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che la narrazione di Costantino indichi, ch'esso vide la croce nel cielo, avanti di passar le alpi contro Massenzio. La vanità Provinciale però ha fatto rappresentar questa scena a Treveri, a Besanzone ec. Vedi Tillemont Hist. des Emper. Tom. IV. p. 573.
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Il pio Tillemont (Mem. Eccles. Tom. VII. p. 1317) rigetta, sospirando gli utili Atti di Artemio, veterano e martire, che attesta come testimone di veduta la visione di Costantino.
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Gelas. Cizic. Act. Conc. Nicaen. l. I. c. 4.
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Gli avvocati della visione non possono addurre neppure una sola testimonianza tratta da' Padri del quarto e del quinto secolo, che ne' loro voluminosi scritti celebrano più volte il trionfo della croce e di Costantino. Siccome a questi venerabili uomini non sarebbe dispiaciuto un miracolo, noi possiam sospettare (e tal sospetto vien confermato dall'ignoranza di Girolamo) che essi non fossero informati della vita di Costantino, scritta da Eusebio. Questo tratto si scoprì dalla diligenza di quelli, che tradussero o continuarono la sua Storia Ecclesiastica, e che rappresentarono con diversi colori la visione della croce.
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Gottofredo fu il primo, che nell'anno 1643 (Not. ad Philostorg. l. I. c. 6 p. 16) mostrò qualche dubbio sopra un miracolo, che con uguale zelo s'era sostenuto e dal Cardinal Baronio e da' Centuriatori di Magdeburgo. Dopo quel tempo molti de' Critici Protestanti hanno inclinato al dubbio e alla diffidenza. Si propongono le obbiezioni con gran forza da Chaufepiè Dictionn. Critiq. T. IV. p. 6-11; e nell'anno 1774 l'Abbate du Voisin, dottor di Sorbona, pubblicò un'apologia, che merita d'essere lodata com'erudita e moderata.
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Lors Constantin dit ces propres paroles:
J'ai renversé le culte des idoles;
Sur les débris de leurs Temples fumans
Au Dieu du Ciel j'ai prodigué l'encens.
Mais tous mes soins pour sa grandeur suprême
N'eurent jamais d'autre objet que moi-même;
Les saints autels n'étaient à mes regards
Qu'un marchepied du trône des Césars.
L'ambition, la fureur, les délices
Étaient mes Dieux, avoient mes sacrifices.
L'or des Chrétiens, leurs intrigues, leur sang
Ont cimenté ma fortune et mon rang.
Può leggersi con piacere il poema, che contiene questi versi, ma non si può con decenza nominare.
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Questo favorito era probabilmente il grande Osio Vescovo di Cordova, che preferiva la cura pastorale di tutta la Chiesa al governo d'una diocesi particolare. Atanasio (T. I. p. 703) rappresenta il suo carattere magnificamente, quantunque in breve. Vedi Tillemont, Mem. Eccles. Tom. VII. p. 524-561. Osio fu accusato forse ingiustamente di essersi ritirato dalla Corte con molto abbondanti ricchezze.
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Vedi Eusebio in vit. Const. passim, e Zosimo l. II, p. 104.
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Il Cristianesimo di Lattanzio era d'una specie morale, piuttosto che misteriosa. Erat paene rudis (dice l'ortodosso Bull) disciplinae Christianae, et in rethorica melius quam in theologia versatus. Defens. Fid. Nic. sect. II c. 14.
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Il Fabricio colla solita sua diligenza ha raccolto una lista di tre in quattrocento Autori, citati nella Preparazione Evangelica d'Eusebio. Vedi Bibl. Graec. l. V. c. 4. T. VI. p. 37-56.
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Vedi Const. Orat. ad Sanctos c. 10, 20. Egli specialmente si fonda sopra un misterioso acrostico, composto nel sesto secolo dopo il diluvio, dalla Sibilla Eritrea e da Cicerone tradotto in Latino. Le lettere iniziali de' trentaquattro versi Greci formano questa profetica sentenza: «Gesù Cristo, figlio di Dio, Salvatore del Mondo».
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L'Imperatore, nella sua parafrasi di Virgilio, ha spesse volte aiutato e migliorato il senso letterale del testo Latino. Vedi Blondel des Sybilles l. I. c. 14, 15, 16.
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Le varie pretensioni d'un figlio maggiore o minore di Pollione, di Giulio, di Druso, o di Marcello, si sono trovate incompatibili colla cronologia, coll'istoria e col buon senso di Virgilio.
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Vedi Lowth. De sacra Poesi Hebraeor. Praelect. XXI. p. 289, 293. Nell'esame dell'Egloga quarta il rispettabile Vescovo di Londra ha dimostrato erudizione, gusto, ingenuità, ed un moderato entusiasmo, che esalta la sua fantasia senza degradarne il giudizio.
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Thiers (Exposit. du Saint Sacrem. l. I. c. 8. 12. p. 59, 91) spiega molto giudiziosamente la distinzione fra le parti pubbliche e le segrete del Divin Sacrifizio, fra la missa Catechumenorum e la missa Fidelium, ed il misterioso velo, che la pietà e la politica gettato aveva sopra l'ultima; ma siccome in questo punto i Papisti possono essere ragionevolmente sospetti, un lettor Protestante seguiterà con più sicurezza l'erudito Bingamo. Antiquit. l. X. c. 5.
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Vedi Eusebio in vit. Constant. I. IV. c. 15-32 e tutto il tenore del sermone di Costantino. La fede, e la devozione dell'Imperatore hanno somministrato al Baronio uno specioso argomento in favore del suo anticipato battesimo.
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Zosimo (l. II. p. 105).
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Eusebio in vit. Costant. I. IV. c. 15-16.
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È stata copiosamente spiegata la teoria e la pratica dell'antichità rispetto al Sacramento del battesimo da Chardon; (Hist. des Sacremens, Tom. I. p. 3-405) dal Martenne (De ritib. Eccl. antiq. Tom. I.) e dal Bingamo nel libro decimo e undecimo delle sue Antichità Cristiane. Si può notare una circostanza, in cui le Chiese moderne si sono materialmente allontanate dal costume antico, cioè, che il Sacramento del battesimo (anche quando si amministrava agl'infanti) era immediatamente seguito dalla Confermazione e dalla sacra Eucaristia.
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I Padri, che censuravano questa colpevole dilazione, non potevano peraltro negare la certa e vittoriosa efficacia del battesimo, preso anche vicino alla morte. L'ingegnosa eloquenza di Grisostomo non potè trovare che tre argomenti contro questi prudenti Cristiani. 1. Che noi dobbiamo amare e seguir la virtù per amor di lei stessa, e non puramente pel premio che ne proviene. 2. Che possiamo esser sorpresi dalla morte senz'aver comodo del battesimo. 3. Che quantunque siamo per aver luogo nel Cielo, pure non vi risplenderemo, che come piccole stelle, in paragone di que' soli di giustizia, che avran percorsa la lor carriera con travagli, con successo e con gloria. Chrysost. in Epist. ad Hebraeos, Homel. 13. ap. Chardon. Hist. des Sacrem. (Tom. I. p. 49). Io credo che tal dilazione di battesimo, quantunque soggetta alle più perniciose conseguenze, non fosse però mai condannata da verun Concilio generale o provinciale, nè da verun pubblico atto, o dichiarazione della Chiesa. Facilmente s'accendeva lo zelo de' Vescovi in molte anche più leggiere occasioni.
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Zosimo I. II. p. 104. Per questa non ingenua falsità egli ha meritato e provato i trattamenti più duri da tutti gli Scrittori Ecclesiastici, eccetto che dal Cardinal Baronio (l'An. 324. n. 15-28) il quale aveva bisogno di servirsi dell'autorità dell'Istoria infedele in una particolare occasione contro l'Ariano Eusebio.
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Eusebio l. IV. c. 61, 62, 63. Il Vescovo di Cesarea suppone colla più perfetta sicurezza la salvazione di Costantino.
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Vedi Tillemont Hist. des Emper. Tom. IV p. 249. I Greci, i Russi, ed i Latini stessi, ne' secoli più tenebrosi, hanno desiderato di porre Costantino nel Catalogo de' Santi.
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Vedi il III. e IV. lib. della sua vita. Egli era solito dire, che o si fosse predicato Cristo colle labbra, ovvero col cuore, esso ne avrebbe sempre goduto. (l. III. c. 58.)
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Il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. IV. p. 374, 616) ha difeso con forza e con spirito la virginal purità di Costantinopoli contro alcuni maligni passi del Pagano Zosimo.
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L'Autore dell'Istoria polit. e filosof. delle due Indie (Tom. I. p. 9.) condanna una legge di Costantino,