Raji: Libro Uno. Charley Brindley
Читать онлайн книгу.entrato in cucina, si tolse il cappotto e lo appese a un gancio dietro la porta. Lei fece lo stesso.
“Vieni, voglio presentarti mio padre”.
Stavano in piedi davanti al caldo camino, di fronte a lui. La scacchiera era posizionata su un tavolo tra di loro.
“Ehi, papà”, disse Fuse, alzando la voce, “guarda chi ho trovato nel fienile”.
Fuse vide la ragazza osservare il volto del padre intento a fissare la scacchiera. Dopo un attimo, lei si inginocchiò al suo fianco e mise la mano sul bracciolo della sedia a rotelle. Il signor Fusilier girò la testa al rallentatore, con gli occhi che si mossero a scatti fino ad incontrare la sua.
Lei disse qualche parola che Fuse non capì, poi aspettò studiando il volto dell'uomo. Fuse vide suo padre deglutire, poi sbattere le palpebre.
Lei disse una parola sola, "Rajiani", e si toccò il petto, appena sopra il cuore.
“Rajiani,” disse Fuse. “È questo il tuo nome?”
La ragazza ripetéil nome.
“Il mio nome è Vincent.” Le porse la mano. “La maggior parte dei ragazzi a scuola mi chiamano Fuse, ma alcuni di quelli più grandi mi chiamano Fusilier.”
Lei raggrinzì la fronte.
“Fuse,” disse lui, continuando a tenderle la mano.
Lei la guardò ma non la afferrò. “Fuse.”
“Rajiani.” Disse lui lasciando ricadere la mano. Notò che effettivamentenon aveva toccato nemmeno suo padre. “Che bel nome. Vorrei sapere da dove vieni, e che lingua parli.”
Lei si alzò in piedi e pronunciò una raffica di parole che, per quanto ne sapesse lui, avrebbero potuto essere cinesi.
“Sei molto scura. Mi chiedo se vieni dall’Africa. Ma come hai fatto ad arrivare qui, in Virginia, senza parlare inglese? E perché ti nascondi nel nostro fienile? Qualcuno ti sta cercando?”
Rajiani sorrise e si portò le mani dietro la schiena.
Fuse le sorrise e lei abbassò lo sguardo, sulla scacchiera.
“Bene, tu parla con papà mentre io preparo la colazione.” Si allontanò, verso la cucina. “Non ci vorrà molto.”
Pochi minuti dopo, Rajiani entrò in cucina.Lo guardò far scivolare una teglia di biscotti nel forno della stufa a legna. Quando lui iniziò ad affettare la pancetta, lei prese una padella da un gancio sopra il bancone e la mise sul fornello. Prese le fette di pancetta e le adagiòall’interno. Si guardò intorno come alla ricerca di qualcosa.
“Lì dentro.” Fuse indicò un cassetto accanto al lavandino.
Rajiani lo aprì e sorrise tirando fuori una forchetta per girare la pancetta.
Fuse versò del latte fresco in tre bicchieri e ne porse uno a Rajiani. Ne bevve un sorso, poi si avvicinò a lei con il suo bicchiere. Lei ne bevve un piccolo sorso, si leccò le labbra e poi bevve la metà del contenuto. Si fermò per riprendere fiato e finì il resto.
“Wow,” disse Fuse. “Quando è stata l’ultima volta che hai mangiato e bevuto qualcosa?”
Le riempì nuovamente il bicchiere e rimise la brocca nella ghiacciaia. A quel punto, era già vuoto di nuovo. Sorrise mentre lei si leccava via un baffo bianco e riponeva il bicchiere sul bancone, si sentì un po’ sconfortato, rendendosi conto che era mezza affamata e la mattina precedente era stato cattivo con lei quando l’aveva trovata addormentata nel fienile.
Il bacon sfrigolò e il fuoco scoppiettò mentre i due adolescenti si fissavano l'un l'altra. Fuse non aveva idea dei pensieri che lei avesse su di lui, ma aveva una sensazione di disagio, un po’ come giocare col fuoco; era divertente e pericoloso allo stesso tempo. Sentiva qualcos'altro – la soddisfazione di essere utile.
Quando la pancetta saltò, Rajiani la afferrò con la forchetta.
Fuse prese un cesto di uova dalla ghiacciaia. Dopo aver cucinato mezzo chilo di pancetta, usarono il grasso per friggere le uova. Questo era un pasto che cucinava dieci o quindici volte a settimana, sostituendo occasionalmente il prosciutto alla pancetta.
Il tempo di finire con le uova, i biscotti erano pronti. Dopo che Fuse riempì di latte il bicchiere di Rajiani, portarono due vassoi di cibo nella sala da pranzo.
Fuse vide subito che uno dei pezzi degli scacchi era stato spostato.
“Ehi,” disse a Rajiani che stavamettendo il vassoio alla fine del tavolo. “Non dovresti scherzare con qualcosa di cui non sai nulla.”
Posizionò il suo vassoio sul tavolo, accanto al suo. “Devi averlo spostato dopo che sono andato in cucina per fare la colazione.” Prese il cavaliere bianco e lo rimise al suo posto, ma poi si fermò a fissare la scacchiera. “Allora, sai come si muove un cavaliere, Rajiani?”
Aveva spostato il pezzo in uno dei soli tre posti dove sarebbe potuto andare.
“Non ho mai conosciuto una ragazza che giochi a scacchi.” Guardò la scacchiera pensando alle mosse successive. “O anche una che abbia solo il minimo interesse ad imparare.” Ricollocò il cavaliere nello spazio dove lei lo aveva messo. “Mmm, interessante.” Studiò la tavola. “Un’altra mossa e potresti forchettare la mia torre e la mia regina.” Socchiuse gli occhi. “Mi chiedo se tu lo sappia, o abbia fatto per caso la miglior mossa possibile sulla scacchiera?”
Rajiani sorrise, si inginocchiò a tavola, e prese un coltello per tagliare uova e pancetta.
Fuse portò un pezzo di pancetta alla bocca del padre. Lui cominciò, sorpreso, poi morse la carne e iniziò a masticare.
Fuse spostò una pedina solo per vedere cosa avrebbe fatto. Rajiani esalò un suono simile ad una risatina, poi mosse immediatamente il suo cavaliere bianco per forchettare la sua torre e la sua regina. Spezzò un biscotto e lo tenne perciò che il padre di Fusese lo mettesse in bocca, poi mangiò il resto.
“Tieni,” disse Fuse, mettendole il cucchiaio nella mano, “dai a papà un po’ di uova.” Si alzò. “Torno subito.”
Corse verso le scale, facendole a due a due. Tornò veloce dalla sua camera da letto, scendendo lentamente le scale con un libro aperto in mano, leggendo. Sfogliò le pagine attraversando la stanza per raggiungere Rajiani e suo padre.
“Questo è un libro sulla storia degli scacchi.” Fuse guardò suo padre masticare un boccone di cibo, poi si sedette a gambe incrociate sul pavimento accanto a lei, voltando le pagine. “Ah, eccolo qui. Senti questo, Rajiani.” Lui la guardò mentre teneva un altro boccone di uova sulle labbra del padre. “Molti paesi sostengono di aver inventato il gioco degli scacchi in qualche forma imprecisata”, lesse nel libro. “L’opinione più diffusa è che gli scacchi abbiano avuto origine a Sindh, in India. Le parole arabe, persiane, greche e spagnole per gli scacchi derivavano tutte dal Sanskrit Chaturanga. L'attuale versione degli scacchi giocata in tutto il mondo si basa, in definitiva, su una versione di Chaturanga giocata in India intorno al VI secolo d.C.”.
Mentre guardava per vedere se stesse prestando attenzione, lei prese una striscia di pancetta e le diede un morso.
“La parola italiana per il gioco èscacchi.”
Lei masticò il suo boccone e lo guardò, poi guardò il libro.
“In Germania, è chiamatoSchach.”
Nessuna risposta.
“La parola spagnola èajedrez,” disse e attese.
Rajiani diede al signor Fusilier un altro po’ di uova.
“La parola hindi per gli scacchi è…” Fuse fece una pausa, cercando di formulare la parola nella sua testa. “Shatamgi.”
Lei alzò l’indice. “Shatranj.”
“Ah!” Lui fece una risatina e chiuse il libro sbattendolo. “Adesso so che vieni dall’India e parli l’hindi”
Saltò in piedi e corse di nuovo verso le scale. Tornò subito indietro portando