La Bugia Perfetta. Блейк Пирс

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La Bugia Perfetta - Блейк Пирс


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facesse venire il mal di testa.

      La sala principale era enorme, con una schiera apparentemente infinita di macchinari cardio. Sulla sinistra c’era la sala pesi, così ampia che non si vedeva dove finiva. A destre c’erano due dozzine di materassini adibiti allo stretching e, almeno per ora, alle chiacchiere o al controllo dei cellulari.

      Il direttore della palestra, un uomo con i baffi folti che si chiamava Frank Stroup, era in attesa dietro a una donna bionda, magra ma tonica e sulla ventina, che secondo Jessie aveva in faccia decisamente troppo trucco per essere una trainer. I denti erano bianchissimi in modo del tutto innaturale e i seni erano compressi dentro a un reggiseno sportivo che sembrava essere parecchio più piccolo del necessario.

      “Detective miei,” disse il direttore, dimenticando che solo uno dei due rispondeva a quel titolo, “questa è Chianti Rossellini. La lascio alle vostre domande. Vi prego di farmi sapere se avete bisogno di ulteriore aiuto.”

      Jessie annuì educatamente. Non che fosse stato molto di aiuto effettivamente fino a quel momento. Oltre a dare informazioni di base sullo storico lavorativo di Taylor, sembrava conoscere molto poco della vita della donna. La struttura poteva anche essere grande, ma a Jessie sembrava strano che quel tizio non avesse altro da dire su una trainer che, a quanto ne diceva Vin, lavorava con alcuni dei clienti più facoltosi del club. Avevano evitato intenzionalmente di parlare della morte di Taylor. Ma lo stesso, Jessie si era aspettata di vederlo almeno curioso del perché fosse stata assente negli ultimi due giorni.

      Mentre l’uomo si allontanava, Chianti li fissò con un miscuglio di apprensione e curiosità. Sembrava pensare di poter essere nei guai per qualche motivo. Ma il suo linguaggio corporeo suggeriva che non fosse certa del motivo.

      “Signorina Rossellini,” iniziò Ryan, riuscendo a non mettersi a ridere a metà della frase, “quanto bene conosce Taylor Jansen?”

      “Può chiamarmi Chianti,” rispose lei, non rendendosi conto di quanto questo potesse essere difficile per Ryan. “La conosco un po’. Cioè, lavoriamo nella stessa palestra. Interagiamo quasi tutti i giorni. Ma non direi che siamo amiche o qualcosa del genere. Taylor è molto concentrata sui suoi clienti e non passa tanto tempo a chiacchierare. Per quale motivo me lo chiede, comunque? Ha fatto qualcosa di sbagliato?”

      “Sono solo domande di routine. Non serve che lei si preoccupi al riguardo,” disse Jessie, non ancora pronta a rivelare la verità fino a che non avessero raggiunto i loro obiettivi. “Cosa ci sa dire del suo ex fidanzato, quello che a volte la accompagnava qui al lavoro?”

      “Oh, quello è Gavin. Gavin Peck.”

      “Ci racconti qualcosa di Gavin, Chianti,” disse Jessie con tono casuale.

      “Va bene,” disse lei, perdendo quasi subito quell’aria di disagio che sembrava circondarla. “Gavin è un’opera d’arte. Di sicuro ha un corpo fantastico. Penso che abbia anche vinto alcune gare di sollevamento pesi. Ed è, per dirla in modo carino, volatile.”

      “Cosa intende dire?” insistette Ryan.

      “È un tipo super intenso. Una volta mi allenavo alla palestra dove va lui ed era sempre su di giri, davvero una super energia. Anche Taylor è una con un sacco di energia. Ma in un modo più controllato. Lui tende a perdere il controllo.”

      “Ha mai perso il controllo con Taylor?” chiese Jessie cautamente.

      “Li ho visti insieme solo un paio di volte e non è mai stato così con lei in quelle occasioni. Ma non penso che abbia preso bene la fine della loro relazione.”

      “Perché dice questo?” chiese Ryan, guardando Chianti con la sua migliore espressione da “quello che dici mi interessa davvero un sacco”. La donna quasi si sciolse davanti a lui.

      “Ho sentito dire che è venuto da queste parti un paio di volte e quelli della sicurezza hanno dovuto chiedergli di andarsene,” rispose, arrossendo leggermente. “Non so se sia vero, ma mi pare una cosa da Gavin. Ha una certa propensione allo stalking. E poi potrebbe aver avuto dei buoni motivi per essere geloso.”

      “Di che cosa?” chiese Jessie.

      “Non per parlare male alle spalle, ma Taylor è una a cui piace flirtare con i clienti.”

      In quel momento un uomo panciuto sulla trentina, con una maglietta grigia senza maniche passò loro accanto.

      “Ciao Chianti,” disse con voce timida.

      “Ciao Brett. Siamo sempre d’accordo per la tua lezione delle 11?” gli chiese lei mostrandogli il suo sorriso bianchissimo.

      “Certo.”

      “Eccellente, tesoro. Teniamo in forma quei bicipiti, ok? A dopo.”

      Quando l’uomo se ne andò, il sorriso evaporò e la donna riportò subito l’attenzione su Jessie.

      “Cosa stavamo dicendo?” chiese.

      “Stava dicendo che Taylor è una tipa a cui piace flirtare,” le ricordò Jessie con volto impassibile.

      “Giusto.”

      “Sul serio?” insistette Jessie. “A noi hanno detto che è molto professionale.”

      “In palestra di sicuro. Ma l’ho sentita parlare al telefono, prendere appuntamenti per sedute di allenamento private. La gestione in genere non vede di buon occhio queste cose, quindi lei ha volutamente tentato di tenerle sempre nascoste. Ma il suo tono durante quelle telefonate era decisamente meno… professionale.”

      “Pensa che possa offrire più di semplici sessioni di allenamento?” chiese Jessie con intenzione.

      “Non posso dirlo,” rispose Chianti scrollando le spalle. “Voglio dire, come si fa a sapere se è una tipa promiscua o se le piace solo scherzare. Ad ogni modo la direzione ha chiuso un occhio perché molti dei suoi clienti qui sono molto facoltosi. Non vogliono perdere dei soci, capite? Ma a volte non si presenta per giorni e nessuno dice niente. Se lo facessi io, mi licenzierebbero all’istante. A dire il vero, è un po’ che non la vedo. Immagino che sia una di quelle volte. Ma ora mi avete fatto preoccupare. Sta bene?”

      Jessie guardò Ryan, facendogli capire con uno sguardo che per lei era arrivato il momento giusto. Lui annuì e si avvicinò a Chianti.

      “Temo di no,” le disse sottovoce. “Taylor è morta.”

      Jessie guardò Chianti con attenzione mentre la donna recepiva la notizia. Il suo sorriso plastico da trainer scomparve subito. Parve incredula.

      “Mi spiace. Cos’è successo?”

      “Taylor Jansen è stata trovata morta nel suo appartamento questa mattina,” disse Ryan con tono privo di espressione.

      Chianti parve impegnata a comprendere l’informazione, rendendosi conto solo ora del motivo per cui le erano state poste tutte quelle domande. Il suo volto passò piuttosto rapidamente da un’espressione di shock a una mista di preoccupazione e curiosità.

      “È stata uccisa? È stato Gavin?”

      C’era mancanza di empatia nella sua voce e Jessie avrebbe voluto darle un pugno in faccia. Non serviva che fossero amiche, ma questa donna non riusciva neanche a fingere un secondo di dolore? Purtroppo quel genere di reazione, per quella che era la sua esperienza, non portava neanche a pensare che fosse colpevole.

      L’espressione affamata di pettegolezzi che aveva ora stampata in viso e il suo nudo desiderio di scoprire i dettagli del fatto suggerivano che non ne fosse per niente a conoscenza. Anche se Ryan aveva ragione a sostenere che tutti sono sospettati, la formazione da profiler di Jessie le suggeriva con forza che Chianti non lo era per nulla.

      “Non abbiamo al momento nessuna informazione sulla causa della morte,” disse Ryan, poi aggiunse riluttante. “Ha mai pensato che Taylor potesse essere depressa?”

      “Oh wow!” disse Chianti sgranando gli occhi. “Si è suicidata?”

      “La prego di limitarsi a rispondere alle domande, signorina


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