Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

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Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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finita la mostra che faceano,

      alla marina se distenderanno,

      dove aspettati per solcar l'Oceano

      son dai navili che nel porto stanno.

      I Franceschi assediati si ricreano,

      sperando in questi che a salvar li vanno.

      – Ma acciò tu te n'informi pienamente,

      io ti distinguerò tutta la gente.

77

      Tu vedi ben quella bandiera grande,

      ch'insieme pon la fiordaligi e i pardi:

      quella il gran capitano all'aria spande,

      e quella han da seguir gli altri stendardi.

      Il suo nome, famoso in queste bande,

      è Leonetto, il fior de li gagliardi,

      di consiglio e d'ardire in guerra mastro,

      del re nipote, e duca di Lincastro.

78

      La prima, appresso il gonfalon reale,

      che 'l vento tremolar fa verso il monte,

      e tien nel campo verde tre bianche ale,

      porta Ricardo, di Varvecia conte.

      Del duca di Glocestra è quel segnale,

      c'ha duo corna di cervio e mezza fronte.

      Del duca di Chiarenza è quella face;

      quel arbore è del duca d'Eborace.

79

      Vedi in tre pezzi una spezzata lancia:

      gli è 'l gonfalon del duca di Nortfozia.

      La fulgure è del buon conte di Cancia;

      il grifone è del conte di Pembrozia.

      Il duca di Sufolcia ha la bilancia.

      Vedi quel giogo che due serpi assozia:

      è del conte d'Esenia, e la ghirlanda

      in campo azzurro ha quel di Norbelanda.

80

      Il conte d'Arindelia è quel c'ha messo

      in mar quella barchetta che s'affonda.

      Vedi il marchese di Barclei; e appresso

      di Marchia il conte e il conte di Ritmonda:

      il primo porta in bianco un monte fesso,

      l'altro la palma, il terzo un pin ne l'onda.

      Quel di Dorsezia è conte, e quel d'Antona,

      che l'uno ha il carro, e l'altro la corona.

81

      Il falcon che sul nido i vanni inchina,

      porta Raimondo, il conte di Devonia.

      Il giallo e negro ha quel di Vigorina;

      il can quel d'Erbia un orso quel d'Osonia.

      La croce che là vedi cristallina,

      è del ricco prelato di Battonia.

      Vedi nel bigio una spezzata sedia:

      è del duca Ariman di Sormosedia.

82

      Gli uomini d'arme e gli arcieri a cavallo

      di quarantaduomila numer fanno.

      Sono duo tanti, o di cento non fallo,

      quelli ch'a piè ne la battaglia vanno.

      Mira quei segni, un bigio, un verde, un giallo,

      e di nero e d'azzur listato un panno:

      Gofredo, Enrigo, Ermante ed Odoardo

      guidan pedoni, ognun col suo stendardo.

83

      Duca di Bocchingamia è quel dinante;

      Enrigo ha la contea di Sarisberia;

      signoreggia Burgenia il vecchio Ermante;

      quello Odoardo è conte di Croisberia.

      Questi alloggiati più verso levante

      sono gl'Inglesi. Or volgeti all'Esperia,

      dove si veggion trentamila Scotti,

      da Zerbin, figlio del lor re, condotti.

84

      Vedi tra duo unicorni il gran leone,

      che la spada d'argento ha ne la zampa:

      quell'è del re di Scozia il gonfalone;

      il suo figliol Zerbino ivi s'accampa.

      Non è un sì bello in tante altre persone:

      natura il fece, e poi roppe la stampa.

      Non è in cui tal virtù, tal grazia luca,

      o tal possanza: ed è di Roscia duca.

85

      Porta in azzurro una dorata sbarra

      il conte d'Ottonlei ne lo stendardo.

      L'altra bandiera è del duca di Marra,

      che nel travaglio porta il leopardo.

      Di più colori e di più augei bizzarra

      mira l'insegna d'Alcabrun gagliardo,

      che non è duca, conte, né marchese,

      ma primo nel salvatico paese.

86

      Del duca di Trasfordia è quella insegna,

      dove è l'augel ch'al sol tien gli occhi franchi.

      Lurcanio conte, ch'in Angoscia regna,

      porta quel tauro, c'ha duo veltri ai fianchi.

      Vedi là il duca d'Albania, che segna

      il campo di colori azzurri e bianchi.

      Quel avoltor, ch'un drago verde lania,

      è l'insegna del conte di Boccania.

87

      Signoreggia Forbesse il forte Armano,

      che di bianco e di nero ha la bandiera;

      ed ha il conte d'Erelia a destra mano,

      che porta in campo verde una lumiera.

      Or guarda gl'Ibernesi appresso il piano:

      sono duo squadre; e il conte di Childera

      mena la prima, e il conte di Desmonda

      da fieri monti ha tratta la seconda.

88

      Ne lo stendardo il primo ha un pino ardente;

      l'altro nel bianco una vermiglia banda.

      Non dà soccorso a Carlo solamente

      la terra inglese, e la Scozia e l'Irlanda;

      ma vien di Svezia e di Norvegia gente,

      da Tile, e fin da la remota Islanda:

      da ogni terra, insomma, che là giace,

      nimica naturalmente di pace.

89

      Sedicimila sono, o poco manco,

      de le spelonche usciti e de le selve;

      hanno piloso il viso, il petto, il fianco,

      e dossi e braccia e gambe, come belve.

      Intorno allo stendardo tutto bianco

      par che quel pian di lor lance s'inselve:

      così Moratto il porta, il capo loro,

      per dipingerlo poi di sangue Moro. —

90

      Mentre Ruggier di quella gente bella,

      che per soccorrer Francia si prepara,

      mira


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