Una morte e un cane. Фиона Грейс

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Una morte e un cane - Фиона Грейс


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lungo il mare e poi si risaliva la scogliera. Chester stava allerta, seduto al posto del passeggero, e quando Lacey ebbe risalito la collina, il cottage apparve alla vista. Lacey si sentiva pervasa da una sensazione di gioia: sentiva davvero quel posto come casa sua. E dopo l’incontro del giorno dopo con Ivan, probabilmente si sarebbe trovava ancora più vicina all’esserne la proprietaria ufficiale.

      Proprio allora notò il luccichio caldo del fuoco provenire dalla casa di Gina, e decise di proseguire lungo l’impervio sentiero a una corsia che conduceva alla dimora della vicina.

      Mentre accostava e si fermava, vide la donna in piedi accanto a un piccolo falò, con i suoi stivali di gomma ai piedi, intenta ad aggiungere altre foglie e rami secchi al cumulo. Il fuoco aveva veramente un aspetto piacevole alla luce crepuscolare di quella serata primaverile.

      Lacey suonò il clacson e abbassò il finestrino.

      Gina si voltò e la salutò con la mano. “Ehilà, Lacey! Devi bruciare qualcosa?”

      Lacey si sporse dal finestrino. “No. Mi chiedevo solo se avessi bisogno di una mano.”

      “Mi pareva che avessi un appuntamento con Tom stasera,” le disse Gina.

      “Sì,” le spiegò Lacey, provando quello strano miscuglio di delusione e sollievo. “Ma lui l’ha annullato. Emergenza impasto.”

      “Ah,” disse Gina. Lanciò un altro ramo d’albero nel fuoco, facendo volare in aria scintille rosse, arancio e gialle. “Beh, sono a posto, grazie. A meno che tu non abbia dei marshmallow da tostare!”

      “Cavolo, no! E sono anche appena stata al minimarket!”

      Decise di affibbiare la colpa per la mancanza di marshmallow a Martha Stewart e alla sua ricetta per la cheesecake alla vaniglia.

      Stava per augurare a Gina la buonanotte e girare l’auto per tornare da dove era venuta, quando sentì Chester che le premeva il naso contro. Si girò a guardarlo: le borse della spesa che aveva appoggiato davanti al sedile del passeggero si erano aperte e alcune cose si erano riversate fuori.

      “È un’idea,” disse Lacey, tornando a guardare fuori dal finestrino. “Ehi, Gina, che ne dici di cenare insieme? Ho vino e pasta. E tutti gli ingredienti per fare una cheesecake in autentico stile New York City secondo la ricetta di Martha Stewart, se mai ci annoiassimo e avessimo bisogno di qualcosa da fare.”

      Gina parve emozionata. “Sai di conquistarmi sempre quando parli di vino,” esclamò.

      Lacey rise. Allungò il braccio per prendere le borse della spesa e ottenne un altro colpetto di naso da parte di Chester.

      “Cosa c’è adesso?” gli chiese.

      Lui inclinò la testa di lato, guardandola intensamente.

      “Oh, ho capito,” disse Lacey. “Ti ho già rimproverato prima per non avermi fermato dal lanciare la sfida a Tom. Mi stai facendo vedere che avevi ragione, vero? Che tutto ha funzionato comunque. Beh, te lo concedo.”

      Chester mugolò.

      Lei ridacchiò e gli diede una carezza sulla testa. “Bravo ragazzo.”

      Scese dall’auto, il pastore inglese che saltava al suo fianco, e percorse il sentiero di Gina, scansando le pecore e le galline che si trovavano tutt’attorno.

      Entrarono.

      “Allora, cos’è successo a Tom?” chiese Gina, mentre percorrevano il corridoio dal soffitto basso verso la cucina in rustico stile country.

      “È stato Paul, a dire il vero,” spiegò Lacey. “Ha mescolato le farine o qualcosa del genere.”

      Entrarono nella luminosa cucina e Lacey posò le borse della spesa sul piano di lavoro.

      “Sarebbe ora che lo licenziasse, quel Paul,” disse Gina con tono severo.

      “È un apprendista,” le spiegò Lacey. “È normale che faccia degli errori!”

      “Certo. Ma poi dovrebbe imparare dagli stessi. Quanti impasti ha rovinato finora? E il fatto che adesso abbia anche rovinato i tuoi piani è davvero la goccia che fa traboccare il vaso.”

      Lacey sorrise di fronte alla constatazione di Gina.

      “A dire il vero, mi va bene così,” disse, mentre tirava fuori dal sacchetto tutti gli ingredienti comprati. “Sono una donna indipendente. Non ho bisogno di vedere Tom tutti i giorni.”

      Gina prese dei bicchieri e versò ad entrambe del vino, poi tutte e due si misero a preparare la cena.

      “Non potrai mai credere chi è passato in negozio prima che chiudessi, oggi,” raccontò Lacey mentre mescolava la pasta già immersa nella pentola di acqua bollente. Le istruzioni dicevano di non mescolare nei quattro minuti in cui l’acqua prendeva il bollore, ma a Lacey sembrava di restare con le mani in mano!

      “Non gli americani, spero?” chiese Gina con tono di disgusto mentre infilava la salsa nel microonde impostando i due minuti necessari perché si riscaldasse.

      “Sì. Proprio gli americani!”

      Gina ebbe un fremito. “Oh mio Dio. Cosa volevano? Fammi indovinare: Daisy voleva che Buck le comprasse un costosissimo gioiello.”

      Lacey versò la pasta nel colino, quindi fece due porzioni uguali nei loro piatti. “È questo il punto. Daisy voleva che Buck le comprasse una cosa. Il sestante.”

      “Il sestante?” chiese Gina, versando senza la minima eleganza la salsa di pomodoro sopra alla pasta. “Intendi lo strumento navale? Cosa se ne può mai fare una donna come Daisy di un sestante?”

      “Vero? È proprio quello che ho pensato io!” Lacey spruzzò un po’ di parmigiano sui cumuli di pasta.

      “Magari l’ha scelto così a caso,” commentò Gina, porgendo a Lacey una delle due forchette che aveva recuperato dal cassetto delle posate.

      “È stata molto specifica,” continuò Lacey. Portò il suo piatto e il vino verso il tavolo. “Voleva comprarlo, e ovviamente le ho detto che avrebbe dovuto venire all’asta. Pensavo che avrebbe lasciato perdere, ma niente. Hanno detto che ci saranno. Quindi domani dovrò avere ancora a che fare con loro. Se solo avessi messo via quel dannato sestante invece che lasciarlo in bella vista sul bancone quando sono uscita per pranzo!”

      Sollevò lo sguardo mentre Gina si sedeva di fronte a lei, e vide che la vicina appariva improvvisamente interdetta. E non sembrava avere altro da aggiungere a ciò che Lacey aveva detto, cosa particolarmente strana per lei, che era solitamente così chiacchierona.

      “Che c’è?” le chiese Lacey. “Cosa c’è che non va?”

      “Beh, sono stata io a convincerti che chiudere il negozio per pranzo non ti avrebbe arrecato danni,” bofonchiò Gina. “E invece sì. Perché Daisy ha avuto la possibilità di vedere il sestante! È stata colpa mia!”

      Lacey rise. “Non essere sciocca. Dai, mangiamo prima che si raffreddi e tutti i nostri sforzi vengano sprecati.”

      “Aspetta, ci serve ancora una cosa.” Gina andò verso i suoi vasetti di erbe allineati sulla finestra e prese alcune foglie da uno dei barattolini. “Basilico fresco!” Ne mise un ciuffetto su ciascuno dei loro piatti di pasta preparato alla bell’è meglio. “Et voilà!”

      Per quanto fosse un pasto decisamente alla buona, effettivamente aveva un buon sapore. Poi però bisognava considerare che il cibo a buon mercato è generalmente pieno di grassi e zuccheri, quindi era ovvio che fosse gustoso!

      “Sono abbastanza decente come sostituta di Tom?” chiese Gina mentre mangiavano e bevevano il loro vino.

      “Tom chi?” scherzò Lacey. “Oh, adesso mi viene in mente! Tom mi ha sfidato a cucinare per lui una cena, partendo da zero. Qualcosa di originario di New York. Quindi farò la cheesecake come dessert. Mia mamma mi ha mandato una ricetta di Martha Stewart. Vuoi aiutarmi a farla?”

      “Martha


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