Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 1. Edward Gibbon

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Eutropio e Sesto Rufo han voluto perpetuare questa illusione. Vedasi una dissertazione molto ingegnosa di M. Freret nelle memorie dell'Accademia delle iscrizioni Tom. XXI p. 55.

36

Dione Cassio, l. LXVIII e i Compendiatori.

37

Ovid. Fast. l. II vers. 667. Ved. Tito Liv. e Dionigi d'Alicarnasso nel regno di Tarquinio.

38

S. Agostino si compiace molto nel riportare questa prova della debolezza del Dio Termine e della vanità degli augurj. Ved. de Civitate Dei IV 29.

39

Ved. la Storia August. p. 5, la Cronica di S. Girolamo e tutte le epitomi. È ben singolare che questo memorabile avvenimento sia stato omesso da Dione, o per dir meglio da Sifilino.

40

Dione l. LXIX p. 1158 Stor. August. p. 5. 8. Se tutte le opere degli storici fosser perdute, le medaglie, le iscrizioni e gli altri monumenti di questo secolo basterebbero per farci conoscere i viaggi di Adriano.

41

Ved. la Stor. August. e le epitomi.

42

Non bisogna per altro scordarsi, che sotto il regno di Adriano il fanatismo armò gli Ebrei, e suscitò una violenta ribellione in una provincia dell'Impero. Pausania l. VIII c. 43 parla di due guerre necessarie terminate felicemente dai Generali di Antonino Pio; una con i Mori erranti, i quali furon cacciati nei deserti del monte Atlante; l'altra contro i Briganti della Britannia, che avevano invasa la provincia romana. La storia Aug. fa menzione, p. 19 di queste due guerre, e di molte altre ostilità.

43

Appiano di Alessandria nella prefazione della sua Storia delle Guerre Romane.

44

Dione l. LXXI Stor. Aug. in Marco. Le vittorie riportate sui Parti han fatto nascere una folla di relazioni, e Luciano ha salvati dall'obblio i loro dispregevoli autori in una satira molto ingegnosa.

45

Il più povero soldato possedeva più di 1800 pavoli, (ved. Dionigi d'Alicarn. IV 71) somma considerabile in un tempo, in cui sì rara era la specie, che un'oncia d'argento valeva 70 libbre di rame. La plebaglia, stata per l'antica costituzione esclusa dal servizio militare, fu senza riguardo ammessa da Mario. Vedi Sallustio, Guerra di Giugurta c. 91.

46

Cesare compose una legione detta Alauda, Lodola, di Galli e di stranieri; ma fece questo nei tempi licenziosi delle guerre civili; e dopo le sue vittorie diè loro per ricompensa il diritto di cittadini romani.

47

Ved. Vegezio, de re militari, l. I c. 2, 7.

48

Il giuramento di fedeltà che l'Imperatore esigeva dalle truppe, era rinnovato ogni anno il primo di gennaio.

49

Tacito chiama le Aquile romane Bellorum Deos. Riposte in una cappella in mezzo al campo, erano esse adorate dai soldati al pari delle altre divinità.

50

Vedi Gronovio de pecunia vetere, l. III p. 120 ec. L'Imperator Domiziano accrebbe l'annua paga dei legionarj sino a dodici pezze d'oro, circa venti zecchini nostrali. Questa paga si aumentò in appresso insensibilmente, secondo il progresso del governo militare e della ricchezza dello Stato. Dopo venti anni di servizio i Veterani ricevevano tremila danari, dugento zecchini in circa, o una porzione di terra equivalente a questa somma. La paga delle Guardie era doppia di quella de' legionarj, ed in generale le Guardie godevano privilegi molto più considerabili.

51

Exercitus ab exercitando, Varrone de lingua latina, l. IV; Cicerone Tuscul. l. II 37. Sarebbe un'opera molto interessante l'esame dell'affinità che vi è tra la lingua ed i costumi di una nazione.

52

Vegezio, l. II e il resto del suo primo libro.

53

M. le Beau ha illustrato assai bene la danza Pirrica nella Raccolta dell'Accademia delle iscrizioni, tom. 35, p. 262 ec. Questo dotto Accademico ha unito in una serie di memorie eccellenti tutti i passi degli autori antichi concernenti la legione romana.

54

Giuseppe de bello Judaico l. III c. 5. Noi siamo debitori a questo scrittore ebreo di alcune particolarità molto curiose sulla disciplina Romana.

55

Panegirico di Plinio c. 13 vita di Adriano nella Storia Augusta.

56

Vedasi nel sesto libro della sua storia una digressione ammirabile sulla disciplina de' Romani.

57

Vegezio, de re militari, l. II 4 ec. Una parte considerabile del suo compendio è presa da regolamenti di Traiano, e di Adriano. La legione, quale ei la descrive, non può convenire ad alcun altro secolo dell'Impero Romano.

58

Vegezio, l. I. c. 1. Al tempo di Cicerone e di Cesare la voce miles non era che per l'infanteria. Nel basso impero e nei secoli della cavalleria significò particolarmente le persone d'armi che combattevano a cavallo.

59

Al tempo di Polibio, di Dionigi d'Alicarnasso l. V cap. 45 la punta di acciaro del Pilo par che sia stata molto più lunga. Nel secolo in cui scriveva Vegezio, fu ridotta ad un piede, o ancora a 9 pollici. Io ho presa la media.

60

Sulle armi dei legionari ved. Giusto Lipsio, de militia romana, lib. III c. 2 e 7.

61

Vedasi il bel paragone di Virgilio, Georg. l. II v. 279.

62

M. Guichard, Memorie militari tom. I c. 4 e nuove Memorie tom. I p. 293, 311, ha trattato questo soggetto da uomo dotto e da uffiziale esperto.

63

Ved. la tattica di Arriano. Questo autore greco, appassionato per le istituzioni patrie, ha voluto piuttosto descrivere la falange a lui nota solo per gli scritti degli antichi, che le legioni da esso comandate.

64

Polib. l. XVII.

65

Vegezio, de re militari, l. II c. 6. La sua positiva testimonianza, che potrebbe ancora essere avvalorata da circostanze evidenti, dovrebbe impor silenzio a quei critici che ricusano alla Legione Imperiale il suo corpo di cavalleria.

66

Ved. Tito Livio quasi in ogni pagina, e segnatamente l. XLII 6.

67

Plinio Stor. nat. XXXIII 2. Il vero senso di questo passo molto curioso è stato trovato e schiarito da M. di Beaufort. Rep. Romaine, l. II 2.

68

Orazio ed Agricola ce ne danno un esempio. Sembra che questo costume fosse un vizio nella disciplina romana. Adriano procurò di rimediarvi, fissando l'età necessaria per esser Tribuno.

69

Vedasi la tattica di Arriano.

70

Tale era in particolare lo stato dei Batavi. Vedi Tacito, Costumi de' Germani, c. 29.

71

Marco Aurelio, dopo aver vinto i Quadi ed i Marcomanni, li obbligò a fornirgli un considerabil corpo di truppe, che subito spedì nella Britannia. Dion. l. LXXI.

72

Tacito, Annal. IV, 5. Coloro i quali parlano di un certo numero di pedoni, e del doppio di cavalli, confondono gli ausiliari degl'Imperatori con gl'Italiani alleati della Repubblica.

73

Vegezio, II 2. Arriano, nella sua descrizione della marcia, e della battaglia contro gli Alani.

74

Il Cav. Folard (nel suo Commentario sopra Polibio, tom. II p. 233, 290) ha trattato delle macchine antiche con molta erudizione e sagacità; le preferisce perfino in molti conti ai cannoni ed ai mortari che noi usiamo. Conviene osservare che appresso i Romani l'uso delle macchine divenne più comune a misura che il valor personale e l'abilità militare sparvero nell'Impero. Quando non fu più possibile trovar uomini, convenne supplire a questa mancanza con macchine di specie diversa. Ved. Vegezio, II 25 ed Arriano.

75

«Universa quae in quoque belli genere


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