Se lei udisse. Блейк Пирс

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Se lei udisse - Блейк Пирс


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particolarmente infelice dei suoi anni adolescenziali in cui aveva guidato fino a casa ubriachissima. Ce l’aveva fatta, ma era svenuta in macchina, nel vialetto. Trovò difficile immaginare Kayla comportarsi così, ma non c’erano tante altre possibilità da considerare.

      Chiuse la porta della camera di Kayla e tornò in cucina con un nodo allo stomaco. Forse Kayla le nascondeva problemi con l’alcol e le droghe. Forse avrebbero trascorso la giornata parlando di questo invece che divertendosi come da programma.

      Sandra raccolse il coraggio per affrontare una conversazione del genere aprendo il portone principale. Non appena uscì sul portico, raggelò. La gamba sinistra le si bloccò letteralmente in aria, rifiutandosi di scendere.

      Perché, posando il piede, avrebbe varcato la soglia di un mondo nuovo – un mondo in cui ciò che vedeva avrebbe dovuto essere affrontato e accettato.

      Kayla giaceva sul portico. Era supina e guardava in alto con gli occhi fissi. Aveva delle abrasioni rosse attorno alla gola. Era immobile.

      Sandra posò finalmente il piede. Quando lo fece, il resto del corpo lo seguì. Cadde raggomitolata presso la figlia, completamente dimentica della colazione e dello shopping.

      CAPITOLO TRE

      Non era mai divenuto semplice partecipare a una riunione con il direttore Duran. Lui era sempre stato corretto con Kate, e lei lo considerava addirittura un buon amico. Ma la natura della telefonata e il verso imboccato dalla sua vita negli ultimi mesi facevano pensare che sarebbe stata una riunione tesa – che forse avrebbe messo fine alla sua carriera brevemente ripresa di agente dell’FBI.

      Quando mise piede in ufficio, lui la salutò con il sorriso pragmatico che Kate aveva imparato a conoscere e apprezzare da quando era stato assunto come direttore supervisore della prima metà della sua carriera. Lei e Duran avevano più o meno la stessa età (non si era mai curata di chiedergli quanti anni avesse per educazione) e si apprezzavano reciprocamente.

      «Ehi, Kate, accomodati.»

      La allarmò immediatamente che la chiamasse col nome proprio. Un atteggiamento molto informale, che assumeva solo fuori orario o quando la conversazione si accendeva.

      «Kate, eh?» Era oltre il nervosismo quando c’era lui. Fece il commento celiando, come se fondamentalmente stesse dipingendo la situazione per quella che era mettendo tutte le carte in tavola.

      «Be’, per quanto mi riguarda, sei ancora in maternità prolungata» disse lui. «Mi pareva sciocco chiamarti agente. Comunque, come avrai immaginato, è per questo che volevo parlarti.» Lì emise un profondo sospiro e la guardò dritta negli occhi. «Come stai, Kate?»

      «Bene. Confusa, direi.»

      «Ti senti la Madre Miracolosa?»

      «Immagino di cavarmela come celebrità, no?» scherzò. «Devo muovermi, tra l’altro. Subito dopo la riunione ho in programma un pranzo con Ryan Seacrest.»

      «Non so chi sia.»

      Kate fece spallucce. Lo humor non aveva mai fatto parte del loro rapporto.

      «Non mentirò» disse Duran. «Qui è andato tutto bene. La gente smania di dire che ti ha conosciuta. È tutta una condivisione di link e articoli sulla Madre Miracolosa.»

      «Sai, ho fatto solo due interviste. Come siano diventate più di quaranta articoli, non lo saprò mai.»

      «Benvenuta nel mondo dei social. È stata una follia. Comunque… dimmi, Kate. La nuova fama ti ha fatto ripensare all’idea di tornare al bureau?»

      Non poté che ridere. «No. Se qualcosa mi impedirà di tornare, non sarà certo l’essere incappata nella fama.»

      «Ma qualcosa potrebbe non farti tornare?»

      «Forse. Mio figlio, per dirne una. L’età, per dirne un’altra.»

      «Ormai sei fuori da tre mesi» disse Duran. «Poco di più, in realtà. Immagino di non dover sottolineare che non stai certo ringiovanendo. Però… il tuo lavoro post-pensionistico è notevolissimo.»

      «Perdonami la brutalità» disse Kate. «Ma cos’è che vuoi? Che torni?»

      «In un mondo perfetto, sì. Ma ci sono state delle riunioni. Tutti quegli articoli non hanno solo evidenziato che hai partorito a cinquantasette anni, ma anche che sei un’agente ancora attiva dell’FBI. Se torni là fuori, non so in cosa si tradurrà la situazione in termini di attenzione mediatica.»

      Kate si posò allo schienale della sedia. Non ci aveva pensato.

      «Cerchiamo di essere un attimo realistici» proseguì Duran. «Sì, voglio che torni. Ma sarebbe egoistico. Sei una grande risorsa e, se devo essere proprio sincero, la cosa farebbe meraviglie per il bureau. I media al momento ti adorano. Sei una specie di celebrità di serie C, insieme a quei ragazzetti che reagiscono alla musica nuova su YouTube. Ma non cercherò di influenzarti. Se vuoi uscirne, puoi andare e penso che tutti capiranno.»

      «Però mi manca» disse Kate. Non si era pienamente accorta della cosa finché non le uscì di bocca.

      «Lo immaginavo. Allora, quello che posso fare io – per i prossimi mesi, almeno – è affidarti dei casi a basso rischio. Delle cosette per tenerti occupata e attiva. Cioè, se senti di aver abbastanza tempo per riposare e se sei pronta a tornare.»

      «Lo sono» disse Kate. L’idea di piazzare Michael al nido le faceva male al cuore, ma sapeva che per lui sarebbe stato un bene… così come per lei e Allen. Però, se doveva essere sincera, non sapeva se era ancora pronta. Prima di farsi trascinare dai pensieri, proseguì con la conversazione. «Come se la cava DeMarco? Ci ho parlato solo tre volte da quando ho smesso di lavorare e ogni volta che le ho chiesto del lavoro, si è affrettata a cambiare argomento.»

      «Forse perché è molto occupata. Ho il permesso di dirtelo perché tecnicamente è ancora tua partner… ma si è occupata di due casi di alto profilo. Tre settimane fa ha arrestato due uomini che spacciavano eroina per le strade. E una settimana prima ha beccato da sola uno che aveva ucciso tre persone nella Virginia Occidentale e fuggiva per il Maryland.»

      «Occupatissima davvero.»

      «E, adesso che la nomini, DeMarco è stata appena aggiornata su un caso della Carolina del Nord. Pare un chiaro caso da stalker. Due giovani donne morte, età del college. DeMarco è in un buon momento e sono sicuro che adorerebbe riaverti con lei. Se questo caso è semplice quanto sembra sulla carta, potrebbe essere adattissimo a tutte e due, nelle vostre rispettive situazioni.»

      «E qual è la mia situazione?»

      «Lo sai cosa volevo dire, Kate. Se vuoi provare a tornare nel giro, questo potrebbe essere il caso giusto. Ovviamente la decisione sta al cento per cento a te.»

      «Pare bello, ma non voglio starle tra i piedi se già da sola sta facendo bene.»

      «Sono sicuro che adorerebbe averti con lei. E, per rimanere onesti, se non sappiamo per quanto ancora lavorerai, penso che sia sensato metterti in coppia con una persona che conosci bene.»

      «È sensato.»

      Duran rifletté un attimo prima di mettersi in piedi. «Deve partire domattina. Tu e il tuo compagno avrete abbastanza tempo per organizzarvi? Scusa se te lo chiedo, ma ne avete almeno parlato?»

      «Sì» disse Kate. «Forse non a parole, ma ci abbiamo pensato. Penso che sappia che non ho finito, però…»

      «Però?»

      «Però che manca poco. Che il tempo da me dedicato al bureau sta finendo.»

      Duran aveva in mente un’altra domanda. Lo vedeva chiedersi se porla o meno. Ma sapeva di cosa si trattava, ed era grata che rimanesse zitto.

      Questo è il tuo ultimo caso?

      Era contenta che non le desse voce, perché non aveva idea di come rispondere.

***

      Fu l’unico argomento di conversazione della cena. Allen la prese bene, forse perché se l’aspettava. Quando Duran aveva chiamato, aveva capito. La conversazione era andata sorprendentemente bene, anche se sussisteva


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