Una morte e un cane. Фиона Грейс

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Una morte e un cane - Фиона Грейс


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dietro al banco non c’era un uomo che desse l’idea di essere un wrestler, ma una donna con un caschetto di capelli biondi tinti e un top corto bianco che metteva perfettamente in risalto la sua pelle dorata e i bicipiti torniti.

      Gina incrociò lo sguardo di Lacey, guardandola come a dire comunque: vedi, te l’avevo detto.

      “Cosa posso darvi?” chiese la donna con uno stretto accento australiano che Lacey non aveva mai sentito.

      Prima che Lacey potesse chiedere un caffè macchiato, Gina le diede una gomitata nelle costole.

      “È come te!” esclamò. “Un’Americana!”

      Lacey non poté evitare di ridere. “Ehm… no, direi di no.”

      “Sono australiana,” disse la donna con fare amichevole.

      “Davvero?” chiese Gina, perplessa. “Ma per me hai davvero lo stesso accento di Lacey.”

      La bionda si voltò subito a guardare Lacey.

      “Lacey?” ripeté, come se l’avesse già sentita nominare. “Tu sei Lacey?”

      “Uh… sì…” rispose lei, sentendosi piuttosto in imbarazzo nei confronti di quella sconosciuta che la conosceva.

      “Sei la proprietaria del negozio di antiquariato, giusto?” aggiunse la donna, appoggiando il piccolo bloc-notes che teneva in mano e infilandosi la matita dietro all’orecchio. Poi le tese una mano.

      Sentendosi ancora più confusa, Lacey annuì e gliela strinse. La donna aveva una presa forte e lei si chiese brevemente se ci fosse della verità in quelle voci sul wrestling, dopotutto.

      “Scusa, ma come fai a sapere chi sono?” le chiese, mentre la donna le scuoteva il braccio vigorosamente con un ampio sorriso in volto.

      “Perché ogni persona del posto che entra qua dentro e si rende conto che sono straniera, mi racconta subito di te! Di come anche tu sia venuta qui da oltreoceano da sola. E di come abbia avviato la tua personale attività dal niente. Mi sa che tutta Wilfordshire si aspetta che diventiamo migliori amiche.”

      Le stava ancora scuotendo energicamente la mano, e quando aprì bocca per rispondere, Lacey si accorse che anche la sua voce usciva a scossoni.

      “Quindi anche tu sei venuta nel Regno Unito da sola?”

      Finalmente la donna le lasciò andare la mano.

      “Già. Ho divorziato dal mio tipo e poi mi sono accorta che il divorzio non era sufficiente. Avevo davvero bisogno di essere dalla parte opposta del pianeta rispetto a lui.”

      Lacey non poté che ridere. “Lo stesso per me. Molto simile, insomma. New York non è esattamente l’altro lato del pianeta, ma per come è fatta Wilfordshire, a volte sembra che lo sia.”

      Gina si schiarì la voce. “Posso avere un cappuccino e una delizia di tonno?”

      La donna parve rendersi improvvisamente conto della sua presenza. “Oh, scusatemi. Ma che razza di maniere.” Tese la mano anche a lei. “Io sono Brooke.”

      Gina non la guardò negli occhi e le prese la mano senza particolare entusiasmo. Lacey colse una certa gelosia e non poté che sorridere sotto ai baffi.

      “Gina è la mia compagna di merende,” spiegò a Brooke. “Lavora con me in negozio, mi aiuta a trovare gli articoli, porta fuori il mio cane, cerca di trasmettermi tutta la sua sapienza in materia di giardinaggio e generalmente mi aiuta a mantenere la mia integrità mentale fin dal mio arrivo a Wilfordshire.”

      Il broncio geloso di Gina fu subito sostituito da un timido sorriso.

      Brooke sorrise. “Spero di trovare anche io la mia Gina, un giorno,” disse con tono scherzoso. “È un piacere conoscervi entrambe.”

      Riprese la matita da dietro l’orecchio e ritirò indietro un ciuffo di capelli biondi che le era scivolato davanti al viso. “Allora, un cappuccino, una delizia di tonno…” disse, scrivendo sul suo bloc-notes. “E per te?” aggiunse, guardando Lacey con trepidazione.

      “Un caffè macchiato,” disse Lacey, abbassando gli occhi sul menù. Lesse rapidamente ciò che vi veniva proposto. C’era una vasta gamma di piatti dall’aspetto molto appetitoso, ma in generale erano semplici panini con allettanti descrizioni. La delizia di tonno che Gina aveva ordinato era effettivamente un toast con tonno pescato e formaggio cheddar affumicato. “Ehm… la baguette con il purè di avocado.”

      Brooke annotò l’ordinazione.

      “E i vostri amici pelosi?” chiese poi, indicando con la matita un punto alle spalle di Gina e Lacey, dove Boudicca e Chester stavano camminando in cerchio, disegnando degli otto, nel tentativo di annusarsi a vicenda. “Una ciotola d’acqua e qualche crocchetta?”

      “Sarebbe fantastico,” disse Lacey, impressionata dall’accoglienza della donna.

      Pensò che sarebbe stata un’ottima albergatrice. Magari in Australia aveva lavorato nel settore dell’accoglienza? O forse era solo una persona a modo. Ad ogni modo, la prima impressione che si era fatta di lei era stata davvero ottima. Forse la gente di Wilfordshire sarebbe stata accontentata e le due sarebbero diventate sul serio migliori amiche. Lacey non disdegnava di certo l’arrivo di nuovi alleati!

      Lei e Gina andarono a scegliere un tavolo. In mezzo all’arredamento vintage del patio, avevano l’opzione di sedersi a un tavolo creato da una porta, con dei troni realizzati da ceppi d’albero, oppure una delle nicchie, fatte segando a metà delle barche a remi, riempite poi con dei cuscini. Scelsero l’opzione più sicura: un tavolo da picnic in legno.

      “Sembra davvero carina,” disse Lacey mettendosi a sedere.

      Gina scrollò le spalle e si lasciò cadere sulla panca di fronte a lei. “Già, pare a posto.”

      Era tornata al broncio geloso.

      “Sai che sei sempre tu la mia preferita,” le disse Lacey.

      “Per ora. Cosa succederà quando te e Brooke vi troverete a parlare da brave espatriate?”

      “Posso avere più di un’amica.”

      “Questo lo so. È solo che… con chi vorrai passare più tempo alla fine? Qualcuno della tua età che ha un locale trendy, o una che è tanto vecchia da poter essere tua madre e che puzza di pecora?”

      Lacey non poté trattenersi dal ridere, anche se senza alcuna malizia. Allungò le braccia e strinse le mani di Gina.

      “Dicevo sul serio quando ho raccontato che tu mi aiuti a mantenere la mia integrità mentale. Onestamente, con tutte le cose che sono successe con Iris, e la polizia, e i tentativi di Taryn di farmi scappare da Wilfordshire, avrei davvero perso la testa se non fosse stato per te. Sei una buona amica, Gina, e non è una cosa che do per scontata. Non intendo abbandonarti solo perché in città è arrivata una ex-wrestler amante dei cactus. Ok?”

      “Una ex-wrestler amante dei cactus?” chiese Brooke, apparendo accanto a loro con in mano un vassoio con i caffè e i panini. “Non stavi parlando di me, vero?”

      Le guance di Lacey avvamparono subito. Non era da lei spettegolare delle persone alle loro spalle. Stava solo cercando di tirare sul il morale a Gina.

      “Ah, Lacey! La tua faccia!” esclamò Brooke, dandole una pacca sulla schiena. “Nessun problema, tranquilla. Vado fiera del mio passato.”

      “Intendi dire…”

      “Eh sì!” disse Brooke sorridendo. “È vero. Non c’è poi tanto da raccontare, a dire il vero, come la gente tenderebbe a pensare. Ho fatto wrestling quando ero alle superiori, poi durante l’università, per poi finire con un anno da vera professionista. Mi sa che la gente di una piccola cittadina inglese pensa che si tratti di qualcosa di più strano di quanto realmente sia.”

      Lacey si sentiva davvero sciocca ora. Era ovvio che tutto potesse essere ingigantito e distorto man mano che la voce passava di bocca in bocca lungo il


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