Il Giuramento. Джек Марс

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Il Giuramento - Джек Марс


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sere fa abbiamo avuto una caduta di corrente. Già questo è raro. Ancor più raro è il fatto che i generatori di emergenza non si siano accesi immediatamente. Stando alla progettazione dell’edificio, in caso di blackout ci dovrebbe essere un cambio senza interruzioni dall’energia centrale a quella di scorta. Così non è stato. Invece l’edificio è passato alle riserve di emergenza, che consistono in uno stato di bassa energia che tiene in vita solo i sistemi essenziali.”

      “Che genere di sistemi non essenziali si sono spenti?” chiese Luke.

      Drinan fece spallucce. “Le cose che può immaginare. Luci. Computer. Telecamere.”

      “Telecamere di sicurezza?”

      “Sì.”

      “Dentro all’edificio?”

      “Sì.”

      “Dentro c’era qualcuno?”

      L’uomo annuì. “In quel momento dentro c’erano due persone. Una era un addetto alla sicurezza che si chiama Thomas Eder. Lavora all’edificio da quindici anni. Era alla postazione di guardia, non all’interno dell’edificio di isolamento. Gli abbiamo parlato, così come ha fatto la polizia e il Bureau of Investigation del Texas. È stato cooperativo.”

      “Chi altro c’era?”

      “Ehm, c’era una scienziata, nella zona di isolamento. Si chiama Aabha Rushdie. Viene dall’India. È una bellissima persona e una bravissima scienziata. Ha studiato a Londra, ha superato diversi addestramenti per i BSL-4 e ha tutte le autorizzazioni di sicurezza necessarie. È con noi da tre anni e io ho lavorato direttamente con lei in diverse occasioni.”

      “Okay…” disse Luke.

      “Quando è mancata la corrente, l’aria temporaneamente ha smesso di arrivare attraverso il tubo. Si tratta di una situazione potenzialmente pericolosa. È rimasta anche nell’oscurità più assoluta. Si è spaventata, e pare che Thomas Eder le abbia permesso di uscire dall’edificio senza seguire tutti i protocolli di sicurezza richiesti.”

      Luke sorrise. Sembrava facile. “E poi è sparito qualcosa?”

      Drinan esitò. “Il giorno seguente con un inventario è venuto fuori che mancava una fiala di uno specifico virus Ebola.”

      “Qualcuno ha parlato con questa Rushdie?”

      Drinan scosse la testa. “È sparita anche lei. Ieri un allevatore ha trovato la sua auto su una proprietà isolata nella zona collinare a cinquanta miglia a ovest di Austin. La polizia di Stato dice che macchine abbandonate così indicano spesso che siamo in presenza di un crimine. La ragazza non è nel suo appartamento. Abbiamo cercato di contattare la sua famiglia a Londra, senza fortuna.”

      “Avrebbe avuto delle ragioni per rubare il virus Ebola?”

      “No. È impossibile da credere. Ho lottato con la questione per due giorni. La Aabha che conosco io non è una persona che… non riesco neanche a dirlo. Ma non è così. Non capisco che cosa stia accadendo. Temo che possa essere stata rapita o che possa essere caduta in mani criminali. Sono senza parole.”

      “E non abbiamo ancora raggiunto la parte peggiore,” disse bruscamente Susan Hopkins. “Dottor Drinan, può parlare all’agente Stone del virus, per favore?”

      Il buon dottore annuì. Guardò Stone.

      “Il virus è stato modificato a scopi militari. È simile a quello che troviamo in natura, come l’ebola che ha ucciso diecimila persona durante l’epidemia dell’Africa occidentale, però peggio. È più virulento, ad azione più veloce, può essere trasmesso più facilmente e ha un indice di mortalità più alto. È una sostanza molto pericolosa. Dobbiamo recuperarlo o distruggerlo o determinare con certezza che è già stato distrutto.”

      Luke si voltò verso Susan.

      “Vogliamo che lei vada là sotto,” gli disse lei. “A vedere che cosa riesce a scoprire.”

      Erano le precise parole che Luke non voleva sentire. Al telefono lei lo aveva invitato a una riunione. Ma lo aveva portato lì per affidargli una missione.

      “Mi chiedo,” disse Luke, “se possiamo parlarne in privato.”

*

      “Possiamo portarle qualcosa?” disse Richard Monk. “Un caffè?”

      “Certo, un caffè, grazie,” disse Luke.

      Non gli sarebbe dispiaciuto un po’ di caffè in quel momento, ma più che altro aveva accettato l’offerta perché pensava che così avrebbe costretto Monk a lasciare la stanza. Errore. Monk si limitò a prendere un telefono per ordinare qualcosa dalla cucina che si trovava al piano di sotto.

      Luke, Monk e Susan si trovavano in una stanza al piano di sopra vicino alla zona abitabile. Luke sapeva che la famiglia di Susan non viveva lì. Quando era vicepresidente non le aveva prestato molta attenzione, ma si era comunque fatto l’idea che lei e suo marito fossero separati.

      Luke si appoggiò allo schienale della comoda poltrona. “Susan, prima di cominciare voglio dirle una cosa. Ho deciso di ritirarmi, con effetto immediato. Glielo dico io prima che lo faccia chiunque altro, in modo che possa trovare qualcun altro da mettere a capo dell’SRT.”

      Susan non parlò.

      “Stone,” disse Monk, “adesso può anche saperlo. Lo Special Response Team è pronto per la decapitazione. È finito. Don Morris è stato coinvolto nel colpo di Stato fin dall’inizio. È almeno in parte responsabile di una delle peggiori atrocità che abbiano mai avuto luogo sul suolo americano. Ed è stato lui a creare lo Special Response Team. Sono certo che può capire che la sicurezza, soprattutto la sicurezza della presidente, è la cosa più importante sul nostro radar al momento. Non si tratta solo dell’SRT. Stiamo indagando sub-agenzie sospette nella CIA, nell’NSA e al Pentagono, tra le altre. Dobbiamo sradicare i cospiratori, in modo che non accada mai più una cosa del genere.”

      “Capisco le vostre preoccupazioni,” disse Luke.

      E le capiva davvero. Il governo era fragile al momento, forse più fragile di quanto lo fosse mai stato. Il Congresso era stato spazzato via quasi interamente, e una ex top model era stata elevata alla Presidenza. Gli Stati Uniti aveva dimostrato di avere i piedi di argilla, e se c’erano in giro altri cospiratori non c’era motivo di pensare che non avrebbero fatto un altro tentativo di riprendere il potere.

      “Se avete comunque intenzione di eliminare l’SRT, per me è il momento perfetto per andarmene.” Più diceva cose del genere, più gli diventavano reali.

      Era ora di rimettere insieme la sua famiglia. Era ora di ricreare il luogo idilliaco della sua mente in cui lui, Becca e Gunner sarebbero potuti stare in pace, lontano da preoccupazioni del genere, dove anche se fosse accaduto il peggio non avrebbe avuto chissà quale importanza.

      Diamine, magari sarebbe solo dovuto andare a casa a chiedere a Becca se voleva trasferirsi in Costa Rica. Gunner poteva diventare bilingue. Potevano vivere sulla spiaggia. Becca poteva avere un giardino esotico. Luke poteva fare surf un paio di volte a settimana. La costa occidentale del Costa Rica aveva alcune tra le migliori onde delle Americhe.

      Susan parlò per la prima volta. “È un pessimo momento perché se ne vada. Il tempismo non potrebbe essere peggiore. Il suo Paese ha bisogno di lei.”

      La guardò. “La sa una cosa, Susan? Non è vero. Lo pensa perché sono quello che per caso ha visto in azione. Ci sono milioni di persone come me. Ci sono persone più capaci di me, con più esperienza, più quadrate. Lei pare non saperlo, ma alcuni pensano che io sia una testa calda.”

      “Luke, non può lasciarmi così,” disse lei. “Barcolliamo sull’orlo di un disastro. Sono incastrata in un ruolo che non… non me lo aspettavo. Non so di chi fidarmi. Non so chi è buono e chi è cattivo. Quasi mi aspetto di girare l’angolo e beccarmi un proiettile in testa. Devo avere intorno la mia gente. Gente alla quale posso rimettere tutta la mia fiducia.”

      “Io faccio parte di questa gente?”

      Lo guardò direttamente negli occhi. “Lei mi ha salvato la vita.”

      Richard


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