Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

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Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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bella Aurora avea spiegate al Sole,

      mezzo scoperto ancora e mezzo ascoso,

      non senza sdegno di Titon geloso.

33

      Fattosi appresso al nudo scoglio, quanto

      potria gagliarda man gittare un sasso,

      gli pare udire e non udire un pianto;

      sì all'orecchie gli vien debole e lasso.

      Tutto si volta sul sinistro canto;

      e posto gli occhi appresso all'onde al basso,

      vede una donna, nuda come nacque,

      legata a un tronco; e i piè le bagnan l'acque.

34

      Perché gli è ancor lontana, e perché china

      la faccia tien, non ben chi sia discerne.

      Tira in fretta ambi i remi, e s'avicina

      con gran disio di più notizia averne.

      Ma muggiar sente in questo la marina,

      e rimbombar le selve e le caverne:

      gonfiansi l'onde; ed ecco il mostro appare,

      che sotto il petto ha quasi ascoso il mare.

35

      Come d'oscura valle umida ascende

      nube di pioggia e di tempesta pregna,

      che più che cieca notte si distende

      per tutto 'l mondo, e par che 'l giorno spegna;

      così nuota la fera, e del mar prende

      tanto, che si può dir che tutto il tegna:

      fremono l'onde. Orlando in sé raccolto,

      la mira altier, né cangia cor né volto.

36

      E come quel ch'avea il pensier ben fermo

      di quanto volea far, si mosse ratto;

      e perché alla donzella essere schermo,

      e la fera assalir potesse a un tratto,

      entrò fra l'orca e lei col palischermo,

      nel fodero lasciando il brando piatto:

      l'ancora con la gomona in man prese;

      poi con gran cor l'orribil mostro attese.

37

      Tosto che l'orca s'accostò, e scoperse

      nel schifo Orlando con poco intervallo,

      per ingiottirlo tanta bocca aperse,

      ch'entrato un uomo vi saria a cavallo.

      Si spinse Orlando inanzi, e se gl'immerse

      con quella ancora in gola, e s'io non fallo,

      col battello anco; e l'ancora attaccolle

      e nel palato e ne la lingua molle:

38

      sì che né più si puon calar di sopra,

      né alzar di sotto le mascelle orrende.

      Così chi ne le mine il ferro adopra,

      la terra, ovunque si fa via, suspende,

      che subita ruina non lo cuopra,

      mentre malcauto al suo lavoro intende.

      Da un amo all'altro l'ancora è tanto alta,

      che non v'arriva Orlando, se non salta.

39

      Messo il puntello, e fattosi sicuro

      che 'l mostro più serrar non può la bocca,

      stringe la spada, e per quel antro oscuro

      di qua e di là con tagli e punte tocca.

      Come si può, poi che son dentro al muro

      giunti i nimici, ben difender rocca;

      così difender l'orca si potea

      dal paladin che ne la gola avea.

40

      Dal dolor vinta, or sopra il mar si lancia,

      e mostra i fianchi e le scagliose schene;

      or dentro vi s'attuffa, e con la pancia

      muove dal fondo e fa salir l'arene.

      Sentendo l'acqua il cavallier di Francia,

      che troppo abonda, a nuoto fuor ne viene:

      lascia l'ancora fitta, e in mano prende

      la fune che da l'ancora depende.

41

      E con quella ne vien nuotando in fretta

      verso lo scoglio; ove fermato il piede,

      tira l'ancora a sé, ch'in bocca stretta

      con le due punte il brutto mostro fiede.

      L'orca a seguire il canape è costretta

      da quella forza ch'ogni forza eccede,

      da quella forza che più in una scossa

      tira, ch'in dieci un argano far possa.

42

      Come toro selvatico ch'al corno

      gittar si senta un improvviso laccio,

      salta di qua di là, s'aggira intorno,

      si colca e lieva, e non può uscir d'impaccio;

      così fuor del suo antico almo soggiorno

      l'orca tratta per forza di quel braccio,

      con mille guizzi e mille strane ruote

      segue la fune, e scior non se ne puote.

43

      Di bocca il sangue in tanta copia fonde,

      che questo oggi il mar Rosso si può dire,

      dove in tal guisa ella percuote l'onde,

      ch'insino al fondo le vedreste aprire;

      ed or ne bagna il cielo, e il lume asconde

      del chiaro sol: tanto le fa salire.

      Rimbombano al rumor ch'intorno s'ode,

      le selve, i monti e le lontane prode.

44

      Fuor de la grotta il vecchio Proteo, quando

      ode tanto rumor, sopra il mare esce;

      e visto entrare e uscir de l'orca Orlando,

      e al lito trar sì smisurato pesce,

      fugge per l'alto oceano, obliando

      lo sparso gregge: e sì il tumulto cresce,

      che fatto al carro i suoi delfini porre,

      quel dì Nettuno in Etiopia corre.

45

      Con Melicerta in collo Ino piangendo,

      e le Nereide coi capelli sparsi,

      Glauci e Tritoni, e gli altri, non sappiendo

      dove, chi qua chi là van per salvarsi.

      Orlando al lito trasse il pesce orrendo,

      col qual non bisognò più affaticarsi;

      che pel travaglio e per l'avuta pena,

      prima morì, che fosse in su l'arena.

46

      De l'isola non pochi erano corsi

      a riguardar quella battaglia strana;

      i quai da vana religion rimorsi,

      così sant'opra riputar profana:

      e dicean che sarebbe un nuovo torsi

      Proteo nimico, e attizzar l'ira insana,

      da


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