Il Terrore Privato Il Terrore Politico. Guido Pagliarino
Читать онлайн книгу.preventivo alla perforazione del cerebro con un punteruolo.
Vittorio aveva saputo da Evaristo, il dì successivo a quello del ritrovamento della salma, che pure la Scrofagnocca era stata sotto lâocchio dellâantiterrorismo negli anni â70 e â80: ce nâerano annotazioni presso la DIGOS della Questura, dalle quali risultava che le idee rivoluzionarie della Scrofagnocca erano di famiglia, essendo stati i suoi genitori sfegatati stalinisti nel Partito Comunista di Togliatti anni â40 e â50, noti alla Questura come agitatori abituali e occasionali bastonatori di attacchini della Democrazia Cristiana durante le prime campagne elettorali. Il nome completo che i due avevano sciaguratamente appioppato alla figlia era Mosca Stalina, pur sâella usava da un pezzo, dopo châera svenuta negli anni â80 la buriana rivoltosa iniziata nel â68, solo più il nome Mosca, che non richiamava immediatamente lâormai defunta Unione Sovietica. Era inoltre emerso dallâarchivio un particolare intrigante che poteva rivelarsi utile alle indagini sul Mostro: in passato la donna aveva lavorato come magazziniera nella stessa fabbrichetta di porte per docce dove anche la seconda vittima aveva prestato servizio e, suppergiù, negli stessi anni. Ciò poteva indurre a considerare con più attenzione la pista politica, pur senza trascurare quelle del gruppetto demoniaco e del serial killer psicopatico.
Nel caso che lâassassino fosse stato un serial killer, presentava interesse, secondo criminologi e psicologi sociali consiglieri della Questura, il fatto châegli non avesse mai contattato né i media né la Polizia, a differenza di quegli assassini seriali che amavano mettersi in mostra con messaggi, sfidando la società , come lâarchetipo di tutti i serial killer, il famigerato autore londinese di almeno cinque delitti, attuati dal 31 agosto allâ8 novembre 1888, che aveva spedito alla stampa tre lettere, presunte autentiche, nella prima delle quali sâera firmato Jack lo squartatore, come sarebbe stato poi chiamato dai giornali e come sarebbe rimasto negli annali della criminologia, e che in tutte e tre le missive aveva fornito presunti indizi deridendo Scotland Yard. Nel caso del Mostro dellâOrecchio, lâassenza di messaggi, postali, telefonici o per posta elettronica, aveva portato i periti psichiatrici ad abbozzare, sia pure con riserva, alcuni lineamenti del suo carattere: egli, o ella se si trattava dâuna donna, verosimilmente soffriva nel profondo dâun complesso dâinferiorità ; inoltre, doveva provare un piacere, insieme sadico e autolesionista, rispettivamente nellâincombere occultamente su Torino impaurendola con crudeltà e, nello stesso tempo, negandosi lâintima soddisfazione di svelarsi, almeno un poco, al mondo.
Per il vice questore Pumpo, diversamente, il silenzio del Mostro avvalorava lâidea del gruppuscolo demoniaco assassino per ragioni rituali e che aveva pieno interesse, come tutte le comunità sataniche, a restarsene in ombra.
Per il commissario Sordi, lâipotesi dâun uccisore collettivo era contemplabile, perché il fatto dâessere più dâuno avrebbe favorito lâesecuzione degli omicidi, ma non doveva trattarsi obbligatoriamente di molte persone e non necessariamente dâun ambiente demoniaco; secondo lui avrebbe potuto trattarsi, diversamente, dâuno dei casi profani che i criminologi chiamavano di magister-alumnus, vale a dire dâuna coppia di serial killer composta da una persona ideatrice degli omicidi e delle loro modalità di messa in opera e da un allievo apprendista ed esecutore o coesecutore.
Vittorio al momento considerava importanti tutte le congetture e, non privilegiandone nessuna, se ne restava in attesa di più rilevanti dati.
Due giorni dopo lâomicidio di Mosca Stalina Scrofagnocca, verso le 20 lâamico e io eravamo a cena assieme, come quasi tutte le settimane nel corso della nostra ormai lunga frequentazione. Si mangiava sempre nello stesso locale, un ristorante di corso Palestro non lontano dai nostri appartamenti.
Vittorio, scavalcati gli antipasti âammazza appetitoâ comâegli li definiva dâaccordo con me e terminato il primo piatto, châera quasi un fisso per lui napoletano, spaghetti ai frutti di scoglio, era venuto sul discorso del Mostro dellâOrecchio: âEvaristo mi ha detto che, a quanto sembra, nessuna vittima aveva mai lamentato, con parenti o amici, e men che mai aveva denunciato dâaver avuto minacce, in genere o, pensando alle due morte ficcate in passato nella sinistra estrema, minacce politiche in particolare. Considerando poi che le quattro uccise in casa propria, o almeno così parrebbe, avevano lasciato entrare lâomicida: potrebbe pensarsi châesse fossero state in preventivi rapporti con lâassassino o gli assassiniâ.
âGuarda che, Vittorio, per la prima vittima il Mostro si sarebbe introdotto dal giardino attraverso una finestraâ.
âLo so che câè codesta ipotesi, ma essa non può farci escludere affatto che lâomicida sia stato invece ammesso in casa dalla vittima. à certo soltanto che nessuna porta dâingresso è risultata forzata in alcun casoâ.
âIl Mostro potrebbe aver avuto le chiavi delle abitazioni?â avevo suggerito.
âDalle stesse vittime?â
âMah, no, io penserei a copie false realizzate preventivamente, non so, facendosi un calco in qualche modoâ.
âMica è così facile, sai? Solo nei film riescono a prendere nascostamente impronte della chiave sulla cera e a ricavarne copie perfette. I fabbri non lavorano mica così, partono da un originale o, se la chiave non câè, lavorano direttamente sul serramento, certe volte limitandosi a sostituire lâintera serratura. Semmai, penserei a un grimaldello, che può aprire facilmente una porta se câè solo il mezzo giro, a parte che oggigiorno la gente, di norma, chiude a più non posso, anche se in quel momento si trova dentro: a destra, a sinistra, sopra e sottoâ â aveva fatto più volte il gesto di girare in unâimmaginaria toppa unâaltrettanto inesistente chiave â âe penso che il mezzo giro che hanno poi trovato entrando i parenti e, per la Scrofagnocca, la Polizia fosse la ovvia conseguenza del fatto che lâassassino, ogni volta, sâera tirato dietro la porta scappando, non che ci fosse già stato il semplice scatto quandâera arrivato, se non nel primo caso, dato che la domestica aveva dichiarato a Evaristo dâaver lasciato lei, uscendo, il mezzo giro come dâabitudine: immagino che la povera signora Tron si sentisse sicura grazie al muro di cinta della villetta e, dâaltra parte, lei o la domestica avevano aperto le finestre al piano terra per far circolare lâaria, poiché quel giorno faceva caldo, e non avrebbe avuto senso serrare a tre mandate lâingresso. à determinante, dâaltronde, il fatto che tutte le uccise erano in casa e quindi, se lâassassino avesse armeggiato alla porta cercando dâentrare, lâavrebbero sentito. Dunque, se nel caso Capuò Tron egli può essersi ficcato in casa scavalcando recinzione e finestra, per gli altri delitti qualcuno deve avergli aperto dallâinterno: immagino le vittime stesseâ.
âSenti, Vittorio, anche se forse la mia idea è un poâ da telenovela, lâomicida non avrebbe potuto essere lâamante di ciascuna delle quattro donne e, quindi, ognuna di esse averlo ammesso in casa senza sospetti?â
âAmante di tutte? Idea un poâ eccessiva, effettivamente, anche se non da escludere al cento per cento. Però, che dire di quellâanziano barbone pulcioso ed etilista? Anche lui amante del Mostro?â.
âOh, se è per questo, ci sono tali e tanti gusti sessuali ributtanti, Vittorio! Pensa a chi va addirittura con una bestia, il che mi sembra anche peggio dellâaccoppiarsi con un vecchio ubriacone pulciosoâ.
âGià ; e detta per inciso, non mi sento dâescludere che vengano ammessi malauguratamente in futuro anche matrimoni con un animale o, che so, che siano legalizzate altre depravazioni come il sesso pedofilo: ormai sono tanti i politici privi della morale naturale, gente immersa nel pensiero debole3 che si preoccupa solo di seguire