Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

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Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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lui salvare è sol la morte mia.

      48

      Ciò che si possa far per sua salute,

      fuor che perder me stessa, il tutto ho fatto.

      Sei castella ebbi in Fiandra, e l'ho vendute:

      e 'l poco o 'l molto prezzo ch'io n'ho tratto,

      parte, tentando per persone astute

      i guardiani corrumpere, ho distratto;

      e parte, per far muovere alli danni

      di quell'empio or gl'Inglesi, or gli Alamanni.

      49

      I mezzi, o che non abbiano potuto,

      o che non abbian fatto il dover loro,

      m'hanno dato parole e non aiuto;

      e sprezzano or che n'han cavato l'oro:

      e presso al fine il termine è venuto,

      dopo il qual né la forza né 'l tesoro

      potrà giunger più a tempo, sì che morte

      e strazio schivi al mio caro consorte.

      50

      Mio padre e' miei fratelli mi son stati

      morti per lui; per lui toltomi il regno;

      per lui quei pochi beni che restati

      m'eran, del viver mio soli sostegno,

      per trarlo di prigione ho disipati:

      né mi resta ora in che più far disegno,

      se non d'andarmi io stessa in mano a porre

      di sì crudel nimico, e lui disciorre.

      51

      Se dunque da far altro non mi resta,

      né si truova al suo scampo altro riparo

      che per lui por questa mia vita, questa

      mia vita per lui por mi sarà caro.

      Ma sola una paura mi molesta,

      che non saprò far patto così chiaro,

      che m'assicuri che non sia il tiranno,

      poi ch'avuta m'avrà, per fare inganno.

      52

      Io dubito che poi che m'avrà in gabbia

      e fatto avrà di me tutti li strazi,

      né Bireno per questo a lasciare abbia,

      sì ch'esser per me sciolto mi ringrazi;

      come periuro, e pien di tanta rabbia,

      che di me sola uccider non si sazi:

      e quel ch'avrà di me, né più né meno

      faccia di poi del misero Bireno.

      53

      Or la cagion che conferir con voi

      mi fa i miei casi, e ch'io li dico a quanti

      signori e cavallier vengono a noi,

      è solo acciò, parlandone con tanti,

      m'insegni alcun d'assicurar che, poi

      ch'a quel crudel mi sia condotta avanti,

      non abbia a ritener Bireno ancora,

      né voglia, morta me, ch'esso poi mora.

      54

      Pregato ho alcun guerrier, che meco sia

      quando io mi darò in mano al re di Frisa;

      ma mi prometta e la sua fe' mi dia,

      che questo cambio sarà fatto in guisa,

      ch'a un tempo io data, e liberato fia

      Bireno: sì che quando io sarò uccisa,

      morrò contenta, poi che la mia morte

      avrà dato la vita al mio consorte.

      55

      Né fino a questo dì truovo chi toglia

      sopra la fede sua d'assicurarmi,

      che quando io sia condotta, e che mi voglia

      aver quel re, senza Bireno darmi,

      egli non lascierà contra mia voglia

      che presa io sia: sì teme ognun quell'armi;

      teme quell'armi, a cui par che non possa

      star piastra incontra, e sia quanto vuol grossa.

      56

      Or, s'in voi la virtù non è diforme

      dal fier sembiante e da l'erculeo aspetto,

      e credete poter darmegli, e torme

      anco da lui, quando non vada retto;

      siate contento d'esser meco a porme

      ne le man sue: ch'io non avrò sospetto,

      quando voi siate meco, se ben io

      poi ne morrò, che muora il signor mio. —

      57

      Qui la donzella il suo parlar conchiuse,

      che con pianto e sospir spesso interroppe.

      Orlando, poi ch'ella la bocca chiuse,

      le cui voglie al ben far mai non fur zoppe,

      in parole con lei non si diffuse;

      che di natura non usava troppe:

      ma le promise, e la sua fé le diede,

      che farìa più di quel ch'ella gli chiede.

      58

      Non è sua intenzion ch'ella in man vada

      del suo nimico per salvar Bireno:

      ben salverà amendui, se la sua spada

      e l'usato valor non gli vien meno.

      Il medesimo dì piglian la strada,

      poi c'hanno il vento prospero e sereno.

      Il paladin s'affretta; che di gire

      all'isola del mostro avea desire.

      59

      Or volta all'una, or volta all'altra banda

      per gli alti stagni il buon nochier la vela:

      scuopre un'isola e un'altra di Zilanda;

      scuopre una inanzi, e un'altra a dietro cela.

      Orlando smonta il terzo dì in Olanda;

      ma non smonta colei che si querela

      del re di Frisa: Orlando vuol che intenda

      la morte di quel rio, prima che scenda.

      60

      Nel lito armato il paladino varca

      sopra un corsier di pel tra bigio e nero,

      nutrito in Fiandra e nato in Danismarca,

      grande e possente assai più che leggiero;

      però ch'avea, quando si messe in barca,

      in Bretagna lasciato il suo destriero,

      quel Brigliador sì bello e sì gagliardo,

      che non ha paragon, fuor che Baiardo.

      61

      Giunge Orlando a Dordreche, e quivi truova

      di molta gente armata in su la porta;

      sì perché


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