Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 3. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 3 - Edward Gibbon


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si richiedono, come una prova di santità e di martirio le Lettere R. M., una caraffa piena di liquor rosso, che si crede sangue o la figura di una palma. I due primi segni però son di piccolo peso, e quanto all'ultimo si osserva da' Critici 1. che quella che si dice figura d'una palma, è forse un cipresso o anche puramente un punto, o un intrecciamento di punteggiatura usato nelle iscrizioni sepolcrali; 2. che la palma era il simbolo della vittoria fra' Pagani; 3. che fra' Cristiani serviva come d'emblema non solo del martirio, ma anche di una gloriosa risurrezione in genere. Vedi la lettera del P. Mabillon sul culto de' Santi ignoti, ed il Muratori sopra le Antichità Italiane (Dissert. LVIII.).

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Per dare un saggio di queste leggende, ci contenteremo de' diecimila soldati Cristiani fatti crocifiggere in un giorno da Traiano o da Adriano sul monte Ararat. Vedi Baronio ad Martyrol. Rom. Tillemont (Mem. Eccles. Tom. II. P. II. p. 438.) e le Miscellanee di Geddes vol. II. p. 203. L'abbreviatura MIL., che può significare tanto soldati che migliaia, dicesi, che abbia prodotto vari sbagli straordinari.

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Vedi Dionisio ap. Euseb. l. VI. c. 41. Uno de' diciassette fu accusato ancora di furto.

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Le lettere di Cipriano somministrano una molto curiosa ed original pittura sì di esso che de' suoi tempi. Vedansi parimente le due vite di Cipriano, scritte con ugual esattezza quantunque con mire assai differenti, l'una da Le Clerc (Biblioth. univers. Tom. XII. p. 208-378.) l'altra dal Tillemont (Memoir. Eccles. Tom, IV. part. I. p. 76-459).

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Vedasi la civile ma severa lettera del Clero di Roma al Vescovo di Cartagine (Cyprian. Epist. 8, 9.) Ponzio pone la massima cura e diligenza in giustificare il suo maestro contro la general censura, che se gli faceva.

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Specialmente quello di Dionisio di Alessandria, e di Gregorio Taumaturgo di Neocesarea. Vedi Euseb. (H. E. lib. VI. c. 40) e le Memorie di Tillemont (Tom. IV. Part. II. p. 685.).

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Vedi Cipriano, Epist. 16, e la vita che ne fece Ponzio.

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Abbiamo una vita originale di Cipriano fatta dal Diacono Ponzio, compagno del suo esilio e spettatore della sua morte; e possediamo ancora gli antichi Atti Proconsolari del suo martirio. Questi due documenti son coerenti fra loro e probabili; e quel ch'è più osservabile, sono spogliati di qualunque circostanza maravigliosa.

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Potrebbe parere, che questi fosser ordini circolari mandati a tutti i Governatori nel medesimo tempo. Dionisio (ap. Euseb. l. VII. c. 11.) racconta l'Istoria del proprio esilio da Alessandria, quasi nell'istessa maniera. Ma siccome egli evitò la morte, o sopravvisse alla persecuzione, si dee reputare o più o men fortunato di Cipriano.

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Vedi Plinio, Hist. Nat. V. 3. Cellario Geogr. ant. (Part. III. p. 96.) i Viaggi di Shaw p. 90, e per l'adiacente paese (ch'è terminato dal Capo Bona, o dal promontorio di Mercurio) l'Affrica di Marmol (Tom. II. p. 474.). Si trovano ivi i residui di una acquedotto vicino a Curubis, o Curbis presentemente mutato in Gurbes; ed il D. Shaw lesse un'iscrizione, che chiama quella città Colonia Fulvia. Il Diacono Ponzio (in vit. Cypriani c. 12) l'appella apricum et competentem locum, hospitium pro voluntate secretum, et quidquid apponi eis ante promissum est, qui regnum et justitiam Dei quaerunt.

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Vedi Cipriano (Epist. 77. Edit. Fell.)

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Nell'atto della sua conversione aveva egli venduto quei giardini per benefizio de' poveri. La bontà di Dio (probabilissimamente la liberalità di alcuni amici Cristiani) li restituì a Cipriano. Vedi Ponzio c. 15.

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Quando Cipriano un anno avanti era stato mandato in esilio, sognò che sarebbe stato posto a morte nel seguente giorno. L'evento fece spiegare quella parola come indicante un anno. Vedi Ponzio. c. 12.

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Ponzio (c. 15) confessa che Cipriano, col quale cenò egli stesso, passò la notte custodia delicata. Il Vescovo esercitò l'ultimo atto di giurisdizione molto a proposito, disponendo, che le giovani donne, che vegliavano nella strada, fossero allontanate dal pericolo, e dalle tentazioni di una folla notturna. Act. Proconsolar. c. 2.

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Vedasi negli Atti c. 4, ed appresso Ponzio c. 17, la sentenza originale. Quest'ultimo l'esprima in un modo oratorio.

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Vedi Ponzio c. 19. Al Tillemont (Memoir. Tom. IV. Part. I p. 450 nat. 50) non piace una così positiva esclusione di ogni Martire di grado Episcopale più antico.

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Qualunque sia l'opinione che possiamo avere del carattere o de' principj di Tommaso Becket, bisogna confessare ch'egli soffrì la morte con una costanza non indegna de' primitivi Martiri. Vedi Lord Lyttelton Istor. di Enrico II. (Tom. II. p. 592 ec.).

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Vedasi particolarmente il trattato di Cipriano de Lapsis p. 87-98. Ediz. Fell. L'erudizione di Dodwell (Dissert. Cyprian. XII. XIII.) e l'ingenuità di Middleton (Ricerca libera p. 162 ec.) non hanno lasciato cosa da aggiungere intorno al merito, agli onori, ed ai motivi de' Martiri.

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Vedi Cipriano Epist. 5, 6, 7, 22, 24 e de unit. Eccles. Il numero de' pretesi Martiri si è moltiplicato assaissimo per l'uso, che fu introdotto, di dare quest'onorevole nome a' Confessori.

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Certatim gloriosa in certamina ruebatur; multoque avidius tum martiria gloriosis motibus quaerebantur, quam nunc Episcopatus pravis ambitionibus appetuntur. Sulpic. Sever. l. II. Egli poteva omettere la parola nunc.

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Vedi Epist. ad Rom. c. 4, 5 ap. Patres Apostol. (Tom. II. p. 27.). Era confacente al proposito del Vescovo Pearson (Vindic. Ignatian. part. II. c. 9) di giustificare con profusione di esempi e di autorità i sentimenti d'Ignazio.

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L'Istoria di Polieuto, sulla quale Cornelio ha formato una bellissima tragedia, è uno de' più celebri, quantunque non de' più autentici esempi di questo eccessivo zelo. Noi dobbiam osservare, che il canone 60 del Concilio d'Elvira nega il titolo di martiri a quelli che si esponevano alla morte col pubblicamente distruggere gl'Idoli.

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Vedi Epitteto l. IV. c. 7, e (sebbene vi sia qualche dubbio, s'egli alluda a' Cristiani) Marco Antonino de rebus suis (l. XI. c. 3.) Lucian. in Peregrin.

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Tertullian. ad Scapul, c. 5. Gli eruditi son divisi fra tre dell'istesso nome, che furon Proconsoli d'Asia. Io sono inclinato ad attribuire questo fatto ad Antonino Pio, che poi fu Imperatore, e che può aver governato l'Asia sotto Traiano.

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Mosem. de rebus Christ. ante Constant. p. 235.

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Vedi l'epistola della Chiesa di Smirne ap. Euseb. Hist. Eccl. (l. IV. c. 15).

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Nella seconda Apologia di Giustino si trova un esempio speciale e molto curioso di questa legal dilazione. Il medesimo fu concesso a' Cristiani accusati nella persecuzione di Decio; e Cipriano (de Lapsis) fa espressa menzione del dies negantibus praestitutus.

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Tertulliano risguarda la fuga dalla persecuzione come un'imperfetta, sebbene assai colpevole, apostasia, come un empio tentativo di eludere la volontà di Dio ec. Egli ha scritto un trattato su tal proposito (Vedi p. 536-544. Edit. Rigalt.). che è pieno del più fiero fanatismo e della più incoerente declamazione. Merita però qualche attenzione il vedere che Tertulliano medesimo non sofferse il martirio.

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I Libellatici, che sono specialmente noti per le


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