Le avventure dei Principi Amir & Akhmed. Il Diaspro rosso e la strega Luthien. Roberto Borzellino

Читать онлайн книгу.

Le avventure dei Principi Amir & Akhmed. Il Diaspro rosso e la strega Luthien - Roberto Borzellino


Скачать книгу
la faccia davanti al suo popolo, decretò, unilateralmente, che “l’importo della tassa speciale sulla radice di Vergara” sarebbe stata decisa, di anno in anno, da un apposito consiglio composto dai membri di entrambe le due isole ma da lui presieduto.

      Il compromesso escogitato dal sultano produsse gli effetti sperati e la flotta di Astagatt, finalmente, attraccò nel porto di Cora.

      Modaffer III, per festeggiare l’avvenimento e dare un segno della sua potenza, fece allestire un’imponente cerimonia ufficiale, con tanto di esercito schierato in parata, alla quale presero parte entrambi i sovrani. L’accordo venne firmato solennemente e, da quel momento, cessò ogni forma di disputa commerciale tra i due regni.

      Lo stratagemma del Ministro Idris al-Shafi aveva funzionato e, nonostante non fosse stata cancellata l’odiata tassa, era riuscito a far cessare i continui soprusi del Sultano ed a stabilizzare i traffici commerciali tra le rispettive isole.

      Tra tutti i viaggiatori della flotta di Astagatt, la regina Adeela era la più entusiasta. Desiderava rivedere suo padre, le sue sorelle e, cosa ancora più gradita, tutti i posti dove aveva trascorso la sua infanzia e parte della sua gioventù. Più di ogni altra cosa le mancava il gigantesco e bellissimo orto botanico dove, fin da bambina, aveva ammirato fiori e piante provenienti da tutto il mondo conosciuto.

      Durante la sua adolescenza, in quello splendido giardino a cielo aperto, aveva vissuto la sua intensa storia d’amore con l’adorato marito Mohammed. Insieme avevano trascorso intere giornate a passeggiare mano nella mano e, complice una gigantesca pianta di Palmira, proprio in quel posto si erano scambiati il loro primo e tenero bacio, al riparo da sguardi indiscreti.

      Anche Akhmed era curioso di rivedere suo nonno e tutti i suoi numerosi parenti perché sapeva che un giorno, alla morte del sultano, sarebbe diventato il padrone incontrastato dell’isola di Cora. Nella sua testa già si affollavano piani stravaganti o rischiose imprese da realizzare in un prossimo futuro. Il suo carattere ribelle lo condizionava in tutto quello che faceva e diceva.

      Perfino durante il breve viaggio fino a Cora aveva avuto il tempo di litigare con alcuni sottufficiali della nave Glorius che, secondo il suo “modesto parere”, non eseguivano a regola d’arte gli ordini impartiti dal loro comandante.

      Dopo la miracolosa salvezza dal naufragio si sentiva invincibile, quasi immortale. In cuor suo credeva che il destino lo avesse risparmiato per offrirgli un futuro fatto di grandi imprese.

      Dal naufragio era solito ripetere al fratello Amir: “Un giorno il mio nome sarà temuto e rispettato… non solo qui ad Astagatt o sull’Isola di Cora… ma in tutto l’arcipelago. Spazzerò via… senza pietà… chiunque si metterà sulla mia strada… chiunque sarà un ostacolo tra me e i miei piani… e non avrò pietà né degli amici né dei parenti”.

      I giorni di vacanza sull’Isola di Cora trascorsero serenamente tra feste, balli a corte, e lunghe nuotate nel meraviglioso mare corallino.

      Il re Mohammed, quando gli fu comunicato che tutto il prezioso carico della radice di Vergara era stato venduto, convocò il vice ammiraglio Abdul-Lateef Kafer e gli ordinò di far preparare la flotta per l’imminente partenza.

      Finalmente era giunto il tempo di tornare a casa.

      Prima di ritornare sulla nave ammiraglia Glorius, al momento del commiato, i sovrani Mohammed e Adeela convocarono il figlio Akhmed per un colloquio riservato.

      “Caro figlio”, esordì il re con la voce commossa, “è giunto il momento tanto atteso… quello per il quale… in tutti questi anni… sei stato addestrato. Il tuo destino è scritto da tempo… sarai il principe ereditario dell’isola di Cora… siederai alla destra del Sultano in tutte le occasioni ufficiali e… alla sua morte… salirai al trono”.

      Akhmed, dopo avere ascoltato in silenzio le parole del padre, divenne improvvisamente rosso in volto e, come in preda all’ira, si rivolse alla regina Adeela: “Tu madre… anche tu… dunque… alla fine mi tradisci!!”.

      Iniziò a urlare e ad agitarsi come un selvaggio qualunque, cercando di dare l’ennesima cattiva dimostrazione, ai suoi illustri genitori, di quanto fosse poco adatto al ruolo che gli avevano riservato.

      Inoltre, cercò di togliersi da dosso tutti i “ridicoli vestiti da cerimonia” come lui spesso, in modo sprezzante e offensivo, si divertiva ad apostrofarli. Ma ben presto si rese conto che la sua inutile sceneggiata non stava dando i risultati sperati.

      Improvvisamente, come un esperto attore, cambiò strategia. Smise di urlare e si buttò ai piedi della regina. Con le sue tozze mani le afferrò la caviglia destra e la strinse forte al suo petto, nell’ultimo, disperato tentativo, di commuoverla e farle cambiare idea.

      “Madre… non mi lasciare qui da solo… portami a casa con te…” iniziò a supplicarla piangendo.

      “Il mio destino non è questo… io non sarò mai il Sultano di quest’isola brutta e inospitale. Il mio destino è quello di diventare il re di Astagatt. Non mettere il nostro amato regno nelle mani di mio fratello… quello stupido… quello sciocco… che sa amare solo i suoi ridicoli libri di storia. Io sono il destino di Astagatt!! Madre… non soccombere ai desideri del re… aiutami a tornare a casa… non abbandonarmi tra gente sconosciuta e ostile”.

      La regina Adeela lo guardò con aria severa e indignata, tirò via il suo piede dalle forti e possenti mani del figlio e, con piglio autoritario, lo rimproverò energicamente: “Akhmed… il tuo tempo è arrivato. Sii uomo… comportati da futuro sovrano. Fai in modo che tutti noi… un giorno… potremo essere fieri di te. Dovrai essere d’esempio per tutti e farai in modo di non far ricadere la vergogna sulla tua famiglia. Sii forte… un anno passa velocemente. Ti prometto che con l’arrivo della prossima estate…», ma la regina non fece in tempo a finire la frase che Akhmed si era già rialzato e ricomposto. Con un gesto deciso della mano, fece segno alla madre di aver compreso il suo discorso.

      “Va bene madre… mi fido di te… come sempre!”, replicò il principe ormai rassegnato all’inevitabile.

      “È vero… il tempo passa rapidamente e un anno corre in fretta. Troverò sicuramente qualcosa d’interessante da fare su questa stupida isola… ma se non ti rivedrò qui la prossima estate… sappi che farò il diavolo a quattro per ritornare ad Astagatt e… destino o non destino… lì resterò per sempre…”.

      Il re, che fino a quel momento non era intervenuto ed era rimasto in disparte, fece un segnale con la testa alla regina per farle capire che il tempo era scaduto.

      I genitori abbracciarono affettuosamente Akhmed e si diressero verso il porto per imbarcarsi sulla nave ammiraglia Glorius e fare ritorno a casa.

      Tutta Astagatt stava aspettando, con ansia, il ritorno della flotta.

      Capitolo sesto

      IL LIBRO DEI RICORDI

      La grande flotta imperiale era partita per l’isola di Cora già da due settimane. Con la vendita del suo prezioso carico, la rara spezia “Vergara”, gli abitanti dell’isola di Astagatt avrebbero trascorso un anno tranquillo e sereno, almeno economicamente. Ma un cattivo presagio aleggiava nell’aria.

      Era una notte senza luna e l’oscurità si era impossessata dell’intera isola, avvolgendola in una stretta morsa. Stranamente anche il vento dell’est aveva ripreso a soffiare con vigore e una pioggia torrenziale tintinnava con forza sui vetri della camera da letto di Amir.

      Il rumore della tempesta si faceva sempre più forte e il giovane principe, al lume delle candele, non riusciva a dormire. Se ne stava seduto sul letto, immobile, con le gambe incrociate e con lo sguardo fisso sulla parete. Sperava, in cuor suo, che la Grande Flotta fosse rimasta saldamente ancorata nel porto di Cora.

      Le condizioni del vento erano troppo rischiose per tentare di attraversare la “Grande barriera d’acqua”.

      Amir provò a liberarsi di tutti i cattivi pensieri.

      Si


Скачать книгу