Le avventure dei Principi Amir & Akhmed. Il Diaspro rosso e la strega Luthien. Roberto Borzellino
Читать онлайн книгу.cadrà la mia tremenda vendetta”.
Il principe rimase per due giorni chiuso nella sua stanza, insensibile alle richieste del personale di servizio che, al di là della porta chiusa a chiave, lo invitavano a fare colazione, poi a pranzare e, infine, a cenare. Ma Amir aveva dato disposizioni ben precise al capo della sua scorta personale: nessuno poteva entrare nella sua stanza senza un suo preciso ordine.
Grazie al “Libro dei ricordi” scoprì la sua vera origine.
I suoi ascendenti erano arrivati sull’isola di Astagatt centinaia di anni prima, provenienti da una terra ormai perduta.
Quel vecchio mondo non esisteva più.
A causa di un terrificante e misterioso evento naturale, di cui però il libro non dava alcuna spiegazione, la terra si era trasformata in un’enorme palla d’acqua salata. Solo l’isola di Astagatt e poche altre terre emerse erano sopravvissute al cataclisma.
Molti popoli erano scomparsi, ma molti altri si erano salvati approdando con mezzi di fortuna su ogni isola dell’arcipelago. Nonostante avessero conservato la propria antica lingua, la cultura e le tradizioni, era andata perduta tutta la tecnologia precedentemente acquisita dall’umanità.
Grazie all’intervento del mago Sekmet, quell’iniziale babele di popoli diversi era stata trasformata e modellata come si fa con una scultura di cera.
Per prima cosa, stabilì delle precise regole di convivenza e donò a tutti i popoli una lingua universale, in modo che potessero capirsi l’un l’altro senza malintesi.
Ogni isola fu libera di dotarsi del sistema di governo ritenuto più opportuno e conveniente da parte dei loro cittadini. Alcune popolazioni europee mantennero un regime sostanzialmente democratico, con un parlamento e un presidente eletto direttamente dal popolo, come sull’Isola della Torre Bianca. Altre, tra cui le stesse Astagatt e, parzialmente, l’isola di Cora, scelsero un sistema più complesso, realizzando un mix tra monarchia e califfato che tenesse in perfetto equilibrio le varie etnie presenti sulle rispettive isole.
Grazie al mago Sekmet, nonostante un coacervo di razze e culture diverse, dopo oltre mille anni non era scoppiata nemmeno una guerra o una piccola rivoluzione.
Nell’arcipelago tutti vivevano pacificamente.
Per evitare che in futuro potessero sorgere problemi di convivenza tra i diversi popoli, il mago Sekmet bandì per sempre ogni forma di religione monoteista. Favorì, invece, la diffusione del politeismo e la cosiddetta “magia bianca”, ma solo se a praticarla fossero stati sacerdoti o sacerdotesse esperte. Al contrario, veniva punito con la morte, mediante il rogo, chiunque fosse stato scoperto a praticare rituali di “magia nera”.
Nel Libro dei ricordi si parlava anche della strega Luthien, ma la sua storia era completamente diversa da come gli era stata raccontata dai suoi precettori.
La strega, quand’era bambina, aveva abbracciato “lo spirito della luce”. Aveva usato i suoi grandi poteri solo per fare del bene.
Di queste pratiche di magia bianca avevano tratto grande giovamento tutti gli abitanti dell’isola di Cora, dove Luthien aveva vissuto per molti anni, insieme a tutta la sua particolare e numerosa famiglia.
Purtroppo, il libro non spiegava il motivo per cui, improvvisamente, la strega aveva subito un radicale cambiamento e si era trasformata “nell’l’angelo del male”.
Giunto all’ultima pagina Amir lesse la famosa profezia e immaginò di essere lui l’eletto. Nel libro si descriveva fin nei minimi particolari il Diaspro rosso, di cui lui non aveva mia sentito parlare prima. Adesso il mistero più grande da risolvere era trovare questo talismano.
Ma dove cercarlo?
Istintivamente, iniziò a ripetere sempre la stessa frase.
“Una tragedia sfiorata… un talismano. Una tragedia sfiorata… un talismano…”.
All’improvviso ebbe un sussulto, come se fosse riuscito a risolvere quell’intricato e misterioso enigma.
“Ci sono… ci sono…», iniziò ad urlare a voce alta, “come sono stato stupido a non averci pensato prima. La tragedia sfiorata in mare con mio fratello Akhmed… è quello il posto… e lì che si trova il potente talismano… il Diaspro rosso. Io l’ho visto… io l’ho visto!! Domani mattina presto uscirò in mare e cercherò nelle profondità degli abissi… così come recita la profezia”.
Capitolo settimo
IL DIASPRO ROSSO
“Dov’è… dov’è…», si sentiva riecheggiare nella stanza.
Il principe Amir si aggirava tra le sue cose buttando all’aria tutto ciò che gli capitava tra le mani, come se stesse cercando il bene più prezioso del mondo.
“Dov’è il Libro dei ricordi… maledetti… ridatemelo subito o vi farò fucilare… anzi impiccare all’albero più alto dell’isola… e dopo vi fucilo… personalmente…”.
Proprio nel momento in cui pronunciava quelle minacce si materializzò la figura del capo bibliotecario: Ermes il greco.
“Mio principe”, si affrettò a tranquillizzarlo, “il libro è già al sicuro ed in buone mani. Se desidera… mi troverà in biblioteca ad aspettarla. Penso che sia giunto il tempo per una lunga e approfondita chiacchierata da fare insieme”.
Amir si voltò sorpreso e puntò il suo sguardo diritto verso di lui, aggrottò le sopracciglia e irrigidì la mascella, poi lo redarguì violentemente: “Fino a prova contraria sono ancora il principe ereditario di quest’isola… anzi… tra non molto tempo diventerò il re di Astagatt e nessuno… soprattutto un capo bibliotecario come te… può dirmi cosa devo o non devo fare!!”.
“Caro principe”, replicò Ermes, “la responsabilità per la custodia di questo preziosissimo libro mi è stata affidata da suo padre, il re Mohammed, lo stesso giorno in cui presi servizio nella biblioteca reale. Solo il sovrano può autorizzare qualcuno a consultare il testo. Purtroppo Lei ha sottratto il libro con l’inganno e di questo dovrà rendere conto direttamente a suo padre quando ritornerà dall’isola di Cora. Adesso mi scusi ma il dovere mi chiama”.
Amir non potette fare altro che osservarlo, immobile, mentre si allontanava dalla stanza con il libro sotto al braccio.
Fu in quel momento che decise che fosse giunto il momento di attuare il suo piano. Doveva assolutamente trovare il Diaspro rosso e dimostrare a tutti, suo padre compreso, che lui era l’unico e solo eletto indicato nella profezia. Si vestì rapidamente con gli abiti tipici di Astagatt e si avviò verso l’uscita segreta del palazzo reale, quella stessa che utilizzava tutte le volte che desiderava camminare per la citta senza essere riconosciuto dai passanti.
Al porto si fermò al cantiere navale dove procedevano febbrili i lavori di potenziamento della flotta. Qui poté ammirare la costruzione della nuova nave ammiraglia a cui era stato dato il nome di sua madre “Regina Adeela”. Un velo di commozione sembrò scendergli sul viso ma riuscì a farsi forza per non piangere.
Sua madre era partita già da due settimane e la mancanza dei genitori iniziava a farsi sentire.
Girò i tacchi e si avviò verso la bottega del panettiere dov’era sicuro che avrebbe potuto respirare l’odore del pane fresco appena sfornato.
Diego, il fornaio, si divertiva a preparare delle pagnottelle dalle forme più curiose e strane, ma pur sempre buonissime.
Proveniva da una nobile famiglia, di lontane origini italiane, e avrebbe potuto seguire la strada professionale del padre: diventare ambasciatore.
Al contrario, scelse di frequentare l’Accademia di belle arti perché sognava di diventare il pittore più famoso dell’intero arcipelago.
Un giorno, mentre era diretto a scuola, incontrò l’amore della sua vita Maria “La Cinesina”, così soprannominata