Voglio Succhiarti Il.... Gemma Cates

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Voglio Succhiarti Il... - Gemma Cates


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Il suo sguardo viaggia su e giù lungo il mio corpo, solo una volta, abbastanza lentamente da farmi capire che apprezza quello che vede, ma senza soffermarsi sul mio seno. Non male.

      “Pre-Grimm, lei salva sé stessa dal lupo. Nessun boscaiolo necessario, grazie tante.”

      Ridacchia e la vellutata dolcezza della sua voce sfrega contro le mie parti femminili in un modo che non dovrebbe essere possibile.

      Perché è umano. Questo gnocco è umano al 100%, e io non sono mai stata attratta dagli umani.

      “Qual è l’indizio visivo per cui non sei una specie di Cappuccetto Rosso medio dei Fratelli Grimm?”

      Sposto il peso, di modo che il fianco s’inclina in avanti, e faccio un sorrisetto. “Sembro una che è stata mangiata da un lupo?”

      Abbaia una risata. “Quindi sei tu ciò che rende fico il costume, non la maglietta bianca attillata, i pantaloni in pelle nera aderenti o il mantello di velluto.” Annuisce come se fosse d’accordo.

      Uomo intelligente.

      Aspetta. Non intelligente. Semplicemente un ragazzo. Un ragazzo umano.

      Molti vampiri hanno segretamente un debole per gli umani prima che l’infatuazione passi. E sono sicura che il sesso con un umano sia semplicemente bello, ma avrei difficoltà a gestire le persone e le loro infinite, irritanti abitudini. Chiedermi di fare lo sforzo di trascorrere più di quindici minuti con un uomo che ha zero possibilità di diventare il mio compagno per la vita? No, grazie.

      Questo tipo, tuttavia, mi sta facendo ricredere sull’idea del sesso occasionale senza possibilità di relazione.

      Probabilmente sarebbe una buona idea muovere il culo prima che accada. Sto per trovare una scusa quando lui tende la mano. “Simon.”

      Non posso non stringergliela. Non quando mi dà l’opportunità di tastare il suo largo palmo e le lunghe dita spesse.

      Dea. Ho bisogno di scopare. Faccio pensieri porno sulla mano dell’uomo. E non la lascio andare.

      Non che lui si lamenti.

      “Becca.”

      “È un vero piacere conoscerti, Becca. Come fai a conoscere Megan?” Mi tiene ancora la mano. Sembra felice di mantenere il contatto quanto lo sono io.

      “Quella zoccola malefica è la mia migliore amica. E tu?”

      Inarca le sopracciglia. “Lavoro. C’è un qualche motivo particolare per cui sembra che tu voglia farle un occhio nero?”

      “Nella mia versione c’è più sangue. E un coltello.” Alzo gli occhi al cielo e reclamo la mia mano. “Mi ha fatto venire qui, stasera.”

      “E non ti stai affatto divertendo.” Fa una smorfia con le labbra, divertito. Non male, Simon. I fragili ego di molti ragazzi non potrebbero cogliere la benché minima allusione al fatto di non essere il queso e le patatine del mondo di ogni donna.

      A proposito… “Hai visto il queso? Mi erano stati promessi formaggio piccante e un sacco di patatine. E dei margarita. Dove diavolo sono i margarita?” Ma poi mi rendo conto che lui avrebbe sottinteso, se non apertamente fatto, una domanda. Interrompo la scansione a lunga distanza del banchetto nella cucina di Megan (non mi sono spinta oltre il soggiorno) e mi volto verso Simon. Concentrando tutta l’attenzione su di lui, dico, “No, per niente. Dick mi sta addosso e non ho drink in mano.”

      “Dick?”

      “Jon Snow, stile vampiro.”

      Simon ridacchia di nuovo. “Cavolo, è strano. Vuoi dire Robert. È l’unico Jon Snow qui, ma mi sfugge la parte vampiresca. Quel tipo…”

      “Meglio sia single, altrimenti stasera perderà un testicolo.”

      “Davvero. Non che sia una scusa per comportarsi male, ma normalmente è un uomo moderatamente rispettoso.” Guarda oltre la mia spalla, in prossimità dell’ultimo posto in cui Dick è stato avvistato. “Quando non è ubriaco.”

      Prima che possa affermare che Dick – apparentemente un collega di lavoro di Simon e Megan, di nome Robert – stasera è effettivamente ubriaco, Simon mi prende per il gomito con la sua grossa, calda mano. Maledizione. Sono in arretrato col sesso, perché è del tutto innaturale per me desiderare un umano, e ancora più strano avere pensieri porno sulle sue mani.

      “Temo che tu ti sia persa il queso, ma posso accompagnarti alle scorte segrete di margarita.”

      Nessun segreto. L’imponente e ben fornito bar si trova fuori, sul patio, e c’è anche una barista dedicata. A fine ottobre, ad Austin, difficilmente fa freddo, e stasera, a dire il vero, il clima è perfetto per attardarsi sul patio. Non riesco ad arrivare molto lontano perché vengo abbordata da Dick. A parte la scarsità di queso e la lista degli ospiti – che comprende persone, su cui c’è poco da fare – Megan sa come organizzare una bella festa. Scambiamo qualche parola sulla mancanza di queso.

      Simon indica il bar con la mano tesa. “Suppongo che non vieni a molte di queste feste, perché non ti ho mai vista e il bar si trova sempre sul retro, all’aperto, anche col tempo incerto.”

      “No, detesto le persone.”

      Inclina la testa, come se fosse confuso – non dovrebbe esserlo; non ho nascosto nulla della mia personalità e relative peculiarità – poi dice, “Soltanto in senso collettivo o anche individualmente?”

      “Oh, bella domanda, Simon.” Non riesco a fare a meno di pronunciare il suo nome. Mi piace, dà una sensazione vecchio stile. Non ho mai conosciuto un Simon, per quanto mi ricordi. “Sono disillusa sia dagli individui sia dai gruppi, ma per ragioni diverse.”

      Le sue labbra si contraggono quando ordina due margarita alla barista e chiede due shot di tequila, anche. Quando la venti(e-qualche-cos)enne dietro il banco gli toglie gli occhi di dosso e comincia a preparare i nostri drink, lui dice, “Fammi capire. Dammi le prime tre per i gruppi e per gli individui.”

      “Le prime tre?”

      “Certo. Le tre cose che detesti di più nelle persone, sia singolarmente che collettivamente.”

      Questo tizio è pericoloso. Non batte ciglio di fronte alle mie tendenze da misantropa, e fa sì che le mie parti femminili lo notino. Calma, tigre.

      “Solo tre, huh? Detesto le persone che in gruppo si comportano come Dick.”

      “Robert.”

      “Sì, lui. Forse soffre di un certo grado di ansia sociale e sente il bisogno di lubrificarsi a questi eventi, o forse sa che gli standard sociali si allentano in grandi gruppi e semplicemente trova la scusa per fare il coglione.”

      Un punto a favore di Simon è che non si è messo a ridacchiare quando la parola “lubrificarsi” è sfuggita dalle mie labbra rosso acceso. “Ci sono tanti coglioni al mondo, lui è uno dei tanti.”

      D’altronde, Simon non è proprio il tipo che ridacchia. È più da “risatina in quel modo intensamente sexy che mi fa fremere”. Oh, sì, e bagnare. I toni suadenti della sua voce causano decisamente agitazione nelle mie mutande.

      “Ah, non preoccuparti. Ce ne sono altre.” Do un’occhiata ai due shot comparsi durante la chiacchierata. I margarita sono ancora in fase di mescolamento. La nostra barista fa multitasking, serve birra e vino mentre prepara i nostri drink. Abbastanza giusto. C’è un bel viavai da Megan, stasera.

      Seguendo il mio sguardo, Simon si accorge degli shot e compare un sorriso sexy. Offrendomene uno, tiene l’altro in mano e lo alza. “All’evitare i coglioni del mondo.”

      Finalmente qualcosa a cui posso brindare anch’io.

      Accolgo con piacere il bruciore del liquore. Magari affoga qualcuno dei pensieri ridicoli che sto avendo sull’umano in piedi a trenta centimetri da me.

      Perché la tequila quello fa: scaccia le brutte decisioni. Questo merita un’alzata d’occhi. Ma la consapevolezza


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