Peccati Erotici Delle Italiane, Volume I. Giovanna Esse
Читать онлайн книгу.viaggio, senza farsi troppe domande. Così, i reali, fecero i bagagli e partirono, insieme alle persone care e alla principessa Alba, diletta figliola.
Il viaggio si dimostrò presto faticoso e pieno di insidie. I boschi sono sempre misteriosi e intricati: di giorno pieni dâillusioni ma di notte popolati da fantasmi e incubi. Le illusioni spingono i coraggiosi viandanti a superare le ardue prove che li aspettano, ma i fantasmi li spaventano, facendogli perdere lâorientamento e la sicurezza.
Impressionata da tante peripezie inattese, la regina si rese conto di non avere tempo per badare alla giovane principessa; allora si ricordò che, tanto tempo prima, aveva conosciuto una fata, molto speciale, che abitava nel bosco, in un posticino non lontano. Non che si fidasse ciecamente di lei ma, in fondo, le fate, come i satiri e le sirene, sono solo il frutto delle nostre speranze e della nostra fantasia. Il bosco è insidioso, confonde il viandante e la paura, spesso, fa compiere scelte frettolose. Chiamò a sé la piccola Alba e le disse:
«Tesoro mio, il nostro viaggio è più complicato di quanto ci augurassimo. Ormai, lo vedi tu stessa, tuttâintorno a noi le piante si sono trasformate in un groviglio inestricabile e i sentieri sono sempre più oscuri. Siamo partiti tra i declivi e ora siamo circondati da orridi e burroni. La luce non filtra più gioiosa, dalle alte fronde verdeggianti, ma lascia il posto al buio, umido e freddo. Non voglio che tu soï¬ra per le nostre diï¬coltà ; ci sono mille sentieri, molti sono sbagliati, altri non portano da nessuna parte⦠!»
La principessa pendeva dalle labbra della sua mamma, giovane comâera, non si rendeva conto delle insidie a cui poteva andare incontro. La felicità , per lei, era stare insieme ai suoi genitori; il suo mondo finiva li. Quella era lâunica misura della sua gioia. La regina riprese: «Faremo così! Mentre noi cerchiamo di uscire da questa situazione, tu ci attenderai a casa di una fata, che ho conosciuto tanto tempo fa, una vecchia amica. Ricordo ancora dove inizia la stradina che porta a casa sua, vieni!» e prendendola per mano la condusse in una radura, non troppo lontana. «Ecco» disse la regina e indicò col dito un vialetto incantevole, «guarda attentamente! Quello è il sentiero che porta alla sua casa. Non ti puoi sbagliare, perché allâingresso câè quellâinsegna aï¬ssa su di un vecchio palo.» Alba aguzzò la vista ed eï¬ettivamente vide un paletto sul bordo della via, câera un piccolo cartello ricavato dalla corteccia di un albero secolare.
«Ecco vaâ da lei e aï¬dati alla sua ospitalità . Ogni tanto ci ritroveremo qui, fino a quando non avremo trovato la nostra strada.»
Si baciarono e si abbracciarono, e Alba, non senza unâombra di paura, vide la sua mamma perdersi tra le fronde. Il suo sconforto durò solo un attimo, poi, con la curiosità tipica dei giovani, si aï¬rettò lungo il sentiero, indicato dallâantico cartello. Sul legno si leggeva a stento un epigramma che il tempo aveva scolorito:
âQui abita la Fata di Ferro.
Lei ama tutti e nessuno.
Lei sfida la vita, ma la teme.
Quando gioisce⦠dopo fa male.
Non è una vera Fata
ma neppure sa essere
una Strega vera.â
Le lettere, sbiadite, vergate con il colore del sangue arrugginito, fecero un certo eï¬etto sulla piccola principessa, ma decise di incamminarsi per quel viottolo che, a ogni passo, si arricchiva di fiori, colori e profumi di Guerlain.
2 â Problemi e soluzioni: l'amica di mamma
(Realtà )
«E questa è Nicòle! Visto? Te lâavevo detto che non era più una bambina. Il tempo passa in fretta, accidenti!» la mamma della ragazza sorrise a Flora, la vecchia amica. «Su Nicòle, stringi la mano a Flora, presentati come si deve. Dai!» La donna ci teneva a far bella figura, a ostentare la figliola come un trofeo, per rimarcare quanto era stata in gamba e fortunata. Nicòle sbuï¬Ã² sbarazzina e mimò un inchino teatrale, poi stemperò tutta la scena formale con un sorriso:
«Piacere!» disse rapida «Scusa ma mia mamma mi farebbe sfilare come al circo, se potesse.»
«Certo!» disse sua madre prendendola in giro. «Perché solo in un circo sfilano le scimmie come te!» Flora rise divertita:
«Non câè che dire» cominciò «non potevate essere più âdiversamenteâ simili.» strinse la piccola mano della ragazza, squadrandola dalla testa ai piedi, «Ha ragione la tua mamma, sei veramente bellissima⦠come scimmietta, intendo!» e risero di gusto tuttâe tre.
Nicòle e sua madre seguirono Flora allâinterno della villetta, che era in periferia ma collegata benissimo al centro città .
«Vi preparo un buon the: lo gradite? Oppure una cioccolata, non fate complimenti.»
La cucina faceva parte di una sala ricavata da un unico grande ambiente che ospitava una serie di divani e un grande tavolo da pranzo. Sul fondo, davanti a unâampia vetrata, una lunga banchina di legno di noce faceva da spartiacque dalla zona cottura, che era bellissima. Tutta rivestita in tozzetti di ceramica; una sequenza infinita di calde sfumature: andavano dal giallo al marroncino. La casa di Flora era accogliente e pulita!
Da anni non sâincontravano e la madre di Nicòle si gustò quei momenti di spensieratezza.
«Se me lo avesse predetto unâindovina, non ci avrei creduto⦠così lontane da casa, e ritrovarci qui. Sono proprio contenta!» Mentre Franca, era vivace, a volte quasi aggressiva, Flora aveva un carattere allegro, ma parlava meno. Era una di quelle persone che ti danno sicurezza: un sorriso quieto accompagnava ogni suo gesto, e guardarla preparare il tè era rilassante, conforme a tutto lâambiente, che si era creata intorno.
A Nicòle piacque subito quella figura di donna matura e prosperosa, con i seni generosi che premevano sotto il camice sottile che indossava per casa.
«Nicòle, preferisci la cioccolata calda?» chiese Flora con la sua voce carezzevole e la ragazza non seppe resistere.
«Oh, sì, per favore! La ringrazio» rispose, mentre ispezionava la casa con lo sguardo.
«Dammi pure del tu, Nicòle: non sono mica una vecchietta, come la tua mamma!» rise, sgranando quei suoi denti piccoli e bianchi che sembravano perline. Franca protestò ma bonariamente.
«Vieni Nicòle, forse ho qualcosa per te. Dovrebbe piacerti più delle nostre chiacchiere» e fece strada verso la zona living, dove un grosso televisore troneggiava su un tavolino, zeppo di film in DVD.
«Qui dovresti trovare qualcosa di adatto a te; la figlia di mio fratello lascia in giro un sacco di questi dischetti, Ha più o meno la tua età .»
«Uaho!» esclamò estasiata lei, scartabellando tra le custodie di plastica «ma questo è lâultimo concerto del mio cantante preferito. Per favore, per favoreâ¦!» proseguì, cercando di fare la migliore interpretazione di âocchi da cerbiattoâ mai eseguita, «Posso guardarlo?» Flora dovette fare uno sforzo, per non restare immobile e godersi quegli stupendi occhioni languidi. Sbrigativa replicò:
«Ah, cara mia, per me, te lo puoi anche sposare, non guardo mai âcosiâ moderni.»
«Nicòle! Guarda che tra breve torniamo a casa!» Urlò Franca in direzione del salotto, dove sua figlia si era già impossessata del telecomando. Con la maestria tipica