Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 1. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 1 - Edward Gibbon


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all'Ellesponto, aveva presa la forma di una provincia. Non ostante il cambiamento di Sovrani, e di religione, la nuova città di Roma, fondata da Costantino sul lido del Bosforo, si è sempre di poi mantenuta la capitale di una gran monarchia. La Macedonia, che sotto il regno di Alessandro diede leggi all'Asia, ricavò vantaggi più solidi dalla politica dei due Filippi; e con le sue dipendenze dell'Epiro e della Tessaglia, si estese dall'Egeo fino al mar Ionio. Quando si riflette alla fama di Tebe e di Argo, di Sparta e di Atene, si può credere appena che tante immortali repubbliche dell'antica Grecia fossero confuse in una sola provincia dell'Impero romano, la quale per la superiore influenza della lega Achea fu ordinariamente chiamata la provincia di Acaia.

      Tale era lo stato dell'Europa sotto gl'Imperatori romani. Le province dell'Asia, senza eccettuarne le passeggiere conquiste di Traiano, sono tutte comprese dentro i limiti dell'Impero turco. Ma invece di seguitare le arbitrarie divisioni del dispotismo e dell'ignoranza, sarà cosa più sicura e più grata l'osservare i caratteri indelebili della natura. Il nome d'Asia Minore si dava con qualche proprietà alla penisola, che, confinata tra l'Eusino e il Mediterraneo, si avanza dall'Eufrate verso l'Europa. La più estesa e florida sua divisione verso l'occidente del monte Tauro e del fiume Ali, veniva distinta dai Romani col titolo esclusivo di Asia. La giurisdizione di quella provincia si estendeva sopra le antiche monarchie di Troia, di Lidia, e di Frigia, i paesi marittimi dei Panfilj, dei Licj e dei Carj, e le colonie greche dell'Ionia, che nelle arti, ma non nelle armi, uguagliavano la gloria della lor madre. I regni della Bitinia e del Ponto possedevano la parte settentrionale della penisola da Costantinopoli a Trebisonda. Dalla parte opposta, la provincia della Cilicia era terminata dalle montagne della Siria; la terra ferma, che il fiume Ali separava dall'Asia romana, e l'Eufrate dall'Armenia, aveva formato una volta l'indipendente regno della Cappadocia. Qui possiamo osservare che i lidi settentrionali dell'Eusino, di là da Trebisonda nell'Asia, e di là dal Danubio nell'Europa, riconoscevano la sovranità degl'Imperatori, e ricevevano dalle lor mani o Principi tributarj, o guarnigioni romane. Budzak, la Tartaria-Crimea, la Circassia e la Mingrelia sono i moderni nomi di quelle selvagge contrade97.

      Sotto i successori di Alessandro, la Siria era la sede dei Seleucidi, che regnavano nell'Asia superiore, finchè la fortunata ribellione de' Parti circoscrisse i loro dominj tra l'Eufrate ed il Mediterraneo. Quando la Siria fu sottomessa ai Romani, formò la frontiera orientale del loro Impero; nè conobbe questa provincia, nella sua più gran larghezza, altri limiti che le montagne della Cappadocia a tramontana, e verso il mezzogiorno i confini dell'Egitto ed il mar Rosso. La Fenicia e la Palestina furono talora annesse alla giurisdizione della Siria, e talora ne furono separate. La prima di queste era una costa stretta e scoscesa; la seconda era un territorio superiore appena a quello di Galles in fertilità ed in estensione. Contuttociò la Fenicia e la Palestina vivranno sempre nella memoria degli uomini; perocchè sì l'America che l'Europa hanno da una ricevute le lettere, e dall'altra la religione98. Un arenoso deserto, privo di alberi e d'acqua, si stendeva lungo l'incerto confine della Siria, dall'Eufrate al mar Rosso. La vita errante degli Arabi era inseparabilmente connessa con la loro indipendenza, ed ogni volta che si arrischiarono a piantare abitazioni sopra terreni meno infecondi, divennero tosto sudditi dell'Impero romano99.

      I geografi dell'antichità sono stati spesso incerti a qual parte del globo dovessero riferire l'Egitto100. Per la sua situazione questo celebre regno è incluso nella immensa penisola dell'Affrica, ma è solamente accessibile dalla parte dell'Asia, alle cui rivoluzioni, quasi in ogni periodo della storia, ha l'Egitto umilmente obbedito. Un prefetto romano sedeva sul magnifico trono dei Tolomei; e lo scettro di ferro dei Mammalucchi è ora nelle mani di un bassà turco. Il Nilo scorre per quel paese quasi cinquecento miglia dal Tropico del Cancro al Mediterraneo, e indica ad ogni parte la maggiore o minor fertilità con la misura delle sue inondazioni. Cirene, posta verso l'occidente e lungo la costa marittima, fu prima una colonia greca, dipoi una provincia dell'Egitto, ed ora è perduta nel deserto di Barca.

      Da Cirene all'Oceano, la costa dell'Affrica si estende sopra 1500 miglia; ma è così strettamente serrata tra il Mediterraneo, e il Saara, o sia Deserto arenoso, che la sua larghezza rade volte eccede ottanta o cento miglia. La divisione orientale era considerata dai Romani come la provincia più particolare, e propria dell'Affrica. Fino all'arrivo delle colonie fenicie, quel fertil paese era abitato dai Libj, i più selvaggi di tutti gli uomini. Sotto l'immediata giurisdizione di Cartagine, divenne il centro del commercio e dell'Impero; ma la repubblica di Cartagine è ora degenerata nelle deboli e disordinate Reggenze di Tripoli e di Tunisi. Il governo militare di Algeri opprime la vasta estensione della Numidia, come era unita una volta sotto Massinissa e Giugurta: ma al tempo di Augusto, i limiti della Numidia furon ristretti; e due terzi almeno del paese presero il nome di Mauritania, con l'aggiunto di Cesariense. La vera Mauritania, o sia il paese dei Mori, che dall'antica città di Tingi, o Tangeri, era distinta con il nome di Tingitana, è rappresentata dal moderno regno di Fez. Salè sull'Oceano, così infame adesso per le depredazioni de' suoi pirati, era considerata dai Romani come l'ultimo oggetto della loro potenza, e quasi della lor geografia. Si scopre ancora una città fondata da loro vicino a Mequinez, residenza di quel Barbaro, che ci abbassiamo a chiamare Imperator di Marocco; ma non pare che i suoi più meridionali dominj, Marocco stesso e Segelmessa fossero mai compresi nella provincia romana. Le parti occidentali dell'Affrica sono traversate dalle catene del monte Atlante101, nome così a vuoto celebrato dalla fantasia dei poeti; ma che ora è diffuso sull'immenso Oceano, il quale scorre tra il vecchio continente ed il nuovo102.

      Avendo ora finito il circuito dell'Impero romano, possiamo osservare, che l'Affrica è divisa dalla Spagna da un piccolo stretto di quasi dodici miglia pel quale l'Atlantico si volge nel Mediterraneo. Le Colonne di Ercole, così famose presso gli antichi, erano due montagne che sembravano essere state distaccate da qualche sconvolgimento degli elementi; ed a' piedi della montagna europea è ora situata la fortezza di Gibilterra. L'intera estensione del Mediterraneo, le sue coste e le sue isole erano comprese nel dominio romano. Delle isole più grandi, le due Baleari, che traggono i lor nomi di Maiorca e Minorca dalla rispettiva loro grandezza, sono adesso soggette, la prima alla Spagna e la seconda alla Gran-Britannia. È più facile il deplorare che descrivere l'attuale condizione della Corsica. Due Sovrani italiani assumono il titolo regio dalla Sardegna e dalla Sicilia. Il regno di Creta o Candia, con quel di Cipro, e molte delle più piccole isole della Grecia e dell'Asia, sono state soggiogate dalle armi ottomane; mentre il piccolo scoglio di Malta sfida la lor potenza, e sotto il governo del suo Ordine militare è cresciuto in fama e in ricchezza103.

      Questa lunga enumerazione di province, i cui divisi frammenti hanno formati tanti possenti regni, può quasi indurci a perdonare agli antichi la lor vanità o la loro ignoranza. Abbagliati dall'esteso dominio, dalla forza irresistibile, e dalla reale o affettata moderazione degl'Imperatori, disprezzavano, e talvolta obbliavano le remote contrade, che erano state lasciate nel godimento di una barbara indipendenza; e a poco a poco ei presero la licenza di confondere l'Impero romano con il globo della Terra104. Ma il carattere e le cognizioni di uno storico moderno richiedono un linguaggio più sobrio e preciso. Questi può imprimere una più giusta immagine della grandezza romana, facendo osservare che l'Impero avea sopra 2000 miglia di larghezza dalla muraglia di Antonino e dai confini settentrionali della Dacia, al Monte Atlante e al Tropico del Cancro; che si stendeva in lunghezza per più di 3000 miglia dall'Oceano occidentale all'Eufrate; che era situato nella più bella parte della Zona temperata, tra i gradi ventiquattro e cinquantasei di latitudine Settentrionale; e che si supponeva contenere più di un milione e seicento mila miglia quadre, la maggior parte di terra fertile e ben coltivata105.

      CAPITOLO II

      Unione ed interna prosperità del romano Impero nel secolo degli Antonini.

      Non per la rapidità o estensione delle sue conquiste soltanto si dee valutare la grandezza di Roma. Il Sovrano dei deserti della Russia comanda ad una porzione più vasta del globo. Nella settima


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<p>97</p>

Ved. Il Periplo d'Arriano. Questo autore avea esaminate le coste del Ponto Eusino quando era governatore della Cappadocia.

<p>98</p>

Il progresso della religione è ben noto. L'uso delle lettere s'introdusse tra i Selvaggi dell'Europa quindici secoli circa avanti Gesù Cristo, e gli Europei le portarono in America quindici secoli dopo la sua nascita. L'alfabeto fenicio fu considerabilmente alterato in un periodo di tremila anni, passando per le mani dei Greci e dei Romani.

<p>99</p>

Dion. LXVIII. p. 1131.

<p>100</p>

Secondo Tolomeo, Strabone e i geografi moderni, l'Istmo di Suez è il confine dell'Asia e dell'Affrica. Dionigi, Mela, Plinio, Sallustio, Irzio e Solino, stendendo i limiti dell'Asia sino al ramo occidentale del Nilo, o anche sino al gran Catabathmus, rinchiudono in questa parte del mondo non solo l'Egitto, ma ancora parte della Libia.

<p>101</p>

La lunga estensione, l'altezza moderata, e il dolce declive del monte Atlante (ved. i viaggi di Shaw pag. 5) non si accordano con l'idea d'una montagna isolata, che nasconde la sua testa nelle nuvole, e par che sostenga il cielo. Il Picco di Teneriffa, al contrario, s'innalza più di 2200 tese sopra il livello del mare; e siccome era molto conosciuto dai Fenicj, ha forse dato luogo alle finzioni dei poeti greci. Ved. Buffon Stor. Nat. tom: I p. 312: Stor. dei viaggi, tom. II.

<p>102</p>

M. de Voltaire Tom. XIV p. 297 dà troppo generosamente le isole Canarie ai Romani. Non pare che mai ne sieno stati i padroni.

<p>103</p>

Quanto alla divisione degli stati moderni sono molto cangiate le cose dal tempo in che il Gibbon scriveva; ma siffatte differenze si possono agevolmente riconoscere da ogni lettore dotato di qualche coltura.

<p>104</p>

Bergier Stor. delle strade pubbliche l. III c. 1, 2, 3, 4, opera ripiena di ricerche utilissime.

<p>105</p>

Ved. la Descrizione del Globo di Templeman. Ma io non mi fido nè dell'erudizione nè delle carte di questo scrittore.