Se lei udisse. Блейк Пирс

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Se lei udisse - Блейк Пирс


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neomamma? Stronzetta, tu sei la Miracolosa!»

      Risero entrambe alla battuta, e quello fu il tono del resto del viaggio. Quando arrivarono nella piccola città di Harper Hills, fu quasi come se non avessero perso un giorno. Restava però la sensazione di un cambio nei poteri. Kate visse con calore il momento in cui DeMarco accostò nel parcheggio del dipartimento di polizia, spense il motore e aprì impaziente la portiera del conducente.

***

      Gli interni del dipartimento di polizia di Harper Hills ricordavano a Kate i dipartimenti di polizia delle serie degli anni Ottanta. E non di quelle ambientate a New York o a Los Angeles. No, quel posto era un gradino o due sopra a Mayberry, una roba che si poteva trovare in un filmetto di serie B dove la cosiddetta detective era anche un’ottima cuoca o autrice di libri per bambini. C’era una sala centrale che avrebbe dovuto fungere da atrio d’ingresso. Oltre c’erano tre scrivanie, solo una delle quali occupata. Dietro alle scrivanie c’era un sottile corridoio e nient’altro.

      La scrivania occupata era riempita da un signore sovrappeso con un taglio che Kate pensava di poter assimilare al mullet, per tornare all’atmosfera anni Ottanta. Lui fece un cenno nella loro direzione e si alzò rapidamente. Il cartellino sul pettorale sinistro diceva Smith.

      «Voi dovete essere le agenti» disse Smith accorrendo nell’atrio per accoglierle.

      Kate fece un passo indietro per far capire a DeMarco che le lasciava campo libero.

      «Siamo noi» disse DeMarco. «Agenti DeMarco e Wise. Ci è stato detto che avremmo incontrato lo sceriffo Gates.»

      «Sì, vero. È in ufficio.» Smith fece cenno di seguirlo. Loro obbedirono, tallonandolo nel corridoio, dove si fermarono alla prima porta a destra. «Sceriffo?» fece lui bussando sullo stipite della porta aperta. «Sono arrivate le agenti dell’FBI.»

      «Avanti!»

      DeMarco fece strada, e Kate la seguì. Lo sceriffo si alzò e allungò la mano per salutarle. Kate trattenne un sorrisetto all’idea di aver visto il dipartimento appena qualche gradino sopra al distretto di Mayberry nell’Andy Griffith Show. Lo sceriffo Gates in realtà pareva una versione attualizzata e ringiovanita dello sceriffo Andy della serie. Prese loro le mani e le guardò negli occhi in un modo che le diceva che non aveva problemi a lavorare con le donne, ma che probabilmente le avrebbe anche trattate con la vecchia, buona ospitalità del sud.

      «Sceriffo» disse Kate «pensavo che il distretto fosse in fermento, vista la natura del caso.»

      «Be’, fino a poco fa così era. È subentrata la polizia di Stato e ho mandato due dei miei uomini con loro. Stanno saggiando delle stradine secondarie; ce ne sono parecchie qua intorno, sapete. Io sono rimasto perché volevo incontrarvi.»

      «Lo apprezziamo» disse DeMarco. «Che cosa può dirci esattamente sul caso? A Washington DC ci hanno detto qualcosa ovviamente, ma preferirei sentire la fonte.»

      «Be’, ci sono stati due omicidi in una città che vantava un solo omicidio negli ultimi dieci anni. Entrambe giovani donne – tra i diciannove e i vent’anni. La prima vittima è stata uccisa cinque notti fa, nel parcheggio di un bowling. L’altra è stata trovata ieri mattina sul portico anteriore della casa della madre. Non esiste collegamento chiaro tra le ragazze a parte l’età e che erano entrambe del posto. L’ultima vittima, Kayla Peterson, era tornata a casa dal college per qualche giorno.»

      «Un college dello Stato?» chiese DeMarco.

      «No, uno della Florida.»

      «Collegamenti tra le famiglie delle ragazze?» chiese Kate.

      «L’unica cosa simile tra loro è che venivano entrambe da genitori divorziati. Ma abbiamo parlato con tutti i parenti prossimi e sembrano tutti a posto con gli alibi. Voi, ovviamente, potete pure ripercorrere i nostri passi.»

      «Grazie» disse DeMarco. «Le spiace portarci al luogo del ritrovamento della seconda vittima?»

      «Certo, si figuri.»

      Gates si infilò una giacca e uscì dall’ufficio dritto davanti a loro. Kate si accorse che DeMarco adesso pareva comportarsi diversamente. Era una differenza leggerissima, e che Kate non sapeva definire, ma c’era. Era più sicura di sé. C’era stata durante l’interazione con lo sceriffo, persino in quel breve lasso di tempo. C’era persino nel modo in cui lo seguì guidando al contempo Kate.

      È ancora così giovane, pensò Kate. Diventerà un’agente eccezionale.

      Le scaldava il cuore e la rendeva felicissima essere tornata al fianco di DeMarco. Ma più di tutto, la rendeva felice essere su quel caso, anche se adesso era piuttosto sicura che sarebbe stato l’ultimo per lei.

***

      Per recarsi all’ultima scena del crimine attraversarono quasi tutta Harper Hills. C’erano quattro semafori in città e le attività più riconoscibili erano un Burger King e un Subway, entrambi situati lungo la brevissima e più che altro insulsa Main Street. Sul finire di Main Street, Gates svoltò con l’auto di pattuglia in una strada secondaria, e DeMarco lo seguì con la berlina del bureau.

      La stradina si trasformava in un’altra e quest’ultima si trasformava in un’altra ancora. Era una zona particolare, però. Kate aveva visto molti paesi remoti organizzati in modo simile, ma Harper Hills era quasi una suddivisione rurale priva delle periferie, celata nelle boschive pianure della Carolina del Nord. Il vicinato cui le guidò Gates non era tanto un vicinato quanto una collezione di zone boschive separate da fitti boschetti.

      Kate si sporse sul sedile quando Gates imboccò un vialetto di ghiaino. DeMarco lo seguì, ed entrambe le agenti si accorsero che c’era un’altra auto nel vialetto. Parcheggiò dietro a Gates e i tre si incontrarono all’inizio del viale.

      «Questa è la residenza Peterson» disse Gates. «La madre, Sandra, al momento sta con una vecchia amica di famiglia vicino a Cape Fear. Non ce la faceva a rimanere qui. Lo capisco, immagino. È devastata dalla cosa. Catatonica.»

      Poi porse a DeMarco una busta di carta da pacchi. DeMarco la prese, la aprì e ci guardò dentro. Kate sbirciò oltre la sua spalla e vide che erano i dossier del caso. Ne avevano ricevuti la maggior parte digitalmente a Washington DC, ma non tutti. Stava attenta a guardare anche i dossier cartacei quando aveva i digitali. Vedere le informazioni stampate – soprattutto le foto delle scene del crimine – rendeva il caso più pressante.

      «È stato lei a recarsi sulla scena per primo?» chiese DeMarco.

      «No, è stato Smith. Ma io ero appena dietro di lui.»

      «Può raccontarmi nel dettaglio cos’ha visto?»

      A Kate piacque l’approccio. Invece di guardare subito i dossier, DeMarco voleva assicurarsi di vedere la scena così come si era presentata la mattina del ritrovamento del corpo. Foto e appunti erano ottimi strumenti, ma raramente buoni come sentir raccontare gli eventi dalla bocca dei primi giunti sulla scena.

      «Stando alla madre, Kayla Peterson era venuta a casa per il matrimonio di un’amica. Due sere fa è uscita con delle amiche e la mattina seguente non era in camera sua. Ma l’auto era proprio lì, nel vialetto. Quando la madre ha aperto la porta per controllare la macchina, ha trovato Kayla morta sul portico. È riuscita a infilare la chiave nella serratura prima che l’assassino attaccasse; le chiavi erano ancora appese quando siamo arrivati io e Smith. A quanto ho visto, è abbastanza chiaro che sia stata strangolata.»

      «Era completamente vestita?» chiese Kate.

      «Sì. Il medico legale ha detto che non ci sono indizi di stupro né di altra aggressione sessuale. Pare che l’assassinio fosse l’unica cosa cui l’omicida era interessato. Lo stesso vale per la prima vittima.»

      «Il medico legale ha idea di che cosa sia stato usato per strangolarla?» chiese DeMarco.

      «Pensa a una specie di corda, probabilmente di plastica. E la forza che ci ha messo l’assassino dev’essere stata molta. Pensa che sia molto forte.»

      «Quella è l’auto di Kayla?» chiese DeMarco con un cenno all’unica altra auto nel vialetto.

      «Sì.» Ficcò la mano


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