Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

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Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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gli odoriferi arbuscelli

      si puon veder fra i luminosi merli,

      ch'adorni son l'estate e il verno tutti

      di vaghi fiori e di maturi frutti.

62

      Di così nobili arbori non suole

      prodursi fuor di questi bei giardini,

      né di tai rose o di simil viole,

      di gigli, di amaranti o di gesmini.

      Altrove appar come a un medesmo sole

      e nasca e viva, e morto il capo inchini,

      e come lasci vedovo il suo stelo

      il fior suggetto al variar del cielo:

63

      ma quivi era perpetua la verdura,

      perpetua la beltà de' fiori eterni:

      non che benignità de la Natura

      sì temperatamente li governi;

      ma Logistilla con suo studio e cura,

      senza bisogno de' moti superni

      (quel che agli altri impossibile parea),

      sua primavera ognor ferma tenea.

64

      Logistilla mostrò molto aver grato

      ch'a lei venisse un sì gentil signore;

      e comandò che fosse accarezzato,

      e che studiasse ognun di fargli onore.

      Gran pezzo inanzi Astolfo era arrivato,

      che visto da Ruggier fu di buon core.

      Fra pochi giorni venner gli altri tutti,

      ch'a l'esser lor Melissa avea ridutti.

65

      Poi che si fur posati un giorno e dui,

      venne Ruggiero alla fata prudente

      col duca Astolfo, che non men di lui

      avea desir di riveder Ponente.

      Melissa le parlò per amendui;

      e supplica la fata umilemente,

      che li consigli, favorisca e aiuti,

      sì che ritornin donde eran venuti.

66

      Disse la fata: – Io ci porrò il pensiero,

      e fra dui dì te li darò espediti. —

      Discorre poi tra sé, come Ruggiero,

      e dopo lui, come quel duca aiti:

      conchiude infin che 'l volator destriero

      ritorni il primo agli aquitani liti;

      ma prima vuol che se gli faccia un morso,

      con che lo volga, e gli raffreni il corso.

67

      Gli mostra come egli abbia a far, se vuole

      che poggi in alto, e come a far che cali;

      e come, se vorrà che in giro vole,

      o vada ratto, o che si stia su l'ali:

      e quali effetti il cavallier far suole

      di buon destriero in piana terra, tali

      facea Ruggier che mastro ne divenne,

      per l'aria, del destrier ch'avea le penne.

68

      Poi che Ruggier fu d'ogni cosa in punto,

      da la fata gentil comiato prese,

      alla qual restò poi sempre congiunto

      di grande amore; e uscì di quel paese.

      Prima di lui che se n'andò in buon punto,

      e poi dirò come il guerriero inglese

      tornasse con più tempo e più fatica

      al magno Carlo ed alla corte amica.

69

      Quindi partì Ruggier, ma non rivenne

      per quella via che fe' già suo mal grado,

      allor che sempre l'ippogrifo il tenne

      sopra il mare, e terren vide di rado:

      ma potendogli or far batter le penne

      di qua di là, dove più gli era a grado,

      volse al ritorno far nuovo sentiero,

      come, schivando Erode, i Magi fero.

70

      Al venir quivi, era, lasciando Spagna,

      venuto India a trovar per dritta riga,

      là dove il mare oriental la bagna;

      dove una fata avea con l'altra briga.

      Or veder si dispose altra campagna,

      che quella dove i venti Eolo istiga,

      e finir tutto il cominciato tondo,

      per aver, come il sol, girato il mondo.

71

      Quinci il Cataio, e quindi Mangiana

      sopra il gran Quinsaì vide passando:

      volò sopra l'Imavo, e Sericana

      lasciò a man destra; e sempre declinando

      da l'iperborei Sciti a l'onda ircana,

      giunse alle parti di Sarmazia: e quando

      fu dove Asia da Europa si divide,

      Russi e Pruteni e la Pomeria vide.

72

      Ben che di Ruggier fosse ogni desire

      di ritornare a Bradamante presto;

      pur, gustato il piacer ch'avea di gire

      cercando il mondo, non restò per questo,

      ch'alli Pollacchi, agli Ungari venire

      non volesse anco, alli Germani, e al resto

      di quella boreale orrida terra:

      e venne al fin ne l'ultima Inghilterra.

73

      Non crediate, Signor, che però stia

      per sì lungo camin sempre su l'ale:

      ogni sera all'albergo se ne gìa,

      schivando a suo poter d'alloggiar male.

      E spese giorni e mesi in questa via,

      sì di veder la terra e il mar gli cale.

      Or presso a Londra giunto una matina,

      sopra Tamigi il volator declina.

74

      Dove ne' prati alla città vicini

      vide adunati uomini d'arme e fanti,

      ch'a suon di trombe e a suon di tamburini

      venian, partiti a belle schiere, avanti

      il buon Rinaldo, onor de' paladini;

      del qual, se vi ricorda, io dissi inanti,

      che mandato da Carlo, era venuto

      in queste parti a ricercar aiuto.

75

      Giunse a punto Ruggier, che si facea

      la bella mostra fuor di quella terra;

      e per sapere il tutto, ne chiedea

      un cavallier, ma scese prima in terra:

      e quel, ch'affabil era, gli dicea

      che di Scozia e d'Irlanda e d'Inghilterra

      e de l'isole intorno eran le schiere

      che quivi alzate avean tante bandiere:

76

      e


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