Il Quadriregio. Frezzi Federico

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Il Quadriregio - Frezzi Federico


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I

       CAPITOLO II

       CAPITOLO III

       CAPITOLO IV

       CAPITOLO V

       CAPITOLO VI

       CAPITOLO VII

       CAPITOLO VIII

       CAPITOLO IX

       CAPITOLO X

       CAPITOLO XI

       CAPITOLO XII

       CAPITOLO XIII

       CAPITOLO XIV

       CAPITOLO XV

       CAPITOLO XVI

       CAPITOLO XVII

       CAPITOLO XVIII

       CAPITOLO XIX

       CAPITOLO XX

       CAPITOLO XXI

       CAPITOLO XXII

       GLOSSARIO

       INDICE DEI NOMI

       Indice

      MAGGIO MCMXIV—38615

      LIBRO PRIMO

       Indice

      DEL REGNO D'AMORE

      p. 3

       Indice

      Come all'autore apparve Cupido, e questi lo condusse nel regno di Diana, ove a' preghi del medesimo ferí la ninfa Filena.

      La dea, che 'l terzo ciel volvendo move,

       avea concorde seco ogni pianeto

       congiunta al Sole ed al suo padre Iove.

      La sua influenza tutto 'l mondo lieto

       5 esser faceva e d'aspetto benegno,

       da caldo e freddo e da venti quieto.

      E Febo il viso chiaro avea nel segno,

       che fu sortito in cielo ai duo fratelli,

       ond'ebbe Leda d'uovo il ventre pregno,

      10 E tutti i prati e tutti gli arboscelli

       eran fronduti, ed amorosi canti

       con dolci melodie facean gli uccelli.

      E giá il cor de' giovinetti amanti

       destava Amore e 'l raggio della stella,

       15 che 'l sol vagheggia or drieto ed or davanti,

      quando il mio petto di fiamma novella

       acceso fu, onde angoscioso grido

       ad Amor mossi con questa favella:

      —Se tu se' cosa viva, o gran Cupido,

       20 come si dice, e figlio di colei,

       ch'amore accese tra Enea e Dido;

      se tu se' un del numer delli dèi,

       e se tu porti le saette accese,

       esaudisci alquanto i desir miei.

       p. 4

       25 I' priego te che mi facci palese

       la forma tua e 'l tuo benigno aspetto,

       il qual si dice ch'è tanto cortese.—

      Appena questo priego avea io detto,

       quand'egli apparve a me fresco e giocondo

       30 in un giardino, ov'io stava soletto,

      di mirto coronato el capo biondo,

       in forma pueril con sí bel viso,

       che mai piú bel fu visto in questo mondo.

      I' creso arei che su del paradiso

       35 fosse il suo aspetto: tanto era sovrano;

       se non che, quando a lui mirai fiso,

      vidi ch'avea un arco ornato in mano,

       col quale Achille ed Ercole percosse,

       e mai, quando saetta, getta invano.

      40 Sopra le vestimenta ornate e rosse

       di penne tanto adorne avea duo ali,

       che cosí belle mai uccel non mosse.

      Nella faretra al fianco avea gli strali

       d'oro e di piombo e di doppia potenza,

       45 colli qua' fere a dèi ed a mortali.

      Quando ch'i'l vidi avanti a mia presenza,

       m'inginocchiai e, come a mio signore,

       li feci onore e fe'li riverenza,

      dicendo a lui:—O gentilesco Amore,

       50 se a venire al priego mio se' mosso,

       colla tua forza e col tuo gran valore

      aiuta me, il quale hai sí percosso

       e sí infiammato col tuo sacro foco,

       ch'io, lasso me! piú sofferir non posso.—

      55 Allor rispose, sorridendo un poco:

       —Dall'alto seggio mio i' son venuto

       mosso a piatá del tuo piatoso invoco.

      Degno è ch'io ti soccorra e diati aiuto,

       da che ferventemente tu mi chiame,

      


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