Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

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Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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le varie insegne e ne favella,

      e dei signor britanni i nomi impara;

      uno ed un altro a lui, per mirar quella

      bestia sopra cui siede, unica o rara,

      maraviglioso corre e stupefatto;

      e tosto il cerchio intorno gli fu fatto.

91

      Sì che per dare ancor più maraviglia,

      e per pigliarne il buon Ruggier più gioco,

      al volante corsier scuote la briglia,

      e con gli sproni ai fianchi il tocca un poco:

      quel verso il ciel per l'aria il camin piglia,

      e lascia ognuno attonito in quel loco.

      Quindi Ruggier, poi che di banda in banda

      vide gl'Inglesi, andò verso l'Irlanda.

92

      E vide Ibernia fabulosa, dove

      il santo vecchiarel fece la cava,

      in che tanta mercé par che si truove,

      che l'uom vi purga ogni sua colpa prava.

      Quindi poi sopra il mare il destrier muove

      là dove la minor Bretagna lava:

      e nel passar vide, mirando a basso,

      Angelica legata al nudo sasso.

93

      Al nudo sasso, all'Isola del pianto;

      che l'Isola del pianto era nomata

      quella che da crudele e fiera tanto

      ed inumana gente era abitata,

      che (come io vi dicea sopra nel canto)

      per vari liti sparsa iva in armata

      tutte le belle donne depredando,

      per farne a un mostro poi cibo nefando.

94

      Vi fu legata pur quella matina,

      dove venìa per trangugiarla viva

      quel smisurato mostro, orca marina,

      che di aborrevole esca si nutriva.

      Dissi di sopra, come fu rapina

      di quei che la trovaro in su la riva

      dormire al vecchio incantatore a canto,

      ch'ivi l'avea tirata per incanto.

95

      La fiera gente inospitale e cruda

      alla bestia crudel nel lito espose

      la bellissima donna, così ignuda

      come Natura prima la compose.

      Un velo non ha pure, in che richiuda

      i bianchi gigli e le vermiglie rose,

      da non cader per luglio o per dicembre,

      di che son sparse le polite membre.

96

      Creduto avria che fosse statua finta

      o d'alabastro o d'altri marmi illustri

      Ruggiero, e su lo scoglio così avinta

      per artificio di scultori industri;

      se non vedea la lacrima distinta

      tra fresche rose e candidi ligustri

      far rugiadose le crudette pome,

      e l'aura sventolar l'aurate chiome.

97

      E come ne' begli occhi gli occhi affisse,

      de la sua Bradamante gli sovvenne.

      Pietade e amore a un tempo lo trafisse,

      e di piangere a pena si ritenne;

      e dolcemente alla donzella disse,

      poi che del suo destrier frenò le penne:

      – O donna, degna sol de la catena

      con chi i suoi servi Amor legati mena,

98

      e ben di questo e d'ogni male indegna,

      chi è quel crudel che con voler perverso

      d'importuno livor stringendo segna

      di queste belle man l'avorio terso? —

      Forza è ch'a quel parlare ella divegna

      quale è di grana un bianco avorio asperso,

      di sé vedendo quelle parti ignude,

      ch'ancor che belle sian, vergogna chiude.

99

      E coperto con man s'avrebbe il volto,

      se non eran legate al duro sasso;

      ma del pianto, ch'almen non l'era tolto,

      lo sparse, e si sforzò di tener basso.

      E dopo alcun' signozzi il parlar sciolto,

      incominciò con fioco suono e lasso:

      ma non seguì; che dentro il fe' restare

      il gran rumor che si sentì nel mare.

100

      Ecco apparir lo smisurato mostro

      mezzo ascoso ne l'onda e mezzo sorto.

      Come sospinto suol da borea o d'ostro

      venir lungo navilio a pigliar porto,

      così ne viene al cibo che l'è mostro

      la bestia orrenda; e l'intervallo è corto.

      La donna è mezza morta di paura;

      né per conforto altrui si rassicura.

101

      Tenea Ruggier la lancia non in resta,

      ma sopra mano, e percoteva l'orca.

      Altro non so che s'assimigli a questa,

      ch'una gran massa che s'aggiri e torca;

      né forma ha d'animal, se non la testa,

      c'ha gli occhi e i denti fuor, come di porca.

      Ruggier in fronte la ferìa tra gli occhi;

      ma par che un ferro o un duro sasso tocchi.

102

      Poi che la prima botta poco vale,

      ritorna per far meglio la seconda.

      L'orca, che vede sotto le grandi ale

      l'ombra di qua e di là correr su l'onda,

      lascia la preda certa litorale,

      e quella vana segue furibonda:

      dietro quella si volve e si raggira.

      Ruggier giù cala, e spessi colpi tira.

103

      Come d'alto venendo aquila suole,

      ch'errar fra l'erbe visto abbia la biscia,

      o che stia sopra un nudo sasso al sole,

      dove le spoglie d'oro abbella e liscia;

      non assalir da quel lato la vuole

      onde la velenosa e soffia e striscia,

      ma da tergo la adugna, e batte i vanni,

      acciò non se le volga e non la azzanni:

104

      così Ruggier con l'asta e con la spada,

      non dove era de' denti armato il muso,

      ma vuol che 'l colpo tra l'orecchie cada,

      or su le schene, or ne la coda giuso.

      Se la fera si volta, ei muta strada,

      ed a tempo giù cala, e poggia in suso:

      ma


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