selve e tra li duri scogli.

              Se al regno di Minerva vuo' venire,

              lassú l'animo tuo sará contento,

              lassú trova la voglia ogni desire. —

        130 Poscia sparí; e 'l sonno mio fu spento,

              e giú di terra mi levai sú erto,

              ché 'l letto mio fu 'l duro pavimento.

              E per voler di questo esser ben certo,

              sí come il bracco va cercando a caccia,

        135 cosí cercando andava io quel diserto;

              e trovai Ionia stare intra le braccia

              del fauno duro ed abbracciargli il seno.

              Ond'io con grande voce e gran minaccia

              corsi ver' lor, di furia e d'ira pieno;

        140 ond'elli, spaventati, fuggîr presti.

              Ma, perché Ionia potea correr meno,

              rimase addietro; ond'io: – Ché non t'arresti?

              perché fuggi cosí, o mala putta?

              Son queste tue parole ed atti onesti?

        145 Tu m'hai fatto aspettar la notte tutta

              ed hai lasciato me sol per restarte

              con un mostro cornuto e fèra brutta. —

              E, perché del fuggir le ninfe han l'arte

              e son veloci, sen fuggí sí ratto,

        150 che non la giunsi mai in nulla parte.

              Allor meco pensai ch'io era matto

              seguitar piú Cupido, ch'è fallace

              nelle promesse ed infedel nel fatto.

              Con voce irata ed animo audace

        155 queste parole contra Amor profersi,

              volendo seco guerra e mai piú pace,

      sí come si contiene in questi versi.

      CAPITOLO XVIII

      Dove si tratta del reggimento della casa de' Trinci e della cittá di Foligno.

              – O vano e rio e traditor Cupido,

              nelle promesse iniquo ed infedele,

              morto sia io, se piú di te mi fido!

              Che tu non se' piatoso, ma crudele,

          5 e come falso il tosco amaro ascondi

              nella dolcezza d'un poco di mèle.

              Perché, o falso e rio, non ti confondi

              aver tradito


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