Il Quadriregio. Frezzi Federico

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Il Quadriregio - Frezzi Federico


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dietro al folle amor con molti affanni,

              sí come cieco, andato son smarrito.

              Or ch'io mi so' avveduto de' suo' inganni

              e che ogni cosa si può dir niente,

         60 la qual vien men per correre degli anni,

              che non andai con Palla il cor si pente;

              e 'l detto mio signore anco sen duole,

              ch'io non fu' al suo comando ubbidiente.

              Però mi ha detto in espresse parole

         65 ch'io cerchi infin che truovi ov'ella regna,

              ch'egli al suo regno poi venir vi vuole.

              Però ti prego, donzella benegna,

              o tu m'insegna il loco, ove la trovi,

              o di guidarmi infino a lei ti degna.

         70 E s'al mio basso prego non ti movi,

              mòvati quel signor, il qual mi manda,

              e li congiunti suoi antichi e nuovi. —

              Minerva, poiché 'ntese mia dimanda,

              sorrise alquanto e fece lieta cèra,

         75 mostrando faccia dilettosa e blanda.

              Rispose poi: – Virtú e fede vera

              del prince, che tu dici, e suoi passati,

              e che ne' figli e nepoti si spera,

              lui e suo' amici a me fatt'han sí grati,

         80 ch'io son venuta a te, e son colei

              che t'invitai a' mie' regni beati. —

              Allora la conobber gli occhi miei,

              ond'io m'inginocchiai e mia persona

              prostrai in terra innanti alli suoi pièi,

         85 dicendo: – O dea Minerva, a me perdona,

              s'io te lassai e seguitai Cupido

              per la via ria e abbandonai la buona.

              E quella fiamma, che fe' errar giá Dido,

              Ercole e Febo, innanzi a te mi scuse

         90 e 'l pentimento, pel qual piango e grido. —

              Allor porse la mano e sí la puse

              benignamente in su la mia man destra

              e poscia in questo modo mi rispuse:

              – Da che Cupido e la sua via alpestra

         95 non vuoi piú seguitar, io acconsento

              menarti meco ed esser tua maestra.

              Ma dimmi prima se tu se' contento

              combatter contra i mostri ed esser forte,

              che nel viaggio dánno impedimento. —

        100 Risposi: – O sacra dea, piú mi conforte

              che Adriana Teseo, quando il fe' saggio

              scampar del laberinto e della morte.

              Pensa se del venir gran voglia io aggio,

              quando cosí soletto mi son mosso

        105 a cercar te per questo aspro viaggio.

              Tu sai la mia virtú e quant'io posso;

              e, s'ella è poca, io spero aver ardire,

              se io mi guiderò dietro il tuo dosso.

              Ma prego, o sacra dea, mi vogli dire

        110 qual è 'l cammino e prego che mi mostri

              chi sta in quel viaggio ad impedire.

              – Il primo e principal di tutti i mostri

              – rispose – è Satanasso ed ha 'l governo

              del mortal mondo e delli regni vostri.

        115 Giá piú tempo è ch'egli uscí for d'inferno,

              e prese questo mondo a gran furore

              e ciò che muta tempo, o state o verno.

              Nel primo clima sta come signore

              colli giganti, ed un delle sue braccia

        120 piú che nullo di loro è assai maggiore

              Tu vederai il suo busto e la sua faccia,

              e gloriarsi e dir che 'l mondo vince,

              e giá la sua superbia al ciel menaccia.

              E con lo scettro in mano il mondan prince

        125 in mezzo il mondo siede triunfante,

              come signore e re delle province.

              E sua cittá ha fatta somigliante

              al vero inferno e li vizi egli tiene,

              la morte e le miserie tutte quante.

        130 E perché questo tu lo sappi bene,

              convien che tu discendi in quel profondo,

              onde ciò che si parte, alla 'nsú vene.

              Visto lo primo cerchio e poi il secondo,

              l'anime afflitte e gli altri cerchi ancora,

        135 ritornerem tu e io quassú nel mondo.

              Il regno di Satán cercherai allora

              e la sua gran cittá e l'alto seggio

              anche vedrai e chi con lui dimora.

              Or, perché 'l mondo va di male in peggio,

        140 se ben pensi chi 'l guida, da te stesso

              chiaro il vedrai sí com'io chiaro il veggio.

              Tu ragionavi, a me venendo adesso,

              ond'è che 'l mondo è sí di vizi pieno

              e perché tanto mal da Dio è permesso.

        145 Or sappi ben che Dio ha dato il freno

              a voi di voi; e se non fosse questo,

              libero


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