Non Andare Mai Dal Dentista Di Lunedì. Ana Escudero

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Non Andare Mai Dal Dentista Di Lunedì - Ana Escudero


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fare – disse con tutta la dignità di cui fu capace.

      Aveva bisogno di aiuto, così chiamò Xenia, che preparò tutto per l'intervento.

      L'infermiera gli mise il tubo piegato a un lato della bocca e si sedette in attesa degli ordini del dottore.

      L'iniezione che gli aveva fatto alcuni minuti prima gli manteneva il lato sinistro addormentato.

      Il dottore accese il trapano, mentre diceva:

      – Se le faccio male, alzi la mano e mi fermerò.

      Un rumore inaspettato simile a quello di un'esplosione spaventò tutti e il dottore smise di trapanare.

      – Xenia, porta il bambino in un'altra stanza e dagli qualcosa per disegnare.

      L'infermiera si avvicinò al dottore e gli sussurrò all'orecchio:

      – Dobbiamo andarcene. È il segnale.

      – È vero – confermò, mentre si stava alzando.

      Il dottore si tolse il camice, mentre l'infermiera apriva una porta adiacente che dava accesso all'ufficio, tutto questo mentre Peter era sulla poltrona con la bocca aperta.

      Passarono alcuni secondi, quasi un minuto senza che il dottore, né l'infermiera tornassero dal paziente, che teneva la bocca aperta quanto ne era capace.

      – Papà, dov'è andato il dottore? – chiese Alexis.

      Peter emise dei suoni strani, Alexis cercò di capire cosa gli stava dicendo suo padre.

      – Papà, vado a cercarlo – disse saltando giù dalla sedia e correndo verso la porta.

      Peter lo lasciò andare, mentre chiudeva la bocca e pensava con alcuni minuti di ritardo che il dentista non era presente per obbligarlo a tenere la bocca aperta, quindi poteva chiuderla senza problemi.

      <<Ha già finito?>>, pensò. <<È stato molto veloce. Dovrebbe sciacquarmi la bocca.>>

      Si alzò e prese il bicchiere di plastica pieno d'acqua. Stava per bere quando la lingua si introdusse nel buco che il dentista aveva fatto nel suo molare.

      – Cosa? – Peter voleva sapere cos'era successo, ma la risposta lo spaventava.

      Alexis non rispose quando suo padre lo chiamò. Il silenzio si era impossessato della clinica dentale; un silenzio che era rotto solo dal rumore prodotto dalla paziente successiva, che sfogliava le pagine di un rotocalco nella sala d'attesa, e da un orologio che suonò quando furono le dieci del mattino.

      Uscì dalla stanza e andò dalla signora:

      – Mi scusi, ha visto passare di qui un bambino?

      – Be', a dire il vero non ci ho fatto caso. L'ha perso?

      – No. E il dentista? L'ha visto?

      – Non è passato di qui. Che succede? Io avevo un appuntamento per le nove e mezza ed è già passato parecchio tempo.

      Peter non rispose, iniziò ad aprire alcune porte, mentre chiamava suo figlio.

      – Alexis! Alexis! Dove diavolo sei? Guarda che mi arrabbierò se non ti fai vedere subito.

      III – Indagine nella clinica

      Allora si ricordò di Sultán e andò a cercarlo. Sultán stava aspettando pazientemente vicino alla porta della clinica.

      – Sultán, vieni. Hai da fare. Devi cercare Alexis.

      Sultán si alzò, sbadigliò e si stirò prima di avvicinarsi a Peter.

      – Bau? – chiese interrogativo.

      – Cerca, Sultán! Cerca! – gli chiese Peter.

      Come aveva perso il bambino? Cosa aveva fatto quello sciocco per perderlo?

      Peter lasciò entrare Sultán nello studio davanti allo sguardo accusatorio della paziente successiva.

      Sultán raggiunse la stanza dov'erano prima e abbaiò forte poiché non gli piaceva quel posto, gli ricordava quando lo portavano dal veterinario.

      – Sultán, smettila di perdere tempo e cerca Alexis.

      Sultán si diresse verso la porta dalla quale erano spariti e poi verso una seconda porta che era chiusa.

      Sollevò la zampa per abbassare la maniglia. La porta si aprì, permettendo a Sultán e a Peter di entrare in un'altra stanza, anch'essa vuota. Dove potevano essere?

      Peter aprì l'unica porta che c'era e si trovò faccia a faccia con suo fratello. L'espressione di preoccupazione lo allertò, conosceva abbastanza bene Peter per sapere che stava succedendo qualcosa.

      – Cosa ci fai ancora qui? È da un po' che il dottore se n'è andato.

      – Cosa hai fatto con Alexis? Sicuramente sei stato tu!

      – Alexis? – chiese pensieroso —. No, non l'ho visto.

      – Non mentire! L'hai visto e l'hai sequestrato.

      – L'hai perso? Sicuramente è da queste parti. Hai guardato in bagno?

      – No.

      – Allora andiamo a vedere. Vieni, andiamoci insieme.

      Peter seguì suo fratello con un'espressione incerta fino alla porta del gabinetto. L'Esattore l'aprì e invitò Peter a entrare per primo.

      La luce del bagno era spenta. Peter premette l'interruttore e la lampadina che penzolava dal soffitto illuminò la piccola stanza.

      Sultán abbaiò varie volte, il suo olfatto l'aveva condotto alla porta d'emergenza.

      – Andiamo, Peter! Adesso non è il momento di pisciare – gli disse l'Esattore quando vide Peter che si slacciava i bottoni dei pantaloni.

      – Lasciami fare la pipì. Bisogna approfittare del momento.

      – Sei proprio un bambino.

      Peter si allacciò i bottoni e si lavò le mani.

      – Non vuoi pisciare? Dovresti approfittarne anche tu.

      Nel frattempo Sultán stava abbaiando senza sosta. Cosa stavano aspettando quegli stupidi umani?

      Peter uscì dal bagno ed esclamò:

      – Andiamo! Sultán sta abbaiando.

      Sultán vide apparire i due umani, era ora!

      L'Esattore aprì la porta che dava accesso a delle scale e alla fine a un'altra porta che dava sulla strada. Sultán si diresse sicuro verso questa seconda porta e aspettò finché qualcuno l'aprisse mettendosi di fianco ed emettendo un breve latrato.

      – Non può essere uscito in strada! – esclamò Peter preoccupato —. Sa che non deve uscire da solo.

      – La questione è se sia uscito di sua spontanea volontà o se l'abbiano obbligato.

      – Obbligato? Chi l'avrebbe obbligato? Tu, tu, sapevo che sei stato tu!

      – Come faccio a essere stato io se sono qui ad aiutarti? Non essere sciocco, fratellino.

      – Hai mandato qualcuno. Hai dei servi persino all'inferno.

      – È vero che le cose sarebbero potute andare così. L'hai pensata bene, Peter.

      – Bau, bau, bau – abbaiò Sultán furioso. Perché agli umani piaceva così tanto perdere tempo?

      L'Esattore aprì la porta e uscì fuori, seguito da Peter e Sultán.

      La macchina dell'Esattore era parcheggiata lì vicino, così tutti e tre corsero verso di essa. Qualche secondo dopo l'Esattore accese il motore.

      – Alexis è uscito dietro il dentista – ricordò Peter —, che mi ha lasciato un buco, e sì che Vivian diceva che era il migliore della città.

      – Spiegami, Peter, cos'è successo? Dov'è andato il dentista?

      – Non lo so. C'è stata un'esplosione, non l'hai sentita? E all'improvviso mi sono trovato solo.

      – Ti


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