Il Guerriero Sfregiato. Brenda Trim

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Il Guerriero Sfregiato - Brenda Trim


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la gola.

      Non aveva intenzione di prolungare la sofferenza della sfortunata, quindi infilò lo sgian dubh nel petto della creatura, udendo il rumore soddisfacente di quando raggiunse il suo cuore nero. Non si guardò indietro e incenerì anche il secondo Skirm. Il maschio umano si affrettò a soccorrere la donna nel momento in cui il Guerriero si voltò e fece ritorno al proprio gruppo. A metà strada si rese conto di non aver annullato l’incantesimo. Non vedeva l’ora di tornare a casa, era stata una lunga notte.

      “Accidenti Gerrick, li hai spaventati a morte. Non riuscivo a capire se volessi attaccare loro o gli Skirm. Sicuramente avranno degli incubi per un po’” lo ammonì Mack.

      “No invece, uno dei vampiri cancellerà loro la memoria” ribatté Gerrick prima di affrettarsi ad annientare anche il resto dei nemici. Fu un lavoro pulito e veloce quello di eliminare gli Skirm che avevano approcciato le streghe.

      Fece poi un cenno a Breslin, il quale guidò le donne dietro l’angolo mentre le streghe stavano riportando l’attacco a Zander. In pochi minuti le prigioniere si sistemarono nelle monovolume, ed erano tutti pronti a fare ritorno a Zeum. Gerrick rilassò il capo sul poggiatesta; si chiese che cosa sarebbe successo.

      Shae chiuse gli occhi e appoggiò la testa al finestrino durante il viaggio verso la famosa base di Zeum. Era stata finalmente liberata dalla tortura degli Arcidemoni. Per sette lunghi mesi aveva pregato affinché arrivasse quel momento, e ora che era finalmente giunto non aveva idea di che cosa fare. Prima del rapimento concludeva una lunga giornata rilassandosi facendo l’uncinetto, ma in cattività non aveva avuto con sé i propri strumenti. Dubitava però che l’hobby la calmasse ancora dopo tutto ciò che aveva subito.

      Le mancava la sua famiglia e voleva essere portata subito a casa, ma si trattenne dal chiederlo. Le vennero le lacrime agli occhi quando ripensò alla propria vita. Indubbiamente la credevano morta.

      Sicuramente i suoi genitori avevano già assimilato la perdita, e allo stesso modo aveva fatto suo fratello che era più grande di lei di diversi secoli; i due erano però intimi come fossero stati gemelli. Suo fratello era presente in tutti i ricordi di Shae; le aveva insegnato a giocare a baseball e a guidare. Le rare volte in cui era andata per locali con gli amici suo fratello era sempre stato lì a proteggerla.

      Le tornò alla mente l’espressione accanita del nonno; sicuramente l’aveva cercata innumerevoli volte per le strade. Era pronta a scommettere fino all’ultimo centesimo che l’uomo avesse impiegato i propri sensi di lupo per cercare di rintracciarla, e sicuramente l’aveva frustrato parecchio non trovarla. Era impossibile rintracciare qualcuno quando veniva teletrasportato, ed era così che l’avevano rapita i demoni quella dannata notte. Adorava suo nonno e avrebbe fatto di tutto per sentire ancora le sue braccia forti attorno a sé; la facevano sentire al sicuro. Non credeva che si sarebbe più sentita al sicuro.

      Si ritrovò a chiedersi se uno degli zii avesse tramutato la sua camera in studio. Viveva insieme alla famiglia allargata come tutti gli esseri soprannaturali, e lo spazio era poco. Non abitavano in una villa enorme, quindi la loro modesta casa non concedeva loro il lusso di avere uno studio. Per quanto le mancasse la propria famiglia non riusciva a immaginarsi di rivederli quella notte. Voleva dire loro che era viva, ma non era sicura di riuscire a reggere una conversazione circa l’accaduto.

      Non era più la stessa donna che era stata rapita tutti quei mesi prima. Allora era un vampiro felice che sorrideva spesso e a cui piaceva uscire con gli amici. Le piaceva andare ai concerti e alle enoteche, e nonostante non fosse un’atleta, giocava nella squadra di softball della banca; una manicure e una pedicure bisettimanale erano più nelle sue corde rispetto al fare attività fisica. Era uscita con diversi uomini ma al momento non c’era nessuno di speciale nella sua vita. Non riusciva nemmeno a immaginarsi che un uomo la toccasse. Non sapeva più chi era.

      Le sarebbe scoppiata la testa se avesse continuato a scervellarsi per darsi risposta alle domande che la assillavano.

      Udì qualcuno menzionare Dante, il suo capo, nonché il Signore dei Cambion. Ripensò quindi al suo lavoro e si chiese se avessero mantenuto la sua postazione. Le tornò alla mente il giorno di tanti anni prima quando Dante l’aveva assunta. Aveva flirtato con lei dicendole che l’avrebbe assunta se avesse indossato delle minigonne. Lo aveva mandato a fanculo, certa che non l’avrebbe assunta, ed era rimasta scioccata quando l’aveva fatto. Più avanti le aveva detto che era stata la sua sfacciataggine a convincerlo. Shae sapeva che Dante faceva parte del Consiglio dell’Alleanza Oscura insieme a Zander, e pregava di non dover avere a che fare con il proprio capo nel futuro prossimo.

      Aprì immediatamente gli occhi quando sentì che la monovolume si era fermata. Si guardò attorno con fare sospetto e notò che avevano parcheggiato accanto a un doppio portone nero adornato da incisioni complesse e lavorate. Lo spostamento era durato fin troppo poco per i suoi gusti; avrebbe preferito restare seduta lì in silenzio per evitare il più possibile la realtà.

      Il portone si aprì improvvisamente, e vi uscì di fretta una donna minuta dai capelli mori. A Shae batteva forte il cuore quando scese dal veicolo, e raggiunse le altre donne che sembravano agitate tanto quanto lei.

      Zander si avvicinò alla donna e la baciò delicatamente prima che lei si rivolgesse al gruppo. “Benvenute a Zeum. Se non l’avete ancora capito sono Elsie, la Prescelta di Zander. È bello avervi finalmente qui. Seguitemi, parliamo dentro, qui fuori fa freddo”. Elsie guardò negli occhi tutte le presenti.

      Vennero incitate dai Guerrieri a entrare in casa, il che fece adirare Shae. Non le piaceva trovarsi in una situazione sconosciuta, non importava quanto gli altri stessero sorridendo e stessero cercando di metterle a loro agio. Non conosceva quelle persone e ne aveva passate abbastanza per non fidarsi di nessuno. Azazel era l’esempio perfetto; esteticamente era bellissimo ma era la persona più malefica con cui avesse mai avuto a che fare.

      Si impose di ricordarsi che si trattava della residenza del suo Re e che era stata salvata dai Guerrieri Oscuri, ovvero i più rispettati del Reame. Lo sforzo di controllare la propria reazione la fece sudare nella giacca di Gerrick. Non vedeva l’ora di andarsene, e si sentiva claustrofobica nella villa immensa.

      “Devo chiamare la mia famiglia, sicuramente sono preoccupati per me” disse Cami immediatamente.

      “Mi spiace ma non puoi” rispose gentilmente Zander.

      La cosa fece incazzare subito Shae, così come le altre donne. Nessuno le avrebbe mai più obbligate a fare qualcosa contro la loro volontà. Il vampiro cercò di ideare alcuni modi per fuggire nel momento in cui si sarebbe presentata l’occasione; in quel preciso istante era impossibile, circondata dai Guerrieri e le loro Prescelte. Prima o poi avrebbe trovato un modo per farlo.

      “Perché no?!” Sbottò Cami.

      “Perché non sappiamo abbastanza di come si sia sviluppata la situazione. Gli umani non possono sapere del Reame di Tehrex, e dobbiamo fare dei test per determinare gli effetti del veleno dei demoni su di voi” spiegò Zander.

      “Voglio andare a casa, adesso!” Esclamò Cami.

      “Può andare a casa se vuole” esordì Shae. “Siamo state prigioniere abbastanza a lungo, non potete dirci che cosa fare!”

      “Calmatevi”. La Principessa Breslin cercò di tranquillizzarle sollevando le braccia in cenno pacificatore. Peccato, perché Shae era parecchio incazzata e voleva prendere a pugni la donna.

      “Non possiamo tenerle qui, sarebbe crudele dopo tutto ciò che hanno passato” commentò Gerrick. Shae era scioccata dal fatto che il Guerriero le stesse difendendo, tanto più che non le sembrava il tipo che s’interessava di qualcosa. Lo aveva visto combattere con un certo distacco, il che le aveva fatto chiedere se provasse dei sentimenti.

      “E invece restano, Gerrick. Non sappiamo che cosa abbiamo per le mani e che rischio rappresentino” ribatté Zander.

      “Zander ha ragione. Là fuori non è sicuro per loro” aggiunse Breslin. Shae non ci pensò due volte e si tolse


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